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Troppo lento l’abbandono del petrolio

Secondo McKinsey i livelli di produzione torneranno alla situazione pre-Covid tra i due e i quattro anni. Un ritmo non compatibile con la riduzione di emissioni per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi.

di Luca De Biase

 

L’andamento della produzione di petrolio è pur sempre un ottimo indicatore delle emissioni di CO2. E le previsioni sono sconfortanti. La crisi del 2020 ha determinato una diminuzione della domanda significativa. Il 2020 è terminato con una produzione di nove milioni di barili in meno al giorno rispetto al 2019 e gennaio 2021 è restato a un livello di sei milioni di barili in meno al giorno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. I prezzi si sono adeguati velocemente: anche se l’eccesso produzione di aprile 2020 ha portato a una caduta vertiginosa, l’Opec è riuscita a riprendere il controllo del mercato e a riportare il prezzo attorno ai 50 dollari al barile prima della fine dell’anno. Secondo McKinsey questo controllo dei livelli di produzione e dei prezzi da parte dell’Opec continuerà anche per i prossimi anni. I livelli di produzione torneranno alla situazione pre-Covid in due-quattro anni, il prezzo resterà ai livelli attuali per tutto il prossimo lustro, con una tensione verso i 55 dollari al barile solo nel caso che la ripresa della domanda mondiale si dimostri particolarmente accelerata. Nel caso che il controllo dell’Opec continui anche in seguito, il prezzo vicino ai 50 dollari giustificherà una produzione di 10/11 milioni di barili al giorno di “shale oil” di produzione americana e 11/13 milioni di barili al giorno da nuovi giacimenti offshore.

In ogni caso, secondo McKinsey, la domanda mondiale di petrolio prevista fino al 2040 è compatibile con nuove produzioni di 23 milioni di barili al giorno per sostituzione dei giacimenti esauriti. E anche nel 2040 continueranno le attività di esplorazione. Tutto questo non è compatibile con la riduzione di emissioni necessaria per contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi. Per come vanno le cose, il picco delle emissioni da combustibili fossili potrebbe anche arrivare tra il 2023 e il 2025. Ma la traiettoria di diminuzione è troppo lenta per l’obiettivo del contenimento entro 1,5 gradi di aumento. Verso il 2035 la metà della produzione di energia arriverà da fonti rinnovabili. Significa che comunque l’altra metà sarà ancora dannosa per l’ambiente. Secondo McKinsey, lo scenario nel quale non si cambia decisamente traiettoria porta a un aumento della temperatura di 3,5 gradi. Si tratta di un aumento considerato particolarmente pericoloso. 

di Luca De Biase, giornalista

giovedì 4 marzo 2021