Onde di shock: ultime possibilità per un'energia sicura e per la pace
Colloquio con Claudia Kemfert, professoressa all'Istituto tedesco di ricerca economica: Italia e Germania dovrebbero promuovere partenariati energetici congiunti con i Paesi africani.
Oggi continuiamo la nostra serie di interviste con personalità del settore della sostenibilità in Germania e siamo lieti di presentarvi la professoressa Claudia Kemfert. È una scienziata leader in Germania per l'economia dell'energia e del clima, con un profilo e una carriera impressionanti (con soggiorni di ricerca anche in Italia). Dal 2004 dirige il Dipartimento Energia, Trasporti, Ambiente del rinomato Istituto tedesco per la ricerca economica (Diw). È inoltre impegnata a livello nazionale e internazionale in numerosi comitati e commissioni e promuove i suoi temi e le sue teorie in pubblico con dichiarazioni e pubblicazioni. Questa primavera è stato pubblicato un nuovo suo libro: "Schockwellen - Letzte Chance für sichere Energien und Frieden" (Onde di shock - ultime possibilità per un'energia sicura e per la pace), che vogliamo approfondire in questo blog, perché purtroppo nuove "onde di shock" si abbattono costantemente su di noi.
Innanzitutto ho chiesto alla professoressa Kemfert se e quando questo sviluppo minaccioso avrà fine o se dovremo adattarci all'alto mare per un periodo di tempo indeterminato.
“In effetti, un'onda di shock segue l'altra, sempre di più e più spesso. Già oggi sperimentiamo in modo evidente gli effetti estremi del cambiamento climatico: caldo, siccità, incendi boschivi, alternati ad altre condizioni meteorologiche estreme, inondazioni, uragani, tsunami. Alcune regioni stanno diventando inabitabili, mentre ogni giorno muoiono delle specie. Eppure siamo solo all'inizio della crisi climatica. Molto presto verranno superati i tipping points, i punti critici che aggraveranno in modo irreversibile e incontrollabile la crisi climatica. Quella onda di shock deve ancora arrivare.
Sono scandalizzata dal fatto che, nonostante tutte le crisi evidenti, ci siano ancora voci che mettono in dubbio il cambiamento climatico provocato dall'uomo e che si dibattano i pro e i contro della trasformazione ecologica. Tali affermazioni e campagne contraddicono tutta la scienza e danneggiano la nostra democrazia. Nel mio libro, descrivo questi cicli infiniti di disinformazione, soprattutto riguardo la Germania, ma anche in relazione ad altri Paesi, nonché le ricorrenti decisioni sbagliate degli ultimi 20 anni che ci hanno portato alle crisi odierne. Possiamo e dobbiamo imparare da tutto questo! Perché c’è ancora tempo di cambiare rotta. Non è ancora troppo tardi. Abbiamo ancora la possibilità di avere energia sicura e pace”.
Lei sostiene da tempo che occorrono cittadini e consumatori più attenti al clima, ma critica anche le mancanze della politica. Qual è il nocciolo del problema? L'attuale governo tedesco ha iniziato il suo mandato nel 2021 con un programma molto ambizioso, ma poco dopo, con l’inizio della guerra in Ucraina, si è ritrovato in una situazione completamente diversa a causa degli eventi politici globali. Ciò rappresenta senz’altro una sfida enorme, ma anche un'opportunità per guidare il cambiamento in modo molto più rapido e radicale. Si è sfruttato l'opportunità per impostare la giusta rotta?
“La Germania ha smesso da tempo di essere un pioniere della protezione del clima. Abbiamo fallito in tre modi: in primo luogo, ci siamo aggrappati troppo a lungo a modelli di business basati sulle fonti fossili. Secondo, abbiamo costruito una malsana dipendenza dalla Russia. Il terzo problema è che abbiamo calpestato la nostra precedente forza pionieristica nelle energie rinnovabili, nello stoccaggio e nella mobilità sostenibile. Senza questi errori, oggi potremmo essere molto più avanti. E ora li ripetiamo: stiamo costruendo capacità di gas liquido sovradimensionate, persistiamo con una politica dei trasporti completamente obsoleta. E siamo in forte ritardo rispetto agli altri Paesi nella transizione del settore del riscaldamento. Non riusciamo a raggiungere gli obiettivi climatici in nessun settore, come dimostra il rapporto di proiezione del governo tedesco. Ma invece di darci una mossa, ci limitiamo a cambiare la legge sul clima. Questo è imbarazzante. E fatale”.
Nel libro, lei assume una posizione dura nei confronti del Cancelliere tedesco in carica. Per il nostro pubblico italiano ricordiamo che Scholz nel precedente governo di Angela Merkel era il suo vice-cancelliere. Lei sostiene che la Germania avrebbe dovuto dire addio al gas e al petrolio di Putin da tempo. Sarebbe stato possibile?
“Certo che sarebbe stato possibile! Il nostro istituto, così come altri, lo ha dimostrato con calcoli e modelli dettagliati subito dopo l’inizio della guerra. Alla fine, è avvenuto esattamente ciò che è stato ipotizzato e, nonostante i numerosi appelli al panico, abbiamo superato l'inverno senza problemi. Come previsto, siamo riusciti a ottenere senza problemi più gas dalla Norvegia e dai Paesi Bassi e più gas liquido dal Qatar, benché rischioso dal punto di vista geopolitico, dagli Stati Uniti e dal Nord Africa, riempiendo così gli impianti di stoccaggio e, soprattutto, risparmiando gas. Ci stiamo approvvigionando di più petrolio dagli Stati Uniti e dal Kazakistan e in futuro di più dal Nord Africa e dalla regione araba. Questo era il piano.
