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Due riflessioni sulla vita

L'esistenza, per generarsi, ha bisogno di una relazionalità positiva tra due parti complementari. Questo principio, perfettamente interpretato dall'Agenda 2030, deve essere diffuso in tutti i settori umani: economico, sociale, politico, culturale. 

di Remo Lucchi

Abbiamo solo la vita. Essendo la cosa potenzialmente più bella che ci possa essere, l’unico vero grande obiettivo è cercare di viverla il meglio possibile. Per viverla bene dobbiamo sempre rispettare le due scelte fondamentali che la natura ha deciso di fare:

  1. Ci ha spiegato come dal nulla si riesce a creare la vita, facendoci capire quale sia la regola da seguire, e metacomunicandoci che questa regola è identica per tutte le forme di vita;
  2. Ci ha anche imposto una durata, facendoci capire che non abbiamo nient’altro di concreto oltre alla vita in sé, e che quindi – in tutto quello che facciamo – dobbiamo creare le condizioni per viverla al meglio per tutta la sua durata. Implicitamente, ci ha voluto comunicare che “il futuro” è importantissimo, che ci accompagnerà sempre, e che quindi deve essere rispettato in tutte le decisioni che dobbiamo prendere.

Diciamo qualcosa di più su questi due temi basici.

Come si crea la vita

La vita in sé non esiste, se non dopo un concepimento, posto che sia ben fatto. La vita viene quindi sempre creata dalla relazione positiva fra due parti complementari. Le singole parti in sé sono ingredienti necessari, ma insufficienti. Senza una relazione positiva non è possibile creare vita. E tutte le forme di vita – così come tutta l’evoluzione, anche culturale e tecnologica – sono concettualmente uguali: sono sempre frutto dell’unione di due complementari. Esempio: l’individuo, per crescere culturalmente, ha bisogno di mettersi in contatto con il contributo culturale proposto da altri (docenti, esperti, libri); un’azienda per vivere e andare avanti, ha bisogno di entrare in relazione positiva con il mercato, altrimenti non c’è prospettiva, non c’è vita. Eccetera.

Senza la relazionalità positiva quindi non c’è vita. Situazioni di distacco, contrapposizione, lotta, che quindi non prevedono relazione positiva, anche se possono portare a volte nel brevissimo qualche vantaggio di parte, ma non hanno prospettiva di vita nel progressivo sviluppo. Nella norma, contrapposizione e lotta, se va bene portano a paralisi, se va male portano al peggio.

La relazione si sviluppa fra due parti complementari. Perché possa avvenire è necessario che si verifichi una condizione: entrambe le parti devono trarre vantaggi, immediati e/o prospettici. Entrambe le parti devono comunque essere sempre disponibili a fare investimenti reciproci. Conviene che lo facciano, se vogliono avere risultati positivi: e tanto più lo fanno, tanto più diventa elevata la probabilità di ritorni interessanti (si chiama “investimento”, oppure “do ut des”).

Purtroppo questa verità sul concepimento di qualsiasi forma di vita – al di là della sua ovvietà – non è molto nota. Facciamo l’esempio della politica, e della contrapposizione che da sempre la caratterizza: la destra e la sinistra.

In realtà, dal punto di vista sociologico, le due funzioni che le rappresentano sono complementari e non opposte (tra l’altro matematicamente non hanno correlazione, si incrociano a 90°). La destra sono “io e i miei interessi”, che ovviamente per me hanno la precedenza. La sinistra sono “gli altri”, e il contesto nel quale devo vivere e con il quale mi devo confrontare e devo costruire.

E la vita per definizione è il “Noi”. Dovrebbe essere implicita la relazionalità positiva.

Non può esistere contrapposizione, ma solo complementarietà. E bisogna sempre trovare soluzioni che rispettino e medino sempre entrambe le esigenze. Non esiste l’alternativa. Altrimenti c’è lotta continua, tensioni e paralisi, tempo di vita buttato via. Invece di costruire costantemente la vita. Nota: il tema della relazione con gli altri, e dell’aiuto agli altri, è implicitamente ripreso anche dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, un documento fondamentale per la guida della nostra vita.

Abbiamo solo la vita, che ha una durata definita: quali le conseguenze

Bisogna sempre creare le condizioni perché la vita – da tutti i punti di vista – sia vissuta al meglio nel lungo periodo. Non abbiamo altro, e creare le condizioni per una continuità il più possibile sempre positiva è fondamentale. Quando le decisioni di “breve periodo” sono prese nel rispetto delle prospettive di lungo periodo, sono ok. Quando invece si prendono decisioni di “breve” per cercare di ottimalizzare fin da subito i ritorni, senza inserirle in una prospettiva di lungo periodo, allora possono nascere problemi, anche molto gravi.

Quindi grande attenzione alle decisioni di “breve”: la vita va avanti; dobbiamo sempre creare le condizioni perché vada avanti sempre possibilmente al meglio. Quindi: sempre grandi attenzioni al lungo periodo!

Purtroppo la cultura in cui siamo entrati negli ultimi 25-30 anni ci sta portando in una direzione diversa. La cultura che ci sta dominando è infatti quella del breve periodo, in forte misura imposta dalla finanza. La finanza è di fatto gestita fondamentalmente in logiche di breve: per dirla in modo semplice, il potere economico non è più gestito da imprenditori – che avevano visioni di lungo, e facevano investimenti per ritorni nel lungo periodo - ma è gestito da manager che ricevono imposizioni di obiettivi di brevissimo periodo.

Questo è il pericolo più grosso che stiamo correndo. Non ci sono più strategie di medio-lungo, nemmeno dal punto di vista politico. La vita di tutti è condizionata da ciò che alla finanza conviene adesso. E il nostro benessere futuro, per noi e per chi verrà?

Quindi?

Le direzioni da adottare sono ovvie.

In ogni caso paiono perfettamente interpretate anche dall’Agenda 2030. Facendo ragionare la gente sugli Obiettivi dell’Agenda, ed elaborando ciò che la gente ha depositato di importante nella propria mente, emerge una sorta di verità basica e fondamentale, che precisa sia obiettivi che metodi per raggiungerli.

Emerge che l’obiettivo della vita è uno solo: viverla sempre bene, possibilmente senza alcuna tensione.

Ed emerge che i metodi per viverla bene sono fondamentalmente due:

  • Viverla bene con tutti gli altri, creando solo relazioni positive, e aiutando chi ha necessità, così da ridurre le distanze, e le contrapposizioni negative che le distanze provocano (con ritorni molto interessanti per chi aiuta);
  • Viverla bene in un ambiente sano e rispettato.

di Remo Lucchi, Presidente dell'Advisory board di Eumetra MR

fonte dell'immagine di copertina: 123rf/ilixe48

mercoledì 7 settembre 2022