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Jennifer Gidley e la molteplicità dei futuri possibili

Arriva in Italia The future, il libro della psicologa australiana che analizza la storia e le prospettive delle previsioni sociali per navigare in scenari complessi.

di Andrea De Tommasi

Possiamo davvero influenzare, prevedere e indirizzare il nostro futuro? Ci sono più futuri o solo uno che ci aspetta? Jennifer Gidley si incarica di rispondere a queste domande con un libro che dà uno sguardo al futuro viaggiando nel passato, a cominciare dalle teorie del tempo lineare dell’antica Grecia. Il futuro. Una breve introduzione, pubblicato in originale nella collana “Very short introductions” della Oxford university press, è ora disponibile nella traduzione italiana dell’Italian institute for the future.

Con stile conciso e brillante, la psicologa australiana delinea le prime ricerche sul futuro, influenzate dal positivismo, quindi discute il pluralismo nelle scienze sociali e il passaggio al pensiero dei futuri molteplici. Si chiede se il futuro possa mai essere veramente previsto o se viene creato dai nostri pensieri, sentimenti e azioni, e conclude analizzando come possiamo imparare a studiare i futuri. “In questo libro Jennifer Gidley dimostra perché l’idea di una scienza del futuro, chimera perseguita a partire dall’Illuminismo, sia sbagliata; e perché invece dobbiamo parlare di futuri al plurale, cosa che richiede un radicale cambiamento di paradigma nel modo in cui pensiamo all’avvenire”, scrive Roberto Paura, presidente dell’Italian institute for the future, nella prefazione al volume. “I cinque approcci ai futuri proposti da Gidley, che prendono le mosse da quello empirico-positivista della futurologia classica per poi dipartirsi sotto la spinta della svolta postmodernista nelle scienze sociali, mostrano che i futures studies non sono affatto un settore ormai sorpassato che non ha più molto da dire, ma godono oggi di grande dinamismo e creatività”.

Indicata da Forbes tra le 50 futuriste più prestigiose al mondo, Jennifer Gidley ha una vasta esperienza nel campo degli studi sul futuro, combinando ricerca accademica, insegnamento universitario e la guida della World futuries studies federation – organismo partner dell’Unesco – di cui è stata la presidente più longeva (2009-2017). La sua area di ricerca è il futuro sostenibile e focalizzato sulla persona, unito alla trasformazione culturale e educativa, per navigare in scenari complessi e globali. Nel 2016 ha fondato l’Oceanic research insititute, istituto di ricerca australiano impegnato nella protezione degli oceani dagli impatti dei cambiamenti climatici.

di Andrea De Tommasi

mercoledì 15 dicembre 2021