Ombre e luci alla fine dell'anno
L’ultimo post del 2023 si concentra sul futuro della Germania, sul confronto nella coalizione di governo, sull’analisi della Cop 28. E i segnali incoraggianti che vengono dal Piano d'azione italo-tedesco.
Il 2023 si sta concludendo rapidamente e con sentimenti contrastanti. Le ultime settimane sono state piuttosto tranquille in questo forum, mentre siamo stati in missione per il dialogo italo-tedesco sullo sviluppo sostenibile: dopo la conferenza annuale del Consiglio tedesco per lo sviluppo sostenibile, abbiamo partecipato alla conferenza annuale della Stiftung Klimawirtschaft (l’alleanza di Ceo tedeschi per clima e economia) e alla conferenza per il 16° Premio tedesco per la sostenibilità. Ognuno di questi eventi è stato stimolante e incoraggiante, nonostante la preoccupazione latente tra relatori e partecipanti di fronte alle grandi sfide e agli enormi problemi che attualmente affliggono l'economia e la società tedesche. L'impegno pubblico e manifesto di così tanti attori della politica, dell'economia e della società per la protezione del clima e la sostenibilità, per la svolta socio-ecologica, per l'abbandono delle tecnologie dannose e per l'espansione delle energie rinnovabili, unito a iniziative e misure concrete per il cambiamento e il rinnovamento di processi e prodotti obsoleti, a innovazioni promettenti e a un grande impegno individuale, deve consentirci, malgrado tutto, di continuare a guardare al futuro con fiducia, fedeli al famoso monito di Brecht: "Chi combatte può perdere. Chi non combatte, ha già perso!"
In effetti, il nostro presente dominato da catastrofi richiede una grande dose di coraggio e perseveranza: guerre e crisi si moltiplicano, mentre le conseguenze del cambiamento climatico si vedono e si fanno sentire ovunque. Ricercatori di tutto il mondo sono concordi: se il riscaldamento globale continuerà oltre il limite dei 2°C, presto si raggiungeranno irrevocabilmente numerosi tipping points, con conseguenze che oggi sono a malapena prevedibili. Il noto Potsdam institute for climate impact research ha pubblicato una mappa informativa sull'argomento e avverte: "Anche il superamento di singoli punti di non ritorno ha impatti ambientali di vasta portata e mette a rischio la sopravvivenza di molte persone. C'è anche il rischio che i processi di retroazione causino il superamento di altri punti critici nel sistema terrestre, innescando una reazione a catena simile a quella del domino".
I fatti parlano da soli, eppure molti dei responsabili della politica, dell'economia e della società si rifiutano tuttora di riconoscere e cambiare rotta. La scorsa settimana, il 13 dicembre 2023, si è conclusa a Dubai la Cop28, ancora una volta senza un vero e proprio successo, anche se il testo finale chiede una transizione globale fuori da combustibili fossili. Si tratta indubbiamente di un passo nella giusta direzione, ma alla fine è stato concordato solo un phase down, non un phase out.
Gli attivisti sono di conseguenza critici. Il nostro partner Germanwatch ha seguito la conferenza in situ e Christoph Bals, portavoce politico dell’organizzazione, ha espresso sì un apprezzamento per il forte segnale al mondo: "Per la prima volta, una conferenza mondiale sul clima chiede a tutti i Paesi di organizzare la transizione dal carbone, dal petrolio e dal gas". Ma allo stesso tempo ha avvertito: "Questa decisione sarà storica solo se nei prossimi anni si realizzerà effettivamente una massiccia rimozione di carbone, petrolio e gas a livello globale".
La sezione tedesca del movimento Fridays for Future è altrettanto cauta: "La dichiarazione finale della Cop 28 stabilisce un importante percorso di allontanamento dai combustibili fossili. Tuttavia, per ottemperare all'Accordo di Parigi è necessaria un'eliminazione decisiva dei combustibili fossili - limitarsi a riconoscere la giusta direzione è assolutamente inadeguato e non riconosce la realtà e l'urgenza della crisi climatica".
Claudia Kemfert, capo del Dipartimento Energia, Trasporti e Ambiente del Diw di Berlino, recentemente intervistata in questo forum, è inequivocabile nel suo giudizio: "La conferenza sul clima Cop28 è stata un puro greenwashing. (…) Non si tratta di un ‘pacchetto storico’, come sostiene il presidente della conferenza, né in senso positivo né in senso negativo. ‘Allontanare’ invece di ‘eliminare gradualmente i combustibili fossili’: questo è il consenso minimo della comunità internazionale che apparentemente può essere raggiunto. (...) Le ghirlande di parole scelte lasciano aperte troppe scappatoie, troppe porte secondarie, affinché i combustibili fossili possano continuare a essere utilizzati. Sebbene l'accordo sia meno carente di quanto fosse la bozza di risoluzione iniziale, è ancora insufficiente per raggiungere gli obiettivi climatici urgentemente necessari".
