Fantasmi nell'algoritmo: perché le AI non possono sostituire i giganti della storia
Un’analisi degli esperimenti condotti dal nostro sito con l’intelligenza artificiale: da Asimov a Marilyn Monroe passando per Garibaldi, cosa ha funzionato (e cosa no) nel dialogo con le grandi personalità del passato.
L’idea di dialogare con una persona morta è antica quanto la vita, quanto la morte, quanto il dialogo. E le intelligenze artificiali, per poco, ci possono far provare questa emozione. Cosa avrebbe detto, in questa situazione, Gesù, o Lao Tzu, o Gandhi? Chiunque si è trovato a cercare ispirazione in personaggi del passato, veri o fittizi.
Con FUTURAnetwork e ChatGPT abbiamo provato a usare l’intelligenza artificiale per creare queste interviste. Purtroppo quello che stiamo scoprendo è che questa modalità non funziona. Vediamo perché.
Quando guardiamo un film, usciamo dal cinema e ci sentiamo come il protagonista, parliamo come il protagonista, vediamo il mondo come il protagonista. Da bambini ci sentivamo eroici, invincibili, identificandoci in Bruce Lee. Adesso i bambini si identificano in Kung Fu Panda con lo stesso risultato. Ma eravamo davvero invincibili? Certo che no. E qui sta il problema, il primo problema. I personaggi storici, i nostri miti, hanno un modo particolare di parlare, di pensare, di agire. Ma quando chiediamo a un’intelligenza artificiale di parlare come questo o quel personaggio, otteniamo una simulazione. Non la cosa vera, ovviamente.
Possiamo parlare con un simulacro di Isaac Asimov, e avrà un modo di dialogare che forse ci ricorderà il grande scrittore. Ma non sarà il grande scrittore. E se gli chiediamo di scrivere un libro, inventarsi una storia, lo farà, ma senza la creatività di Asimov. Possiamo chiedere a un’intelligenza artificiale di cantare come Fabrizio De André. Possiamo fargli scrivere una canzone, come Fabrizio De Andrà, fargliela cantare con la voce irriconoscibilmente simile a quella del cantante genovese. Ma non sarà Fabrizio e la canzone non avrà la stessa genialità.
Intervista a Isaac Asimov sul futuro
Abbiamo ragionato insieme al celebre scrittore sui rischi attuali per l’umanità e sulle nuove Leggi della robotica. Come? Intervistando ChatGPT.
a cura di Pietro Speroni di Fenizio e Maddalena Binda
Certo, non tutte le canzoni di De André sono ugualmente geniali e non tutte le storie di Asimov sono ugualmente affascinanti. E forse siamo solo in anticipo a sperare che un’intelligenza artificiale possa ricreare i giganti della nostra cultura, qui e ora. Magari tra qualche anno (o qualche mese, a questa accelerazione) ci arriveremo. Ma al momento non ci siamo ancora. E alla fine noi volevamo parlare con costoro per la loro genialità, non per un simulacro del loro modo di dialogare.
Allora forse dovremmo invece dialogare, attraverso l’AI, con i maestri spirituali del passato. Con Gandhi, Buddha, Gesù, oppure con persone che hanno guidato altre persone. Abbiamo provato a parlare con Martin Luther King, per esempio. Poi con Garibaldi. Con Marilyn Monroe. E qui abbiamo incontrato il nostro successivo limite: tutte queste persone avevano valori molto simili tra di loro. I valori moderni, occidentali, progressisti. Insomma erano tutte espressioni del politicamente corretto.
Forse il problema sono stati i personaggi che abbiamo scelto. Avessimo scelto Hitler, Pol Pot e Mao forse questo non sarebbe accaduto. Ma per tutti i personaggi che abbiamo scelto, anche se storicamente la pensavano in un modo, nel frattempo (guardando il mondo dall’aldilà) avevano cambiato punto di vista. Purtroppo questa omogeneità di vedute rende l’esercizio vuoto. Isaac Asimov non ha scritto solo testi di fantascienza. Oltre a essere stato professore, scienziato, divulgatore, è stato anche un attivista che si è scagliato contro il creazionismo americano che voleva insegnare nelle scuole americane i dettami della Bibbia come spiegazione alternativa alla teoria evolutiva di Darwin. Davvero pensiamo che nel mondo moderno non prenderebbe una posizione netta contro il politicamente corretto e a favore della scienza?
Non otterremo da un’intelligenza artificiale che simula un personaggio del passato una reale critica o autocritica. I limiti sociali dell’azienda che la produce rende questo impossibile. Ma questo è un grosso limite. Non esiste un solo modo corretto di guardare il mondo. Se no la democrazia non avrebbe senso come dialettica tra posizioni contrastanti. E questo ci porta all’ultimo esercizio. In questo caso abbiamo intervistato un (simulato) elettore di Trump e un (altrettanto simulato) elettore di Biden. Chiedendo a ciascuno dei due di criticare il programma del leader della parte avversa. E in un certo senso questo ha funzionato.
Biden e Trump: due visioni agli antipodi, in una discussione tra elettori
Valutazioni opposte su questo quadriennio. Ma anche idee radicalmente diverse sulla crisi climatica e sulle politiche per l’inclusione delle categorie svantaggiate, ricostruite dall’intelligenza artificiale.
a cura di Pietro Speroni di Fenizio e Donato Speroni
È meno interessante, ovviamente. Perché è più vicino a noi. In fondo, se vogliamo parlare con un repubblicano americano basta intervistarne uno. E lo stesso se vogliamo dialogare con un democratico. Ma l’intelligenza artificiale ha un vantaggio rispetto a queste persone. Non si arrabbia mai, né attacca l’intervistatore per evitare di rispondere. Tutte strategie che gli attivisti (di qualunque campo) troppo spesso tendono a fare. L’intelligenza artificiale può in questo essere un ponte tra i due punti di vista. Spesso, in un mondo polare, i leader parlano alla propria gente. E gli attivisti non discutono, ma si arrabbiano, si insultano, si odiano.
Ma se chiedessimo a un’intelligenza artificiale di rappresentare il punto di vista di un polo, e alle persone di quel polo se ci si riconoscono, avremmo forse una rappresentazione comprensibile (anche per chi non ci si identifica) di quella posizione. Possiamo poi chiedere a un’altra AI di rappresentare il punto di vista dell’altro polo, sempre controllando che gli attivisti di quell’altro polo ci si riconoscano.
Forse, in questo modo, riusciremmo a ottenere due posizioni chiare. Non necessariamente a trovare un compromesso sufficiente a superare le differenze, ma abbastanza per non demonizzare l’avversario. E questo sarebbe già un grande aiuto.
Nel frattempo, in Cina ci sono servizi che, al costo di pochi renminbi, permettono agli utenti di parlare con il proprio caro defunto tramite l’intelligenza artificiale. E questo business è solo agli inizi.