Cop 27: le reazioni di governo e società civile tedesca ai risultati della Conferenza
"Importante passo avanti" con il fondo di compensazione per i danni climatici, ma la Conferenza delude. Scarso impegno per ridurre le emissioni e riallineare i flussi finanziari globali. Inascoltate le voci di scienziati e giovani.
di Karoline Rörig
La Grande Sfinge di Giza emerge dalle sabbie del deserto egiziano da oltre quattro millenni. Ha visto avvicendarsi molti imperi. Ora sta osservando noi e un cambiamento trasversale, dannoso, di una complessità senza precedenti. Ma la sua saggezza è avvolta nel silenzio, immutata.
Lo scorso fine settimana si è conclusa la Conferenza mondiale sul clima in Egitto. I negoziati e la dichiarazione finale concordata alla Cop 27 sono stati ampiamente seguiti e commentati dai media internazionali, anche in Italia e sulle pagine di ASviS e FUTURAnetwork. Le aspettative non erano molto alte per la maggior parte dei partecipanti e degli osservatori, considerando le esperienze delle passate conferenze sul clima e i loro risultati piuttosto modesti, ma come dice il proverbio: "La speranza è l'ultima a morire" e quindi ora, dopo questa ulteriore tornata, che non ispira molta fiducia, si sta diffondendo la delusione, nel peggiore dei casi la rassegnazione.
Ma la comunità globale non può e non deve lasciarsi abbattere: il Segretario Generale dell'Onu António Guterres lo ha detto più che chiaramente nelle sue critiche: "Il nostro pianeta è al pronto soccorso" ha dichiarato, descrivendo la drammaticità della situazione. "Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni e questo è ciò che la conferenza sul clima non ha affrontato". Ci sono molte voci e valutazioni simili in tutto il mondo, ed è anche l'opinione della Germania: si tratta di un'altra occasione mancata. Di seguito, vogliamo riprodurre alcune delle reazioni e dei commenti, presentando in questo modo alcuni attori di riferimento del movimento tedesco per la protezione del clima e dell'ambiente.
Cominciamo con le dichiarazioni ufficiali del governo tedesco. In apertura della conferenza, il Cancelliere Olaf Scholz aveva di nuovo promosso la sua idea di un club globale del clima, che aveva precedentemente presentato al G7 tedesco, una sorta di accordo commerciale che dovrebbe impedire la delocalizzazione delle industrie in caso di innalzamento degli standard climatici in alcuni Paesi.
Successivamente, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha preso la guida della delegazione tedesca e si è recata sul posto per gli ultimi e decisivi giorni della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il suo bilancio è misto. Si è espressa positivamente sulla decisione di creare un fondo per compensare i danni legati al clima. Con ciò, la conferenza avrebbe aperto "un nuovo capitolo nella politica climatica". Tuttavia, ha espresso la sua frustrazione per l'ostruzionismo di alcuni grandi emettitori e dei Paesi produttori di petrolio, i quali impediscono di compiere i passi necessari per ridurre le emissioni ed eliminare gradualmente i combustibili fossili. Il mondo sta perdendo "tempo prezioso".
Altrettanto delusi sono rimasti i suoi colleghi, la ministra dell'Ambiente Steffi Lemke e il ministro dell'Economia e della protezione del clima Robert Habeck, che ha fatto appello a una spinta più forte e congiunta per abbandonare carbone, petrolio e gas, attraverso una transizione energetica globale sostenibile, socialmente equa e che comprenda la decarbonizzazione dell'industria. La ministra per Cooperazione economica e lo sviluppo Svenja Schulze, come i suoi colleghi, ha apprezzato le opportunità rappresentate dal nuovo fondo per i danni e le perdite climatiche, ma allo stesso tempo ha chiesto di concretizzarlo rapidamente e di non aspettare troppo tempo per fornire gli aiuti, perché "i danni climatici si verificano già oggi". In questo contesto, la ministra per Istruzione e Ricerca Bettina Stark-Watzinger ha sottolineato anche l'importanza della ricerca e dell'innovazione nel campo della protezione del clima: sarebbero necessari ulteriori sforzi per raggiungere l'obiettivo di 1,5 gradi, ed entrambi giocano un ruolo essenziale.
