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Si delineano nuovi equilibri nelle alleanze tra gli Stati insulari del Pacifico

Mentre la Cina stringe accordi di sicurezza con alcune isole, gli Stati Uniti rilanciano iniziative strategiche per contrastarla. Al Forum annuale del Pacifico una dichiarazione di pace e un fondo per la finanza climatica.

martedì 23 settembre 2025
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Sicurezza e cambiamento climatico sono stati i temi centrali del 54esimo Forum delle isole del Pacifico, che si è svolto tra l’8 e il 12 settembre nelle Isole Salomone. Istituito nel 1971, il Forum riunisce 18 Paesi della regione, tra cui l’Australia e la Nuova Zelanda, per rafforzare la cooperazione regionale. Quest’anno le pressioni esercitate dalla Cina per escludere Taiwan, considerato dagli Stati membri del Forum come un “partner per lo sviluppo”, hanno portato alla cancellazione della partecipazione di tutti gli osservatori esterni (inclusa la stessa Cina, gli Stati Uniti, Taiwan e l’Unione europea).

I leader dei 18 Paesi hanno adottato la Ocean of peace declaration, un’iniziativa volta a promuovere la sicurezza e la pace e contrastare le crescenti tensioni geopolitiche. Il primo ministro delle Isole Salomone ha definito la dichiarazione come “una promessa solenne affinché i nostri mari, i cieli e le terre non siano più trascinate nel vortice della rivalità tra grandi potenze”.

Negli ultimi anni, infatti, la regione è diventata oggetto di una contesa sempre più intensa tra Stati Uniti e Cina. Oltre ad essere il principale partner economico di molti Stati insulari, Pechino sta rafforzando la propria influenza nell’area in settori chiave come la sicurezza o le telecomunicazioni. Nel 2022, ad esempio, ha stretto un controverso accordo di sicurezza con le Isole Salomone che consente alla Cina di inviare forze militari e di polizia e di stabilire basi navali per il rifornimento e i trasferimenti di equipaggio. Con altri Paesi, tra cui il Kiribati, Vanuatu e le Isole Cook, la Cina ha firmato un memorandum d’intesa nel campo delle infrastrutture portuali, della sorveglianza marittima e del supporto alle forze di polizia locali. “Avere una presenza militare permanente nella regione renderebbe più facile per la Cina comandare i piccoli Paesi del Pacifico. E se scoppiasse un conflitto per Taiwan, ad esempio, questo complicherebbe i piani di guerra americani e australiani” scrive l’Economist.

In risposta all’espansionismo cinese nel Pacifico, l’India, gli Usa, l’Australia e il Giappone, ad esempio, hanno rilanciato le attività del Quad (Dialogo quadrilaterale di sicurezza), un’alleanza informale di cooperazione nata nel 2007. Nel 2021 l’Australia, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno firmato un accordo militare (chiamato Aukus dall’acronimo di Australia, United Kingdom e United States) con lo scopo di condividere tecnologie per la difesa navale.

La grande partita in Oceania, tra rivalità Usa-Cina e azioni climatiche

Mentre rafforzano gli accordi commerciali e di sicurezza con le due superpotenze, gli Stati insulari ottengono un’importante vittoria presso il Tribunale internazionale del diritto del mare. La sentenza potrebbe avere un impatto sui futuri contenziosi sul clima.

Durante il Summit è stato firmato anche il Pacific resilience facility treaty, il primo fondo regionale di finanza climatica destinato a contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici. L’obiettivo è ottenere 500 milioni di dollari statunitensi come capitale iniziale, fino a raggiungere 1,5 miliardi di dollari, per sostenere i Paesi del Pacifico nella lotta alla crisi climatica. L’Australia ha contribuito con 100 milioni, mentre Taiwan ne ha promessi tre milioni.

Gli Stati insulari del Pacifico sono particolarmente esposti agli eventi estremi, e per questo motivo sono in prima linea nell’azione climatica. Nel 2022, ad esempio, Palau ha presentato l’Alliance of countries calling for a deep-sea mining moratorium, una coalizione di 27 Paesi che richiedono una sospensione dello sfruttamento minerario dei fondali abissali. Altri Stati, minacciati dall’innalzamento del livello del mare, stanno cercando soluzioni per proteggere la popolazione. Le Isole Fiji hanno adottato un piano per riallocare alcuni villaggi a rischio, mentre Tuvalu ha stretto un accordo con l’Australia che, tra le altre cose, garantirà asilo climatico e accesso a istruzione, lavoro e protezione a 280 abitanti dell’isola ogni anno.

Immagine: forumsec.org