La forza dei privati nella conquista dello spazio
Investimenti, tecnologia, infrastrutture. Le grandi aziende ora puntano alle imprese più ardite, alla ricerca di dati ma anche di materie prime.
di Andrea De Tommasi
La corsa allo spazio del Ventunesimo secolo potrebbe potenzialmente portare a vacanze spaziali, magari in orbita attorno a avveniristici hotel, e agli esseri umani su Marte. Invece di fare la guerra alle superpotenze che combattono per il dominio in orbita, le compagnie private stanno competendo per rendere i viaggi nello spazio più facili e convenienti. Un giorno non lontano i privati cittadini potrebbero visitare regolarmente lo spazio e guardare dall’alto il nostro pianeta. Nel mondo ci sono circa 75mila persone che potrebbero permettersi un viaggio di questo tipo sborsando fino a 40 milioni di dollari. Qualche mese fa SpaceX, la società di Elon Musk, ha raggiunto un obiettivo importante, il lancio di esseri umani sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) dagli Stati Uniti, ma ulteriori traguardi sembrano all’orizzonte. Altre società, come Blue Origin e Virgin Galactic, sono specializzate nel turismo spaziale suborbitale. La Nasa sta anche arruolando il settore privato per far atterrare gli astronauti sulla Luna, che è una delle destinazioni target per l’esplorazione spaziale. Ha assegnato tre contratti a società private che lavorano allo sviluppo di lander lunari, inclusi Blue Origin e SpaceX.
“L’avvento di SpaceX ha cambiato gli equilibri sia tra gli attori americani che nel resto del mondo”, spiega a Futuranetwork Anilkumar Dave, advisor del presidente sui temi di Open Innovation e già responsabile dell’Innovazione e Trasferimento Tecnologico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). “Musk ha avuto il merito di velocizzare in modo consistente non solo lo sviluppo tecnologico, ma anche lo sfruttamento delle infrastrutture spaziali per scopi commerciali. SpaceX può permettersi di puntare direttamente all’obiettivo tecnico o economico ed è riuscita a fare in pochi mesi ciò per cui le agenzie spaziali solitamente impiegano anni. Qualche economista comincia a definire SpaceX una internet company e non più una società del settore spaziale. Si pensa che il modello di business di SpaceX sarà sempre più focalizzato sul lancio di piccoli satelliti della costellazione Starlink”.
Nei piani di Musk la configurazione finale della costellazione Starlink potrà fornire internet a ogni punto del pianeta Terra. Starlink ha già più di mille satelliti in orbita, ma per la fine dell’anno saranno almeno 1.500. Nel frattempo, Jeff Bezos con Amazon sta lavorando alla sua rete internet satellitare chiamata Project Kuiper, con scopi identici a quelli di Musk. In queste settimane i due uomini più ricchi del pianeta stanno combattendo di fronte ai regolatori federali americani per il posizionamento dei loro satelliti. Il 2 febbraio Jeff Bezos ha annunciato che si dimetterà dalla carica di amministratore delegato di Amazon per dedicare più tempo ad altre attività, tra cui proprio la sua azienda spaziale Blue Origin.
La realizzazione di megacostellazioni potrà connettere miliardi di nuovi utenti, con impatti positivi per i Paesi in via di sviluppo, meno dotati di infrastrutture di telecomunicazioni. Ciò apre, però, una riflessione sul bisogno di definire diritti e doveri anche nello spazio, un'esigenza che nasce ora che stanno partendo i viaggi turistici ai confini dell'atmosfera, che è ripresa la corsa alla Luna e tra i player si è aggiunta la Cina.
Anche il crescente interesse degli Stati verso lo sfruttamento delle risorse di Marte, della Luna e degli asteroidi potrebbe provocare tensioni a livello internazionale. Secondo un recente studio condotto dal Center for Astrophysics Harvard & Smithsonian, le risorse estraibili non sono sufficienti per soddisfare le richieste di tutti i Paesi interessati. “Al momento non abbiamo una legge in grado di regolamentare l’utilizzo delle risorse”, ha detto Martin Elvis, autore principale della ricerca, “ci sono diverse agenzie spaziali e privati che mirano ad atterrare sulla Luna entro i prossimi cinque anni. Abbiamo esaminato tutte le mappe lunari disponibili e abbiamo scoperto che non sono molti i luoghi con risorse estraibili interessanti, e quelli che le possiedono sono di dimensioni contenute. Questo dato potrebbe creare conflitti per il loro sfruttamento”. Nel dettaglio, elementi come l’acqua e il ferro sono importanti perché consentiranno di condurre attività di ricerca e potrebbero essere utilizzate per supportare le missioni future, dirette verso Marte e gli altri oggetti del sistema solare. Ma non solo. Il ferro, ad esempio, è una risorsa importante per la costruzione di infrastrutture, mentre l’acqua è necessaria per la sopravvivenza dei coloni. Gran parte delle missioni lunari, negli ultimi decenni, si sono concentrate sull’attività scientifica e non su quella commerciale; secondo molti studiosi, il problema più grande, ovvero chi dovrebbe attingere a queste risorse tra privati, agenzie spaziali e Stati, non è stato ancora affrontato.
