Con il giusto mix di politiche, dalla natura 20 milioni di nuovi posti di lavoro
Alla Cop15 lanciato il primo rapporto sulle prospettive occupazionali delle soluzioni basate sulla natura, diventate sempre più cruciali per il raggiungimento degli obiettivi ambientali.
di Antonella Zisa
Negli anni ’70 e ’80 il Costa Rica ha registrato i più alti tassi di deforestazione e nel 1995 solo il 25% della sua superficie era coperta da foreste. Questa quota nel 2015 è raddoppiata toccando il 52,4%, facendo del Costa Rica l’unico Paese tropicale ad aver invertito la deforestazione. Ciò è accaduto perché ha visto nelle risorse naturali un “percorso di sviluppo”, realizzato attraverso un quadro normativo “solido e innovativo”, avviato nel 1996, che incorpora le sfide ambientale e sociale. In breve, i proprietari forestali privati (imprese familiari, piccole e medie aziende, comunità indigene), ricevono un pagamento per i servizi ambientali generati dal loro lavoro di mantenimento della copertura e del ripristino delle foreste, nell’ambito di un programma che riceve finanziamenti dalla riscossione di una tassa in base al principio “chi inquina paga”. Inoltre, sono esenti dalla tassa sulla proprietà. Lungo il ventennio tale meccanismo, con altre iniziative e politiche pubbliche, ha permesso al piccolo Paese centroamericano di raggiungere gli obiettivi ambientali e, al contempo, ha generato reddito e occupazione (manodopera e specializzata), ha sostenuto la conservazione delle fattorie private, migliorando la qualità della vita delle famiglie.
Il Costa Rica è uno dei casi presi in esame nel rapporto "Decent work in Nature-based solutions 2022" (Lavoro dignitoso in soluzioni basate sulla natura), nato dalla collaborazione tra l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep) e l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), lanciato l’8 dicembre alla Cop15 sulla biodiversità. Il Rapporto è il primo di una serie biennale che mira a migliorare la comprensione del ruolo e dell’importanza delle “soluzioni basate sulla natura” (NbS, Nature-based solutions) nella creazione di lavoro dignitoso, definito come “lavoro produttivo equamente retribuito e in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità umana”.
Secondo la definizione contenuta nella risoluzione Unep di marzo 2022, le NbS sono “azioni” per proteggere, conservare, ripristinare, utilizzare e gestire in modo sostenibile gli ecosistemi naturali rivolgendosi, al contempo, alle sfide ambientali, sociali ed economiche in modo efficace e adattativo. Pertanto stanno emergendo come un elemento chiave nel raggiungere gli obiettivi di numerosi accordi globali, in particolare nella lotta al cambiamento climatico.
Tuttavia non c’è stato finora uno “sforzo sistematico” nella misurazione e valutazione del lavoro dignitoso generato dalle NbS, in particolare a beneficio delle persone più povere e vulnerabili, si legge nel Rapporto.
Secondo le stime disponibili, le attività in NbS sono concentrate nelle aree rurali e occupano 75 milioni di persone, di cui il 96% in Asia, nel Pacifico e nei Paesi a reddito medio-basso, ma la maggior parte della spesa in NbS avviene nelle regioni a reddito più alto. Quasi tutto il lavoro nei Paesi a reddito basso e medio-basso si concentra nei settori agricolo e forestale, mentre in quelli a reddito alto la quota maggiore è nei servizi pubblici. Gran parte dell’occupazione è part-time e l’80% di quella a tempo pieno è generata dai programmi di pubblico impiego e dai pagamenti per servizi ecosistemici (Pes), come nel caso del Costa Rica. Inoltre 16 milioni di persone sono impegnate come volontari.
Gli autori dello studio ipotizzano che altri 20 milioni di posti di lavoro potrebbero essere creati, di cui 16 milioni a tempo pieno, se fossero triplicati gli investimenti in NbS entro il 2030, per raggiungere gli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici, biodiversità e ripristino del territorio, come quelli stabiliti nel Rapporto sullo stato delle finanze della natura 2021 delle Nazioni unite, e il 70% della nuova occupazione interesserà il settore agricolo e forestale. Sebbene parziali, le stime chiariscono l'importanza delle NbS per il mondo del lavoro, dichiarano gli autori. Ciò va visto alla luce dell’aumento della disoccupazione globale, secondo le stime 2021 dell’Ilo, e del 40% della forza lavoro mondiale che dipende dai servizi ecosistemici.
La maggiore diffusione delle NbS porterà alla nascita di nuove attività, altre saranno eliminate perché nei settori che dipendono dai combustibili fossili, altre ancora subiranno modifiche per renderle più sostenibili nelle pratiche e nei processi produttivi. Pertanto, dice il Rapporto, occorrono le giuste misure per ridurre gli impatti negativi su lavoratori e imprese attraverso i servizi di collocamento, la formazione per il reimpiego, il pensionamento anticipato, garantire l'accesso alle indennità di disoccupazione nonché ai Programmi di impiego pubblico (Pep) e dal pagamento per i servizi ecosistemici, che offrono una via per gli investimenti. Inoltre è richiesto ai governi nazionali di smettere di sovvenzionare i settori e relative imprese che danneggiano l'ambiente.
Oggi gli strumenti che forniscono un quadro per sfruttare al meglio la natura come “datore di lavoro” sono le linee guida per una transizione giusta dell’Ilo (2015) e lo standard globale dell’Iucn, che descrive le caratteristiche chiave delle NbS, riportate nel grafico.
Gli autori intendono affrontare molte delle problematiche focalizzate in questo primo rapporto nelle successive edizioni.
fonte dell'immagine di copertina: iakov/123rf