Si potrebbero citare altre dichiarazioni, ma nelle ultime settimane il discorso pubblico in Germania si è incentrato ancora di più e principalmente sulla situazione estremamente critica della politica interna e finanziaria. Nella sua sentenza del 15 novembre 2023, la Corte costituzionale federale accoglieva un reclamo del gruppo parlamentare Cdu/Csu, stabilendo che il trasferimento di risorse finanziarie (60 miliardi di euro) prese a debito nel 2021 durante il Covid per rimediare alle emergenze al "Fondo per il clima e la trasformazione" creato nella primavera/estate del 2022 fosse incostituzionale. Nell’immediato, è emersa la necessità di adeguare il bilancio federale 2024, compreso il piano economico del Fondo per il clima e la trasformazione, di quasi 30 miliardi di euro. Sarà necessario effettuare drastici risparmi e tagli in tutti i settori, non da ultimo nel già citato Fondo per il clima e la trasformazione, che è il perno cardine della politica di riforma e rinnovamento economico-ecologica del governo federale e allo stesso tempo il collante che tiene legati i diversi partner della coalizione. Attingendo a questo fondo, ciascuno dei tre partiti era in grado di portare avanti le questioni per loro importanti e di finanziare le misure corrispondenti.
La sentenza ha scosso gravemente tutti i piani della coalizione e la già fragile tregua. Da allora, l'atmosfera è stata estremamente nervosa e tesa. Dopo tre settimane di intensi dibattiti e negoziati, la scorsa settimana, in concomitanza con la conclusione della Cop28, si è arrivati a una soluzione, che oggi, mercoledì 20, si è presentata al gabinetto federale in dettaglio. I risparmi necessari saranno ottenuti attraverso una riduzione di sussidi e sovvenzioni, come l'abolizione del trattamento preferenziale nella tassa sui veicoli a motore per la silvicoltura e l'agricoltura e per il gasolio agricolo (lunedì migliaia di agricoltori arrabbiati si sono recati a Berlino per protestare), l'adeguamento della tassa sul traffico aereo e la generazione di entrate aggiuntive dalla tassa sulla plastica. Si cerca di evitare tagli al sociale, anche il sostegno all'Ucraina non è in discussione, mentre le spese per l'impegno internazionale saranno ridotte di un totale di 800 milioni di euro. E purtroppo anche il budget del ministero federale dell'Istruzione e della Ricerca subisce tagli di 200 milioni di euro. Questo è davvero doloroso, perché l'istruzione è la pietra angolare e la base per la pace, lo sviluppo futuro e la prosperità di un Paese.
Tuttavia, la tanto discussa regola del “freno al debito”, instaurata dopo la grande crisi finanziaria del 2008 e sancita dalla Costituzione tedesca, rimarrà in vigore - benché i capi economisti dei principali istituti di ricerca concordino sulla necessità di riformarlo. Basta citare Marcel Fratzscher, presidente del Diw: "Il freno al debito non è più adatto allo scopo perché priva i politici del margine di manovra necessario per combattere le crisi e investire nel futuro. Ora è più urgente che mai che il governo tedesco lanci un'offensiva per gli investimenti futuri: nell'istruzione, nella protezione del clima, nell'innovazione e nelle infrastrutture". E così la discussione sui soldi continua. È stancante in un momento in cui l'unità e la compattezza sono così urgentemente necessarie!
Ma c'è un raggio di speranza alla fine di quest'anno, almeno per il dialogo italo-tedesco per lo sviluppo sostenibile: con la firma del Piano d'azione italo-tedesco, preparato da tempo, il 22 novembre a Berlino, Germania e l'Italia confermano e rafforzano le loro relazioni basate sul partenariato, entrambi i Paesi si dichiarano impegnati a intensificare ulteriormente la loro cooperazione in settori politici chiave: tecnologia, economia e coesione sociale, partenariati globali ed Europa, relazioni sociali e culturali, nonché nell'ambito della protezione del clima e dello sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda la Germania, come si è visto prima, il bilancio federale prevede tagli significativi anche negli Affari internazionali ed esteri, nonostante sia auspicabile che programmi, progetti e iniziative previsti vengano promossi e attuati. Chiudo quindi nella speranza e con questo augurio per il 2024 e per il futuro, che il chiaro impegno dei nostri governi a intensificare il partenariato e la cooperazione ispiri e incoraggi tutti noi che siamo impegnati in questo campo: l’Italia e la Germania vogliono lavorare insieme per un'Europa più capace di agire, più resiliente, più forte e più verde.
Con queste premesse: buon Natale e buon inizio di un felice 2024.
Immagine di copertina: © Deutscher Bundestag/Thomas Trutschel/ photothek