A che punto è lo studio dei futuri in Italia? L’analisi nella nuova pubblicazione dell’Iif
La rivista “Futuri” compie dieci anni e si interroga sullo stato di salute dei future studies nel nostro Paese. Tanti gli approfondimenti, dalla cyberjustice alla corsa allo spazio, dal futurewashing alle nuove forme dell’abitare.
È uscito il nuovo numero di Futuri, la rivista semestrale pubblicata dall’Italian institute for the future (Iif), punto di riferimento consolidato per gli appassionati di future studies in Italia. Questo 21esimo numero, dal titolo “Futuri (im)possibili”, analizza il percorso che il settore di studi, anni fa quasi sconosciuto in Italia e ora (grazie anche al lavoro dell’Iif) più mainstream, ha compiuto nel nostro Paese, una progressione dovuta anche al suo carattere interdisciplinare e agli innumerevoli campi di applicazione.
Il numero si apre con due contributi dalla sezione “Osservatorio”: un’intervista a Bruno Siciliano, docente di Robotica presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, sul rapporto tra automazione ed essere umano, e un approfondimento su una “Agenda globale sui futuri”, che prende avvio da alcune riflessioni fuoriuscite dal World futures day del 2022.
Un mosaico globale di Futures studies per promuovere il confronto sui megatrend
Lo studio sul futuro e le previsioni sono fondamentali in un contesto di incertezza e ansia come quello attuale. Una nuova pubblicazione finlandese mostra come la diversità degli approcci regionali possa arricchire la comprensione degli scenari globali.
A seguire la sezione “Futuri (im)possibili”, dove si spazia dalle sfide sociotecniche nell’elaborazione degli scenari al rapporto tra cultura e tempo, dalle riflessioni sulla coscienza ai possibili teatri di guerra nell’area del Mediterraneo, dagli approfondimenti sull’immaginazione immersiva alla battaglia geopolitica nella corsa allo spazio, dai fenomeni di futurewashing (strategia di comunicazione e marketing utilizzata da alcune aziende, marchi, organizzazioni, governi, per costruire un’immagine non veritiera di innovazione) agli insediamenti spaziali. E poi le possibili evoluzioni dei future studies, la looming fiction, ossia la fantascienza ambientata in un futuro a breve termine, le nuove forme del sacro, ma anche l’alimentazione del futuro, la moda digitale e le nuove forme dell’abitare.
La rivista diretta da Roberto Paura, presidente dell’Italia institute for the future, dedica un’altra corposa sezione è dedicata al tema della cyberjustice, settore di studi che si occupa del rapporto tra strumenti digitali e sistema giudiziario, identificando le implicazioni che le nuove tecnologie possono avere nel rispetto dei diritti umani. Si parla in questi capitoli di prospettive della cyberjustice, rapporto tra dati e settore assicurativo, interazioni con l’intelligenza artificiale, ordinamenti legali e questioni di privacy nell’osservazione satellitare della Terra.
Chiude il numero la sezione “Scenari”, con un’analisi accurata del profilo degli utenti di ChatGPT, il rapporto tra spazio e sicurezza nella geopolitica Nato, la tecnologica blockchain applicata al settore alimentare e le ragioni storiche e sociologiche di un possibile ingresso dell’Ucraina tra i membri dell’Unione europea.
Un numero tutto da leggere, quindi, che come in un prisma analizza la parola “futuro” e “futuri” da diverse prospettive, legate tra loro da un comune obiettivo: provare a tracciare il profilo del mondo che verrà.