Il Giappone ospita il G7, ma è il Paese più distante dagli obiettivi al 2030 e 2050
Tante dichiarazioni dal summit di Sapporo, ma poche decisioni. Per decarbonizzare, il Giappone punta su cattura del carbonio, idrogeno e ammoniaca. Secondo Bloomberg, è una scelta rischiosa. Pichetto Fratin: bisogna “correggere la nostra attuale traiettoria”.
di Flavio Natale
Cambiamento climatico, biodiversità, oceani, ma soprattutto energia, plastica, combustibili fossili, biocarburanti: questi i temi trattati durante l’incontro tra i ministri dell’Ambiente e del clima del G7, riunitisi a Sapporo, nel nord del Giappone, il 15 e 16 aprile.
Dal meeting, in sintesi, sono uscite molte dichiarazioni e promesse ma pochi strumenti per raggiungerle. “Siamo impegnati a porre fine all’inquinamento da plastica, con l’ambizione di ridurre a zero l’ulteriore inquinamento entro il 2040”, hanno dichiarato i ministri al termine della riunione, suggerendo per l’attuazione dell’obiettivo un generico ampliamento delle politiche di “economia circolare” e la riduzione o abbandono “delle plastiche usa e getta non riciclabili”.
Stesso discorso vale per i combustibili fossili: “Sottolineiamo il nostro impegno, nel contesto di uno sforzo globale, per accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili in modo da raggiungere lo zero netto nei sistemi energetici entro il 2050 al più tardi”.
Sui biocarburanti, altro tema caldo e molto discusso, il summit del G7 ha rimarcato l’importanza di questa risorsa per il processo di decarbonizzazione dell’industria automobilistica, citando l’Italia come esempio virtuoso di ricerca e sviluppo del settore.
Da qui le numerose critiche da parte delle associazioni ambientaliste (e non solo). L’International renewable energy agency (Irena), invece, ha sottolineato gli aspetti positivi del meeting: gli obiettivi presenti nel comunicato finale della riunione riflettono le stime Irena per il G7, che prevedono 150 Gigawatt di eolico offshore e un Terawatt di solare fotovoltaico da realizzare entro il 2030.
L’Italia al G7
Per quanto riguarda l’Italia, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, accompagnato dalla viceministra Vannia Gava, è intervenuto al summit sottolineando che, per affrontare le “tre crisi globali” in atto (cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento), c’è bisogno di “superare i confini” e aprire alla collaborazione con altri Paesi, in particolare in sede G20.
Una parte dell’intervento di Pichetto Fratin è stata dedicata alla mitigazione: “Le azioni di mitigazione devono rimanere al centro di una nostra azione accelerata e rafforzata. Dobbiamo promuovere un adattamento efficace ed equo, per ridurre la vulnerabilità dei Paesi maggiormente esposti ai rischi climatici”. Il ministro ha poi sottolineato l’importanza dei Piani nazionali di adattamento, “tra i veicoli più efficaci” di cui disponiamo, considerando però prioritario “l'accesso agevolato ai dati climatici e socio-economici, un supporto all'accesso ai finanziamenti, un adeguato sistema di monitoraggio”.
Infine, il ministro ha battuto sulla necessità di affrontare la crisi energetica e accelerare verso sistemi a emissioni nette zero, sottolineando l’impegno dell’Italia nell’efficienza energetica, considerato il “primo combustibile” del nostro Paese (poiché permette al contempo decarbonizzazione e risparmio). Bisogna “correggere la nostra attuale traiettoria” a livello globale, ha concluso Fratin, per "non aumentare i rischi legati al clima", perché implicherebbero “drastiche misure di riduzione delle emissioni nei prossimi anni dai crescenti costi ambientali, economici e sociali” (una dichiarazione che ha trovato la pronta risposta di Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra: "L'imbarazzante ministro Pichetto al G7 di Sapporo dice che sul clima bisogna correggere la traiettoria. Lui la traiettoria l'ha portata a favore del gas, contro il risparmio energetico e auto elettriche ed in generale contro le politiche su clima. Che fa il turista per caso?").
Giappone: Paese ospitante e inquinante
C’è da dire che uno dei motivi per cui il G7 non ha dato grandi risultati è che a Sapporo si sono confrontate posizioni molto diverse: da un lato i Paesi europei che, bene o male, si stanno orientando verso l’abbandono dei combustibili fossili. Dall’altro il Giappone, che punta ancora su gas naturale liquefatto (Gnl) e gas naturale tradizionale (nella bozza di dichiarazione del vertice di Sapporo si sosteneva già che nuovi finanziamenti in Gnl e gas potessero essere considerati “in linea con i nostri obiettivi e impegni climatici”).
A questo proposito, in vista del meeting di Sapporo, Bloomberg ha pubblicato qualche giorno fa un interessante approfondimento sul Giappone e sulle sue traballanti politiche climatiche: la riduzione delle emissioni del Paese è ancora “molto lontana” da ciò che è necessario per raggiungere gli obiettivi climatici entro il 2030 e il net zero entro il 2050.
Come si vede dal grafico, però, il Giappone è in buona compagnia. Secondo il Climate action tracker, nonostante il loro “enorme contributo al riscaldamento del pianeta”, nessun Paese del G7 ha preso impegni sufficienti per permettere un riscaldamento che non superi gli 1,5°C. Al contrario degli altri membri del G7, però, il Giappone fa grande affidamento per la decarbonizzazione sulla cattura del carbonio, sull'idrogeno e sulla co-combustione del carbone con l’ammonica. Quest’ultima soluzione, in particolare, è stata aspramente criticata da molti scienziati, trattandosi di una tecnologia con “un potenziale limitato di riduzione delle emissioni, competitività dei costi e fattibilità tecnica”, oltre a essere un via libera alla prosecuzione dell’inquinamento da fonti fossili.
Fare affidamento su queste tecnologie per le centrali elettriche a gas e carbone “è un gioco molto, molto pericoloso da parte del governo giapponese”, ha detto Maria Pastukhova, consulente politica della società E3G. L’utilizzo di questi strumenti come soluzioni adeguate “non è stato ancora dimostrato a livello commerciale e non si sa quanto velocemente il costo possa essere ridotto”.
Buone notizie dalle materie prime
L’unica misura collettiva raggiunta a Sapporo riguarda le materie prime critiche, su cui il G7 ha promesso di mettere in piedi un Piano d’azione comune sia per calcolare domanda e offerta di cobalto, litio, nickel e altri minerali importanti per la transizione, sia per accelerare sul versante del riciclo di queste materie. Lo sviluppo di catene di approvvigionamento autonome aiuterebbe a ridurre la dipendenza dal mercato cinese e indiano (entrambi stanno mettendo un pericoloso freno alle esportazioni) e favorirebbe l’espansione del mercato delle batterie e la costruzione di infrastrutture di energia pulita.
Prima di chiudere, un ultimo dato: sempre secondo l'analisi di Bloomberg, il Giappone già nel 2021 registrava la quota più bassa di generazione di energia a zero emissioni di carbonio (solare, eolico, idroelettrico e nucleare) tra i Paesi del G7, e si prevede che entro la fine del decennio si attesterà al penultimo posto in questa classifica, dopo l’Italia.
fonte dell'immagine di copertina: hydronews.it