Ma quali altri motivi spingeranno l’uomo ad esplorare lo spazio?
Prima di tutto, le tecnologie legate allo spazio non sono così lontane da applicazioni quotidiane. “Lo spazio è molto più vicino di quello che pensiamo”, osserva ancora Dave, “la vita di tutti i giorni ha già molte cose rese possibili grazie alla tecnologia spaziale, come le immagini per guidarci nelle mappe o i sistemi navigazione; ci sono esempi di sensori spaziali usati per gli elettrodomestici; oppure ancora immagini e osservazioni della terra usate per l’agricoltura di precisione”. Stiamo parlando della cosiddetta componente downstream, costituita dall’insieme di attività economiche basate sull’utilizzo di dati satellitari, la cui parte più interessante sono i big data. La crescita del downstream nei prossimi anni, ragiona Dave, è legata alla sua maggiore accessibilità e al fatto che non richiede investimenti colossali.
Il ritorno su Marte
Cina, Emirati Arabi e Stati Uniti hanno lanciato rover e sonde verso Marte. Lo scorso 18 febbraio il Perseverance della Nasa è arrivato su Marte e ha toccato il suolo. Qualche giorno prima, la missione cinese Tianwen e la sonda Hope degli Emirati Arabi Uniti erano entrate nell'orbita del pianeta rosso, alla ricerca di possibili forme di vita passate e recenti. Sebbene non ci siano ancora piani per inviare esseri umani su Marte, queste missioni, e le scoperte che ne deriveranno, potrebbero aiutare a spianare la strada. Nel frattempo una decina di Paesi ha la capacità di lanciare razzi nell'orbita terrestre. Alcune agenzie spaziali hanno progettato veicoli spaziali che si sono recati sulla Luna o su Marte. La corsa allo spazio, dunque, è ancora oggi finanziata sostanzialmente dai governi. Le risorse dell’industria privata sono tuttavia in rapida ascesa e, secondo stime recenti, gli investimenti azionari di start-up aerospaziali sono saliti da 3 a 3,25 miliardi di dollari nel 2018 e il totale del 2018 ha rappresentato circa il 16% di tutto il capitale azionario investito in società spaziali dal 2009.
Secondo Andrea Sommariva, direttore di See Lab-Sda Bocconi e autore su Ispi (qui l’articolo) la maggiore partecipazione delle aziende private alle attività spaziali è trainata da due fattori. In primo luogo, il progresso dell’intelligenza artificiale, “che ha permesso attività sempre più avanzate da segnali e dati satellitari, contribuendo a nuove attività economiche spesso slegate dagli investimenti iniziali in infrastrutture”. Il secondo fattore riguarda i costi dei veicoli spaziali e di accesso allo spazio: “La Nasa è passata da un sistema di accesso alla Stazione spaziale internazionale gestito dal governo a uno in cui il trasporto di merci e persone si affida a società private, ovviamente sotto contratto e controllo della Nasa, eliminando così il monopolio di Lockheed Martin e Boeing”.
Cosa potrà accadere nei prossimi anni?
La corsa allo spazio è destinata a coinvolgere sempre più Paesi, diventando apertamente muscolare. Il ruolo degli enti pubblici sarà quello di elaborare visioni strategiche ed evitare che pochi privati abbiano benefici in regime non concorrenziale. Sebbene l'esplorazione spaziale sarà in gran parte guidata da enti governativi, le società private saranno protagoniste della prossima fase: i viaggi nello spazio, alla ricerca di beni immobili e risorse extraterrestri. Riporta Futurism che un’azienda statunitense ha un piano ambizioso per costruire una gigantesca stazione spaziale privata con gravità artificiale. Voyager, questo il nome, potrebbe diventare la più grande struttura creata dall'uomo nello spazio.
di Andrea De Tommasi