Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Perché un blog sul futuro del capitalismo?

Con questo spazio, NeXt si propone di cercare, insieme ai lettori attivi, risposte a dieci quesiti, consapevole che l’attuale modello economico prevalente capitalistico è insostenibile e indifendibile.

di Giovanni Battista Costa

Perché un imprenditore prima metalmeccanico, poi nel settore crocieristico ed ora nell’edutainment si interroga sul futuro del capitalismo?

Dieci anni fa ho costituito NeXt Nuova Economia per Tutti insieme a Leonardo Becchetti perché mi rendevo conto che le ingiustizie e le sofferenze delle persone aumentano e che il degrado ambientale si aggrava rapidamente.

Ero e sono insofferente e addolorato, e la mia esperienza di vita d’impresa mi portava e mi porta a dire che la causa di tanto dolore e di tanta distruzione nasce dall’attuale modello economico che, non essendo in grado di risolvere i problemi dell’uomo e dell’ambiente, è pertanto sbagliato.

Il modello economico in cui viviamo è il Capitalismo. Era stato moderato nel secondo dopoguerra da uno Stato sociale che interveniva sulle criticità e cercava di colmare le disuguaglianze. Lo Stato sociale realizzava grandi investimenti anche per allontanare le masse sofferenti dal modello antagonista del socialismo di Stato. Il crollo del modello comunista tolse ogni freno. L’impresa poteva rivendicare il massimo di libertà senza timore di una contestazione dell’unico modello rimasto: un capitalismo che senza più confronti poteva sprigionare i suoi istinti primordiali esternalizzando tutti i costi possibili sull’ambiente, sulla società e sulle persone. Con vantaggio per gli azionisti e sovente per i consumatori, ma con sofferenza dei lavoratori, dei fornitori e dell’ambiente.

Abbiamo così visto all’opera il turbocapitalismo, accompagnato da un capitalismo finanziario che mira a fare sempre più denaro col denaro, dimenticando che il fine dell’impresa e dell’economia è soddisfare bisogni e dare servizi utili agli esseri umani.

Che cosa è il capitalismo? Secondo Wikipedia, “il capitalismo è un sistema economico in cui imprese e/o privati cittadini possiedono i mezzi di produzione, ricorrendo spesso al lavoro subordinato per la produzione di beni e servizi …, al fine di generare un profitto attraverso la vendita diretta o indiretta”.

Secondo il Dizionario di Oxford è un “Sistema economico-sociale caratterizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla separazione tra la classe dei capitalisti-proprietari e quella dei lavoratori.”

Il capitalismo viene sovente confuso con l’economia di mercato, contrapposta all'economia pianificata, questa caratterizzata da una pianificazione centrale da parte dello Stato.

L'economia di mercato, sempre per Wikipedia, “è un sistema economico in cui le decisioni in materia di investimenti, produzione e distribuzione vengono guidate dai segnali di prezzo creati dalle forze della domanda e dell'offerta. La principale caratteristica di un'economia di mercato è l'esistenza di mercati dei fattori che svolgono un ruolo dominante nell'allocazione dei beni capitali e dei beni di produzione.” Dunque, l’economia di mercato è una semplice piattaforma, più o meno regolamentata, per una migliore gestione delle risorse. Tale piattaforma è di grande utilità, e può essere utilizzata in modi molto diversi.

L’impresa capitalista, per esperienza, non ama il libero mercato e cerca in ogni modo, se possibile, di sfuggirgli, per costruire condizioni di “potere di mercato” più favorevoli verso i propri clienti, talvolta con ogni mezzo. Le stesse aziende però cercano le condizioni di mercato migliori quando si rivolgono ai propri fornitori. Tra capitalismo ed economia di mercato si verifica una dialettica di odio/amore tutta da esplorare.

Aprendo questo blog, che vogliamo sviluppare con l’apporto anche degli associati di NeXt, poniamo alcune domande che riguardano il futuro del capitalismo, o meglio di un nuovo modello economico per il prossimo futuro, che tanto in ASviS quanto in NeXt vogliamo equo per tutti e sostenibile, e dunque ben diverso dal capitalismo che abbiamo sotto gli occhi.

In economia, come in ogni ambito della vita, quando si cambia l’obiettivo si cambia non solo la direzione ed il percorso, ma la stessa sostanza e, quindi, il suo senso profondo e pertanto non è più quella di prima.

