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Romania, Cile e Pakistan ridisegnano la mappa dell’energia pulita nei Paesi emergenti

Negli ultimi dieci anni gli investimenti in energia rinnovabile nei mercati emergenti sono passati da 49 a 140 miliardi di dollari. La capacità low-carbon è raddoppiata, ma solo il 18% dei capitali raggiunge i Paesi in via di sviluppo e meno dell’1% quelli a basso reddito.

lunedì 10 novembre 2025
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La geografia della transizione energetica globale sta cambiando. A dieci anni dall’Accordo di Parigi, non sono più soltanto le grandi potenze industriali a guidare la corsa verso un’economia low-carbon: Paesi come Romania, Cile e Pakistan entrano per la prima volta nella top ten dei mercati più attrattivi per gli investimenti in energia pulita, delineando una mappa più dinamica della transizione.

Il nuovo Climatescope 2025 Factbook di BloombergNEF, pubblicato il 3 novembre, analizza l’evoluzione dei sistemi energetici nei Paesi emergenti dal 2015 a oggi, evidenziando una crescita quasi tripla degli investimenti in rinnovabili, che passa da 49 a 140 miliardi di dollari, accompagnata da una forte accelerazione delle politiche per la generazione pulita. Tuttavia, sottolinea il Rapporto, l’equilibrio globale resta fragile: solo il 18% degli investimenti mondiali in energia pulita ha raggiunto i mercati emergenti nell’ultimo decennio, contro il 42% dei Paesi ad alto reddito e il 40% della Cina continentale.

Fig.1 La top ten dei Paesi emergenti

Le nuove capitali dell’energia pulita

Nella classifica 2025 dei mercati più attrattivi per la transizione energetica, l’India conferma la sua posizione di leader per il terzo anno consecutivo, sostenuta da un quadro politico stabile e da aste competitive che hanno portato gli investimenti in energia pulita da 17 a 23 miliardi di dollari in un solo anno. La novità più significativa è l’ascesa della Romania, che conquista la seconda posizione grazie alla nuova strategia nazionale e alle riforme del settore elettrico finanziate dall’Unione europea e dalla Banca europea per gli investimenti. Il Cile torna tra i primi tre mercati grazie ai progressi nella pianificazione della rete, mentre il Pakistan entra per la prima volta nella top five, trainato dal boom del solare.


Fig.2 Gli investimenti in rinnovabili dal 2015 ad oggi

La transizione a due velocità

Dal 2015 a oggi, gli investimenti globali in rinnovabili hanno superato i 4.000 miliardi di dollari, ma meno dell’1% è arrivato ai Paesi a basso reddito. La concentrazione dei capitali rimane elevata: oltre il 60% dei flussi è destinato alle economie medio-alte o avanzate. Le cause principali, sottolinea il Rapporto, sono la volatilità politica, gli alti costi del capitale e i rischi delle valute, che continuano a scoraggiare gli investitori nonostante la riduzione dei costi tecnologici e l’aumento della domanda di energia pulita. Eppure i segnali di cambiamento sono evidenti. In dieci anni la capacità low-carbon nei mercati emergenti è raddoppiata, passando da 0,6 a 1,2 terawatt, su un totale di 2,9 TW. Le tecnologie a basse emissioni hanno fornito un terzo della produzione elettrica nel 2024, rispetto al 28% nel 2015. L’idroelettrico resta la principale fonte pulita (18% della generazione), ma solare ed eolico hanno visto un’espansione rapida: insieme rappresentano oggi l’8,5% dell’energia prodotta, contro appena l’1,6% del 2015.

Fig.3 Meno dell’1% ha raggiunto i Paesi a basso reddito

La rivoluzione silenziosa del solare diffuso

Il fotovoltaico è il principale motore di questa crescita. Nel 2024 ha attratto quasi i tre quarti degli investimenti totali nei mercati emergenti, con una particolare spinta dai sistemi solari di piccola taglia, che rappresentano ormai il 47% del totale contro il 5% di dieci anni fa. Questo boom è stato alimentato da politiche favorevoli alla generazione distribuita (decentralizzata, basata su diverse fonti di piccola scala) e da una maggiore accessibilità tecnologica: la quota di Paesi emergenti con regimi di net metering (scambio sul posto) o altri strumenti di compensazione è salita dal 21% nel 2015 al 73% nel 2025. La crescita delle microinstallazioni ha avuto un impatto diretto sull’accesso all’energia e sullo sviluppo locale, rendendo possibile elettrificare aree rurali e periferiche senza attendere costose infrastrutture centralizzate.


Fig.4 Il boom dell’energia solare

Obiettivi ambiziosi, risultati parziali

Il Climatescope mostra anche una rapida crescita delle strategie nazionali: la quota di Paesi emergenti con obiettivi di energia rinnovabile è salita dal 55% nel 2015 al 96% nel 2025. Tuttavia, molti di questi target non sono ancora giuridicamente vincolanti, e la loro attuazione resta incerta. Sofia Maia, responsabile della ricerca sulle transizioni nazionali di BloombergNEF, ha dichiarato: “I progressi sono innegabili, ma gli squilibri restano. L’espansione delle rinnovabili nei mercati emergenti dipenderà dalla capacità di costruire ambienti di mercato stabili e di ridurre il costo del capitale”. La transizione energetica, conclude il Rapporto, non è più solo una questione di innovazione tecnologica, ma di finanza e governance. La direzione futura si giocherà sulla capacità di attrarre investimenti nei contesti più fragili, dove la domanda di energia pulita cresce più rapidamente.

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