Quest'ultimo, in particolare, oggi è a rischio. L'attuale crisi in Medio Oriente avrà i suoi effetti anche in relazione alla transizione energetica. La scorsa estate Israele ha stipulato un accordo con l'Egitto per la fornitura di gas all'Europa. Secondo le stime, Israele dispone di riserve di gas per almeno mille miliardi di metri cubi e potrebbe teoricamente coprire da solo il fabbisogno di gas dell'Europa per circa due anni. Nel 2020, l'Egitto ha fondato l’"East Mediterranean Gas Forum" con Grecia, Cipro, Giordania, Italia e Israele. L'obiettivo è di promuovere congiuntamente la produzione di gas e organizzare le esportazioni. Tutto ciò è ormai superato. Doveva essere un progetto di pace, ma come si vede ora, si è verificato il contrario. La risposta europea deve quindi essere quella di abbandonare al più presto le energie fossili. La transizione energetica deve essere portata avanti per renderci indipendenti da essi il più rapidamente possibile. Dopo tutto, le energie rinnovabili non solo sono più economiche, ma rafforzano anche la democrazia e la libertà. La transizione energetica è il miglior progetto di pace che abbiamo a livello mondiale”.
La transizione ecologica, infatti, va ben oltre la riorganizzazione del settore energetico e richiede un cambiamento sociale e politico globale. Come possiamo portare avanti questo processo e come sarà il suo mondo ideale nel 2030, o meglio nel 2050?
“Ciascuno e tutti possono diventare attivi, in molti modi diversi. Politicamente, tecnicamente, nella comunicazione, a livello finanziario o attraverso la creazione di network. Le possibilità sono innumerevoli e molte iniziative locali esistono già. Le ho descritte nel mio libro "Mondays for Future". In particolare, al momento abbiamo bisogno di molti altri autentici "MacGyver della transizione energetica" che attuino la transizione energetica dal basso con coraggio, slancio e soluzioni innovative. Prendiamo ad esempio la comunità di Feldheim, nel Brandeburgo. Da molti anni produce il 100% dell'energia di cui ha bisogno esclusivamente da fonti rinnovabili. Non ci sono prezzi elevati per il gas o l'elettricità. Tutti aiutano e tutti guadagnano. Questo funzionerebbe ovunque!
Abbiamo bisogno di azioni invece di solo parole! Tiratevi su le maniche della camicia e datevi da fare. La politica deve creare condizioni quadro che garantiscano investimenti in soluzioni rinnovabili e prive di emissioni. Ogni azienda (anche quelle ad alta intensità energetica) può risparmiare energia o utilizzare energie rinnovabili. Chiunque costruisca o possieda una casa non dovrebbe più investire in sistemi di riscaldamento alimentati da combustibili fossili, ma piuttosto in un consistente risparmio energetico e nell'energia solare.
Anche la mobilità senza emissioni è fattibile per tutti: il trasporto ferroviario, i veicoli elettrici e le biciclette non devono essere inventati. C'è già tutto. Dobbiamo solo attivarci. E dobbiamo offrire un sostegno finanziario alle persone prive di beni e con un reddito basso per consentire anche loro di effettuare il passaggio. Ci sono abbastanza risorse finanziarie. La soluzione si chiama tassa sui profitti in eccesso: le aziende produttrici di combustibili fossili stanno attualmente accumulando enormi profitti in eccesso. Dobbiamo evitare che il dibattito sul clima porti a un'ulteriore polarizzazione politica e sociale. La protezione del clima non deve essere vista come un bene di lusso esclusivo per i ricchi. Per decenni è stato promesso alla gente il benessere grazie ai combustibili fossili a basso costo, ed ora stiamo pagando i costi dei danni all'ambiente e alla salute. Purtroppo, soprattutto le forze populiste stanno capitalizzando l'incertezza sociale che ne deriva, presentando soluzioni che sembrano convenienti come un grido di salvezza con risposte semplici. Dobbiamo dimostrare unità contro queste tendenze. Dobbiamo proteggere il clima, ma anche la democrazia e la pace sociale”.
Come vede il ruolo e il contributo dell'Italia allo sviluppo e allo scambio con il Sud globale in termini di partnership energetiche? Come possono Germania e Italia collaborare più strettamente per la protezione del clima e la trasformazione ecologica?
“La Germania e l'Italia devono e possono promuovere congiuntamente l'espansione delle energie rinnovabili. In questo senso, sarebbe altamente auspicabile anche la creazione di partenariati energetici congiunti con i Paesi africani. Tuttavia, questi dovrebbero concentrarsi principalmente sulle energie rinnovabili e non sull'estensione dei modelli di business dei combustibili fossili. È importante che i gasdotti per l'idrogeno siano già pianificati oggi, come sta facendo l'Italia in cooperazione con l'Algeria. Tuttavia, si stanno ancora costruendo gasdotti per il gas naturale fossile, che non ridurranno le emissioni ma le aumenteranno. La Germania sta commettendo errori simili con la costruzione di terminali di gas naturale liquefatto sovradimensionati. Le cooperazioni per la futura produzione e trasporto di idrogeno dovrebbero concentrarsi esclusivamente sull'idrogeno verde, perché solo questo è veramente privo di emissioni. Infine, Italia e Germania potrebbero sostenere l'abbandono graduale dell'energia nucleare in Europa e l'introduzione di un approvvigionamento completo da energie rinnovabili”.
Cara professoressa Kemfert, spero che questo appello venga ascoltato anche nelle imminenti consultazioni intergovernative tra Germania e Italia e che venga preso in considerazione nel previsto piano d'azione italo-tedesco. Seguiremo e riferiremo in merito. Nel frattempo, la ringraziamo per l'intervista.
Fonte dell'immagine di copertina: 2022 berlin © oliver betke