Eea: l’Ue deve essere pronta ad affrontare i megatrend del futuro
La green economy puà sostenere la transizione verso la sostenibilità e generare effetti a cascata.
di Flavio Natale
“La politica dell'Ue riconosce che il raggiungimento della sostenibilità a lungo termine richiederà una trasformazione fondamentale dei principali sistemi socioeconomici, alimentari, energetici e infrastrutturali”. Il rapporto “The sustainability transition in Europe in an age of demographic and technological change”, pubblicato il 24 giugno dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), analizza il ruolo che la green economy riveste nell’ambito della transizione verso la sostenibilità, prendendo in considerazione due fattori chiave (transizioni demografiche e sviluppo tecnologico) che influenzano significativamente questo campo, andando a stressare i sistemi di produzione e consumo, il settore fiscale, finanziario e ambientale.
“La comprensione di queste dinamiche costituisce un pilastro chiave del nuovo Green Deal europeo” si legge nel documento, “nonché il corpo crescente di obiettivi, strategie e strumenti complementari, tra cui l’Energy Union, la New industrial strategy for Europe, la just transition e la proposta per una legge europea sul clima”. In diversi modi, tutti questi strumenti mirano a consentire alla società di soddisfare le sue esigenze materiali e socioeconomiche, proteggendo e migliorando l'ambiente. Tuttavia, i sistemi finanziari e fiscali europei dovranno affrontare mutamenti significativi nei prossimi decenni – a seguito della trasformazione dei sistemi di produzione-consumo e di macro-processi, come i megatrend demografici e tecnologici – per i quali devono farsi trovare preparati.
Il Rapporto (scritto tra dicembre 2019 e gennaio 2020, dunque antecedente alle misure europee per il Covid-19) mostra che l'invecchiamento della popolazione influirà significativamente sull'ambiente, portando a un mutamento nel livello e nella struttura dei consumi: ad esempio, una popolazione anziana dovrebbe usufruire maggiormente dei servizi domestici ma meno dei servizi relativi ai trasporti, con conseguenti cambiamenti nel fabbisogno di energia, e nelle emissioni. Si prevede inoltre che l'invecchiamento della popolazione (e un eventuale declino, previsto per la metà di questo secolo) determinerà una riduzione generale dei livelli di consumo, con effettivi positivi sull’ambiente. Questo trend potrà anche produrre, però, effetti ambientali incerti attraverso canali indiretti: ad esempio, l'invecchiamento demografico (con le conseguenze sul mercato del lavoro) potrà avere implicazioni per la borsa pubblica e privata, che a sua volta può influenzare le strategie e ostacolare gli investimenti.
La tecnologia può, allo stesso tempo, sostenere la crescita economica in una società che invecchia, fornendo la capacità di produzione in sostituzione di una forza lavoro in calo. Tuttavia, gli aumenti di produttività basati sulla tecnologia possono anche esacerbare la sostituzione del lavoro, aumentando la pressione sui bilanci pubblici attraverso una base fiscale in diminuzione: automi, robot e dispositivi basati sull'intelligenza artificiale non sono infatti attualmente tassati allo stesso modo del lavoro (come controparte fiscale vengono tassati gli utili societari). “Si prevedono comunque significativi miglioramenti nell'efficienza delle risorse e nella decarbonizzazione economica grazie alle innovazioni tecnologiche, in combinazione con quelle organizzative e sociali”.
Gli effetti della transizione tecnologica possono dunque essere ambigui, non essendo questa “guidata principalmente da obiettivi di sostenibilità”. Ad esempio, stime recenti suggeriscono che tecnologie come la blockchain, le auto a guida autonoma e le piattaforme di condivisione potrebbero richiedere grandi quantità di energia aggiuntiva, o avere effetti incerti sulla domanda di risorse. Il ritmo di sviluppo e diffusione della tecnologia verde in Europa è inoltre più lento di quanto sarebbe necessario per soddisfare una transizione sostenibile, e gli investimenti nell'ecoinnovazione non sono sufficientemente ricompensati dai mercati e/o sostenuti da strumenti politici.
C’è anche da considerare che, attualmente, le risorse allocate per l’ambiente rappresentano solo una piccola parte della spesa pubblica nei Paesi dell'Unione europea, e non sono aumentate significativamente nell'ultimo decennio. “Le spese connesse al clima nel prossimo quadro finanziario pluriennale dell'Ue per il 2021-2027, sebbene significative, non saranno sufficienti da sole”. La tassazione ambientale e strumenti simili sono dunque necessari per determinare una duratura efficienza delle risorse, una decarbonizzazione strutturata e un’economia circolare diffusa. “Mentre i governi devono essere più audaci nella formazione degli incentivi e dei meccanismi per stimolare la transizione, il settore privato dovrà assumere un ruolo chiave nel raggiungimento della quantità di investimenti richiesta”.
Un numero crescente di aziende sta infatti adottando strategie di sostenibilità non solo per prevenire costi e rischi normativi, ma anche per la percezione condivisa di nuove opportunità di mercato e ritorni economici, indotti dall'allineamento complessivo della società verso la sostenibilità. Basti pensare che anche il settore finanziario ha improntato le sue scelte sulla base dei finanziamenti "verdi" o "sostenibili", decisione che “può essere considerata un passo in avanti verso la transizione sostenibile”. La considerazione dei rischi climatici nelle scelte di finanziamento di banche e autorità di regolamentazione finanziaria può essere interpretata come un ulteriore segnale di cambiamento.
Il raggiungimento di questo equilibrio rappresenta dunque una grande sfida di governance, caratterizzata da compromessi e incertezze. “Il raggiungimento della transizione di sostenibilità richiederà che tutte le aree e tutti i livelli di governo lavorino insieme per consentire l'emergere e la diffusione di nuovi modi di vivere e lavorare”.
di Flavio Natale