I rappresentanti del mondo scientifico e della ricerca saranno probabilmente d'accordo con questo. Il direttore del rinomato Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung, Johan Rockström, ad esempio, ha criticato nel suo commento il fatto che la scienza è poco ascoltata nei negoziati delle conferenze sul clima. Molti diplomatici non sarebbero consapevoli dell'entità degli impatti climatici previsti. I responsabili e decisori avrebbero bisogno di più scienza al tavolo dei negoziati, ha detto Rockström, e ha chiesto di riformare l'intero processo della conferenza sul clima per ottenere risultati più sostanziali nei negoziati.
La Federazione delle industrie tedesche (Bdi) ha espresso opinioni simili a nome della comunità imprenditoriale. Ha criticato il fatto che non siano stati compiuti progressi significativi rispetto alla conferenza precedente. La comunità internazionale dovrebbe apportare miglioramenti prima della prossima conferenza del 2023, e sarebbe importante e auspicabile un maggior coinvolgimento della comunità imprenditoriale nel processo internazionale sul clima, ribadendo: "Le imprese costituiscono una parte importante della soluzione”.
Sebbene con prospettive e motivazioni diverse, anche i rappresentanti delle principali organizzazioni ambientaliste e di protezione del clima sono probabilmente d'accordo: dal loro punto di vista, le industrie e le aziende ad alta intensità di emissioni di CO₂ sono, dopo tutto, tra i responsabili della crisi climatica.
Lo storico Naturschutzbund Deutschland (Nabu), Unione tedesca per la conservazione della natura e della biodiversità, ha riassunto con rammarico la Cop27: "Gli Stati non hanno potuto e non hanno voluto accordarsi su un percorso di uscita dai combustibili fossili che sia resiliente e vincolante". Anche la Germania si sarebbe presentata come un cattivo esempio con la sua attuale corsa all'acquisto di gas. L'accordo sul finanziamento dei danni e delle perdite sarebbe comunque un grande passo avanti, ha dichiarato il presidente del Nabu Jörg-Andreas Krüger: "Tuttavia, senza guadagnare spazio".
Anche il direttore esecutivo di Greenpeace Germania, Martin Kaiser, ha accolto con favore il fatto che sia stato finalmente adottato un fondo di compensazione in risposta ai danni e alle perdite derivanti dalla crisi climatica, ma allo stesso tempo ha avvertito: "Ora gli inquinatori della crisi climatica devono assumersi le proprie responsabilità e riempire adeguatamente il nuovo piatto degli aiuti".
I rappresentanti di Germanwatch e.V. sono concordi: il direttore politico Christoph Bals ha definito l'accordo sul fondo di compensazione un importante passo avanti e ha elogiato il governo tedesco, che avrebbe contribuito in modo significativo a questo risultato. David Ryfisch, responsabile del team per le politiche climatiche internazionali, ha notato che molte questioni difficili sono state rimandate al prossimo anno: "Ci sarà una sorta di salvadanaio - ma non sappiamo che aspetto avrà, chi lo riempirà e chi sarà autorizzato a svuotarlo". A suo avviso, è necessario anche un riallineamento dei flussi finanziari globali, senza il quale non sarà possibile rispettare il limite di 1,5 gradi. Il governo tedesco dovrebbe lavorare per una riforma delle banche centrali, del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, per un sistema finanziario sostenibile.
L'attivista per il clima Luisa Neubauer, una delle principali militanti dei Fridays for Future tedeschi, ha fatto un resoconto distruttivo. La speranza che la "realtà nella sua violenza" potesse spingere la conferenza sul clima di prendere misure drastiche sarebbe stata delusa, e un'altra possibilità sarebbe andata persa. La svolta sui pagamenti compensativi per i danni climatici sarebbe "un successo molto urgente" per un minimo di giustizia. Allo stesso tempo, giudica cinico aiutare i Paesi con danni e perdite da un lato, e dall'altro adottare misure e prendere decisioni che portano a questi disastri. Questo farebbe pensare a un "universo parallelo".
In realtà, solo poche migliaia di giovani erano tra i circa 45mila partecipanti alla conferenza di due settimane (le cifre esatte non sono ancora disponibili). La partecipazione è stata difficile per questa generazione, in quanto i permessi di accesso sono stati concessi alle delegazioni nazionali, alle Ong accreditate e alle aziende ben collegate. I costi elevati di viaggio, alloggio e vitto hanno rappresentato ostacoli enormi per i giovani. Ma le loro voci e le loro preoccupazioni devono essere ascoltate e prese sul serio, perché il futuro appartiene a loro.