Umanoidi cercansi: perché la competizione sui robot con sembianze umane è entrata nel vivo
La startup X1 lancia il robot Neo per le faccende domestiche, ma anche Figure e altri non stanno a guardare. Per superare i problemi di addestramento si punta sui progressi dell’intelligenza artificiale.
Non somigliano ai robot della fantascienza, né sono pronti a sostituire gli esseri umani. Cadono, sbagliano, si fermano davanti a un ostacolo imprevisto. Eppure, racconta un articolo dell’Economist, proprio nella loro imperfezione, i robot umanoidi raccontano qualcosa di molto più profondo: il tentativo di portare l’intelligenza artificiale fuori dagli schermi e dentro il mondo fisico. Il robot Neo, sviluppato dalla startup norvegese 1x, indossa maglioni minimalisti e si muove con cautela negli appartamenti. Chiedergli di recuperare una lattina di Coca-Cola da un’altra stanza può trasformarsi in un percorso a ostacoli, spesso risolto solo con l’intervento remoto di un operatore umano. Eppure, per il suo fondatore Bernt Bornich, questo non è un prototipo dimostrativo: l’obiettivo è portare 10mila umanoidi nelle case entro la fine del 2026.
Neo è solo uno dei contendenti in una competizione che sta rapidamente accelerando. Tesla punta a vendere un milione di robot Optimus all’anno entro il 2030, anche se per ora ne ha schierati solo pochi esemplari. Figure, una delle startup più osservate della Silicon Valley, ha testato i suoi robot in una fabbrica Bmw, mentre Boston Dynamics continua a stupire con le capacità atletiche di Atlas, senza però tradurre i progressi in una vera espansione commerciale. Sul fronte dei numeri, la leadership attuale spetta alla cinese Unitree, che nel 2024 ha consegnato circa 1.500 robot umanoidi, sebbene il suo modello di punta resti confinato alla ricerca.
Oltre la casa
Dietro questa corsa potrebbe esserci l’obiettivo di automatizzare il lavoro fisico in molte delle sue forme. Elon Musk prevede che entro il 2040 gli umanoidi potrebbero superare in numero le persone. Secondo Interact Analysis, il mercato dei robot umanoidi potrebbe valere fino a 2mila miliardi di dollari nel lungo periodo. Nel breve, però, pesano limiti tecnologici, problemi di sicurezza e un quadro regolatorio ancora incerto. Un errore di un robot può causare danni fisici; renderli più leggeri e sicuri significa spesso ridurne drasticamente le capacità operative. Per alcuni analisti, il settore rischia una fase di raffreddamento degli investimenti, una sorta di “inverno degli umanoidi”, prima che le promesse possano concretizzarsi.
Robot umanoidi: perché la Cina sta superando gli Stati Uniti
Pechino accelera con investimenti strategici e tecniche avanzate come l’apprendimento per rinforzo. Gli Usa puntano su privati e intelligenza artificiale, ma senza una strategia nazionale rischiano di perdere terreno.
Limiti tecnologici
Le dimostrazioni spettacolari non aiutano a chiarire il quadro. Video di robot che saltano, corrono o fanno parkour abbondano, ma nessuno di questi sistemi è ancora in grado di entrare in una cucina sconosciuta e preparare un caffè. Jim Fan di Nvidia definisce questo limite il problema del “ginnasta cieco”: addestrare un robot per migliaia di ore in ambienti virtuali produce abilità motorie impressionanti, ma non una vera comprensione del mondo reale. È qui che entra in gioco il concetto di “intelligenza incarnata”. Gli esseri umani apprendono usando il corpo, non solo il cervello. Per sviluppare robot davvero autonomi, spiegano i ricercatori, l’intelligenza artificiale deve essere addestrata mentre interagisce fisicamente con l’ambiente. È per questo che 1x vuole portare Neo nelle case: raccogliere dati reali, osservare errori, adattarsi a spazi imprevedibili. Un processo lento, costoso e pieno di incognite, ma considerato indispensabile. Gli umanoidi avanzano, non come servitori perfetti pronti all’uso, ma come piattaforme sperimentali che mettono alla prova il confine tra software e mondo fisico. Il futuro del settore non dipenderà solo da motori più potenti o algoritmi più raffinati, ma dalla capacità di insegnare alle macchine a vivere negli spazi umani.
Copertina: Possessed Photography/unsplash