Il futuro dell’arte secondo i futuristi della rivista “Futuri”
Diciotto saggi per discutere il rapporto fra tecnologia e forme artistiche, corpo e macchina. Da Midjourney agli Nft, passando per il teatro, la danza, il post-cinema, il ruolo dell’abitare e gli spazi sociali.
Come sarà l’arte del futuro? Questa è la domanda da cui muovono i 18 saggi del nuovo numero della rivista Futuri “Corpi performativi. Il progetto verso il futuro. Fra arti multimediali e aurore digitali”, pubblicato a fine maggio dall’Italian institute for the future (Iiff).
Il dibattito
Ci troviamo in un momento storico in cui la sfera dell’espressione estetica è contaminata dall’innovazione digitale: da Midjourney a DeepDream generator, da Dall-E-2 fino ad arrivare ai non-fungible token (certificati di autenticità digitale che attestano l’originalità e la proprietà di un bene materiale o digitale, particolarmente diffusi nel mondo delle aste) questi strumenti stanno rivoluzionando il mondo dell’arte. E con le rivoluzioni arrivano le domande.
Tra queste, ad esempio, gli interrogativi sulla paternità di un’opera d’arte prodotta attraverso Midjourney (tecnologia basata sull'Ai in grado di creare immagini a partire da descrizioni testuali), o sulla possibilità di far concorrere quadri generati da intelligenze artificiali ed esseri umani nella stessa esposizione – è di non molto tempo fa la notizia del quadro prodotto da un’Ai intitolato "Théâtre D'opéra Spatial" che ha vinto il primo premio nel concorso di belle arti della Colorado state fair.
Una rivoluzione che, c’è da ricordarlo, contamina tutti i campi artistici, come ci ricorda anche la rivista. Basti pensare che Joe Russo, regista (insieme al fratello Anthony) dei film Marvel Avengers: Endgame e Avengers: Infinity War, ha recentemente dichiarato che l’Ai potrebbe essere in grado di produrre film completi nel giro di due anni. “Ci troviamo in un mondo in cui un’intera generazione sta diventando esperta di intelligenza artificiale, e non ne ha paura”, ha detto il regista a Collider. In questo modo “chiunque in questa stanza potrebbe raccontare una storia o realizzare un gioco su larga scala”, portando secondo Russo a una "democratizzazione della narrazione”.
Nel caso dell’intelligenza artificiale, il punto non è soltanto se delegare ma quanto. Rimanendo nel settore cinematografico, la Writers guild of America (Wga), il sindacato più importante per gli sceneggiatori negli Usa, ha proposto di utilizzare l’intelligenza artificiale come supporto per la scrittura di sceneggiature, a patto che i crediti e i guadagni restino nelle mani di autori e autrici. La proposta prevede di “trattare l'Ai come uno strumento, piuttosto che come uno sceneggiatore vero e proprio”.
Ma ci sono anche numerosi detrattori dell’Ai. Un gruppo di artiste ha citato in giudizio i creatori di Stable diffusion e Midjourney per aver usato le loro opere d’arte con lo scopo di addestrare l'intelligenza artificiale. Secondo The Verge, le artiste in questione hanno in progetto di intentare un'azione legale collettiva – creando un precedente giuridico significativo – per difendersi dalla violazione dei loro diritti d’autore.
Futuri e il mondo dell’arte
Sono dunque numerose le ragioni per cui il dibattito sull’arte dei prossimi anni è caldo, come fanno notare i vari articoli del nuovo numero di Futuri. La direzione, comunque la si voglia vedere, è orientata verso il raggiungimento delle “definitive nozze alchemiche” fra corpo e tecnologia, con la seconda sempre più estensione del primo.
Altro punto nevralgico, come si legge nell’editoriale, riguarda la difficoltà a intercettare i trend dei prossimi anni senza oscillare fra “dimensioni retrofuturistiche e ‘futuri dietro le spalle’”, evitando cioè il rischio di raccontare un futuro visto dal presente, “uno Zeitgeist che pensiamo diverso da quello del nostro qui-ed-ora, ma che nella nostra immaginazione finisce per assomigliare troppo a quest’ultimo”.
Per evitare derive del genere la rivista pubblicata dall’Iiff ha scandagliato le varie forme del rapporto tra tecnologia e forma artistica, tra essere umano e macchina, con uno sguardo proiettato ai prossimi anni. Daniele Battista, ad esempio, ha affrontato la questione della “dematerializzazione del corpo” sulle piattaforme digitali – definite una forma di “post-cinema” – analizzando come molte figure politiche costruiscano su queste piattaforme le loro campagne elettorali. Ci sono poi vari studi sul ruolo dell’abitare e sugli spazi sociali, a cura di Ivo Caruso, Elisabetta Di Minico e Giorgio Cipolletta. Di “tecnoestetica e performatività” parla Carlo Comanducci, mentre Maria Benedetta Curi si concentra sulla digitalizzazione del settore teatrale e Linda De Feo su una nuova “sociologia della danza”. Vari studi approfondiscono questioni come il rapporto tra parassitismo e transumanesimo, dualità tra ricerca artistica e scientifica, legami tra tecnologia e inconscio, ruolo dei musei come “monopoli della bellezza” e luoghi di separazione tra cultura “alta” e “bassa”. Infine, uno spazio viene dedicato anche all’evoluzione dell’“economia della creatività” e di quelle professioni il cui scopo è “catturare l’attenzione del pubblico”.
Fare previsioni quindi è difficile ma non impossibile, specialmente (anche se potrebbe sembrare un ossimoro) nel settore artistico. Se infatti da un lato è complesso immaginare forme artistiche diverse da quelle presenti, dall’altro lato l’arte è l’attività umana che più di tutte tende a eternarsi e superare la contingenza. Come si legge nell’editoriale di Aurosa Alison, Marianna Carbone, Matilde De Feo, Adolfo Fattori, Lorenzo Fattori, Giulia Scalera e Luigi Maria Sicca, nel suo Il pittore della vita moderna Charles Baudelaire diceva che: “La modernità è il transitorio, il fuggitivo, il contingente, la metà dell’arte, di cui l’altra metà è l’eterno e l’immutabile. Vi è stata una modernità per ogni pittore antico […] Insomma, perché ogni modernità acquisti il diritto di diventare antichità, occorre che ne sia tratta fuori la bellezza misteriosa che vi si immette, inconsapevole, la vita umana”. Tutto sta a capire quale “bellezza misteriosa” ci attenderà nel futuro.
fonte dell'immagine di copertina: Nick van den Berg/unsplash