A questo punto pongo ai prossimi che interverranno sul blog 10 domande di fondo per cambiare il paradigma economico:

  1. se in economia si incorporano gli indicatori ESG così come ora intesi a livello internazionale, e, quindi, se le imprese cambiano i loro obiettivi di massimizzazione del profitto e mirano a soddisfare i criteri di sostenibilità sociale ed ambientale, siamo ancora in una economia capitalistica?

  2. E se a questi indicatori aggiungiamo un clima di rispetto e di crescita delle persone e di partecipazione alle decisioni aziendali, e realizziamo quindi una sostenibilità integrale (allo stesso livello di rilevanza: economica ambientale e sociale), siamo ancora in una economia capitalistica?

  3. L’azienda capitalista classica ha per obiettivo la massimizzazione della soddisfazione degli shareholder (il massimo profitto per gli azionisti), mentre l’azienda multistakeholder mette sullo stesso piano gli interessi di tutti gli attori dell’impresa, clienti, azionisti, fornitori, società locale, ambiente. In questo secondo caso siamo ancora in una economia capitalistica?

  4. L’economia multistakeholder chiede all’impresa di riequilibrare non solo i vantaggi economici e non economici, ma anche di redistribuire il potere tra i diversi attori. Nell’economia è possibile redistribuire il potere?

  5. Un’azienda che dialoga con tutti gli stakeholder in atteggiamento di ascolto riesce a generare anche valore economico e remunerare gli azionisti, rimanendo sul mercato dei capitali?

  6. Sentiamo spesso parlare di “capitalismo buono”, contrapposto al capitalismo attuale predominante evidentemente ritenuto “cattivo”, presupponendo che il capitalismo sia riformabile dall’interno. E’ realistica una riforma del capitalismo senza forti e persistenti pressioni esterne all’impresa?

  7. La nuova economia che punta al bene comune e fa crescere le persone e rispetta l’ambiente non è certamente il capitalismo che conosciamo. Si può dire che se diventa “buono” non è più capitalismo?

  8. In sintesi, per una società più giusta e sostenibile, si deve puntare ad una evoluzione oppure al superamento del capitalismo?

  9. Sovente constatiamo “fallimenti del mercato” e l’abbiamo visto nel corso di questa pandemia. Il capitalismo, accusato sovente di premiare i forti e di creare disuguaglianze ed ingiustizie, può generare valore aggiunto per tutti e favorire il bene comune? Quanto e come regolare il suo potere di mercato?

  10. Oltre al rispetto dell’ambiente, degli obblighi col fisco e dei diritti umani, rilevati dagli indicatori ESG, per la sostenibilità integrale occorre tutelare la dignità e il rispetto delle persone e quindi favorire la partecipazione e la condivisione arrivando ad un nuovo rapporto tra capitale e lavoro per cui le società passano da essere società di capitali a comunità di persone. In quest’ottica il profitto non è più l’unico obiettivo dell’economia. Quante realtà di questa nuova economia vediamo, e ne abbiamo esempi convincenti e che siano anche economicamente profittevoli?

Con questo blog, curato da Next con ASviS, ci proponiamo di cercare, insieme ai lettori attivi, risposte a questi quesiti, consapevoli che l’attuale modello economico prevalente capitalistico è insostenibile e indifendibile, e che molte imprese pioniere nella nostra società stanno esplorando, sovente con risultati molto interessanti, strade nuove. Questo è superamento del capitalismo o evoluzione?

Comunque, è molto importante per NeXt, nell’ambito del suo impegno attivo all’interno di ASviS, ragionare sul modello economico dominante per giungere a prospettare una nuova economia, evitando di cadere nella trappola di promuovere esperienze pur costruttive e belle, ma destinate a restare di nicchia. Sovente vediamo tante imprese parlare di sostenibilità per darsi un tono di modernità ed evitare di rivedere e cambiare i propri obiettivi.

Siamo molto ambiziosi, quasi folli, ma tanti giovani sono molto aperti e pronti a capire, e perseguire questo profondo cambiamento.

 

di Giovanni Battista Costa, imprenditore, presidente di NeXt Nuova Economia per Tutti

venerdì 18 dicembre 2020