Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Il Wwf lancia un e-book per un’Italia sostenibile e solidale

Nell’ambito della campagna “Il mondo che verrà”, l’associazione ha chiesto il contributo di 13 esperti nelle discipline economiche e sociali.

di Andrea De Tommasi

Nel momento in cui si stanno definendo i piani per il rilancio del Paese, il Wwf ritiene che le scelte green non debbano essere considerate una variabile indipendente o accessoria dell’intervento pubblico. Per arricchire e alimentare la riflessione avviata con la campagna “Il mondo che verrà”. l’associazione ha raccolto i contributi di 13 menti creative nel campo della sostenibilità economica, ambientale e sociale (economisti, sociologi, esperti di settore e delle organizzazioni della società civile). Le testimonianze sono diventate un’e-book dal titolo “Costruiamo il futuro dell’Italia sostenibile e solidale”, di cui presentiamo una sintesi.

Catia Bastioli, amministratrice delegata di Novamont, azienda chimica italiana attiva nella green economy, ha invitato a valorizzare i progetti che numerose realtà dell’economia circolare e della bioeconomia italiane hanno messo in campo, per rilanciare l’economia coniugando innovazione e sostenibilità. Si tratta di iniziative che, ha sottolineato, sono utili non solo in termini di rigenerazione delle risorse naturali ma anche in termini di competitività e di creazione di nuovi posti di lavoro.

Elena Battaglini, responsabile dell’area di ricerca “Economia Territoriale” per la fondazione Di Vittorio - Cgil, si è chiesta quale governance fosse appropriata per l’innovazione e l'infrastrutturazione territoriale di relazioni sociali inclusive e solidali. L’approccio più corretto, secondo l’autrice, si può declinare su tre direttrici: coinvolgere in una collaborazione win win gli attori, in senso sia orizzontale che verticale, nel “farsi” politica pubblica; operare per implementare l’accessibilità delle infrastrutture e delle conoscenze innovative in termini di capacitazione (empowerment), specie dei gruppi e delle stratificazioni sociali più a rischio; coinvolgere altri attori interni ed esterni (upscaling).

Andrea Debernardi, ingegnere civile e esperto in pianificazione territoriale e ambientale, ha evidenziato cinque grandi strategie per trasformare la mobilità: governare la domanda, limitando gli spostamenti di merci e passeggeri e privilegiando forme di regolazione economica efficienti; proteggere ed incentivare la mobilità non motorizzata, anche in virtù del fatto una buona parte degli spostamenti si sviluppa sulle brevi distanze; orientare l’uso di veicoli motorizzati individuali verso gli spostamenti di medio raggio, limitandone gli uso meno efficienti, ad esempio nei centri urbani); costruire un sistema di trasporto pubblico integrato a scala nazionale, collettivo e condiviso, evitando però di sprecare risorse per rimettere in sesto aziende pubbliche inefficienti; adottare tecnologie “pulite”, incentivando l’elettrificazione dei parchi veicolari e l’impiego di combustibili alternativi.

Monica Di Sisto, giornalista e vicepresidente dell’Osservatorio italiano su Commercio e Clima, Fairwatch, ha proposto di istituire in Italia una unità interministeriale permanente di valutazione ex ante e monitoraggio non solo economica, ma anche sociale e ambientale dei flussi commerciali, in linea con i modelli di valutazione condivisi dall’Onu, per orientare il commercio verso il taglio delle emissioni, minimizzandone gli impatti sociali.

Mauro Gallegati, docente di macroeconomia all’Università Politecnica delle Marche, e Giacomo Gallegati, esperto di economie in via di sviluppo ed economia monetaria, hanno ricordato l’importanza del Green new deal europeo per rendere sostenibile l’economia dell’Ue, giudicando però il piano insufficiente, in termini di risorse, per raggiungere gli obiettivi climatici. Servirebbe, hanno osservato, un programma da 600 miliardi, finanziabili, tra l’altro, con queste misure: eliminazione dei sussidi pubblici alle attività dannose per l’ambiente (20 miliardi); orientare le politiche fiscali e impositive attraverso le tasse cosiddette green (5-10 miliardi); lotta all’evasione fiscale (100-120 miliardi) e recupero dei capitali nascosti nei paradisi fiscali (240 miliardi); patrimoniale annua sull’1% della ricchezza.

Enrico Giovannini, professore ordinario di statistica economica dell’Università di Roma Tor Vergata e portavoce ASviS, ha affermato che lo sviluppo sostenibile è la chiave per uscire dalla crisi, diventando meno vulnerabili a livello individuale e collettivo. Serve “un rimbalzo in avanti”, ha detto, per trasformare l’Italia, e il mondo intero, in un posto più resiliente e dunque meno vulnerabile agli shock futuri. Giovannini ha rilanciato una proposta dell’ASviS che prevede l’inserimento del principio di sviluppo sostenibile in Costituzione, come già fatto da altri Paesi come Norvegia, Francia e Svizzera. “Trasformiamo ora il nostro Paese e non sprechiamo questa ennesima occasione di miglioramento che abbiamo a portata di mano, anche grazie all’Unione Europea”, ha concluso Giovannini.

Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci, ha invitato a puntare sull’automotive come fulcro di una politica industriale pubblica sostenibile. Le sue proposte vanno dallo sviluppo rapido dell’auto elettrica, al potenziamento del trasporto pubblico locale, all’impulso alla mobilità “dolce” con la moltiplicazione delle piste ciclabili. Nell'ambito della mobilità nazionale, attraverso un potenziamento del trasporto su ferro sia di passeggeri che di merci. Suggeriti anche specifici programma di sostegno al car sharing e al car pooling.

Mario Pianta, professore di politica economica alla Scuola Normale Superiore di Firenze, ha concentrato il suo intervento sulla necessità di un nuovo intervento pubblico in economia, da attuare attraverso l’istituzione di un’Agenzia per gli investimenti pubblici; una holding pubblica che concentri le partecipazioni nelle grandi imprese (Enel, Eni); una banca pubblica di investimento che “finanzi, anche con capitale di rischio, lo sviluppo di nuove attività, estendendo o riorganizzando le iniziative presenti in Cassa depositi e prestiti e Invitalia”.

Andrea Roventini, professore di economia politica alla Sant’Anna di Pisa, ha illustrato i due progetti che ritiene fondamentali per guidare l’innovazione e per la realizzazione di un’economia decarbonizzata. Il primo prevede un percorso rapido di elettrificazione dell’economia, con la sostituzione dei combustibili fossi nei trasporti a vantaggio delle fonti verdi. Il secondo progetto riguarda lo sviluppo e la diffusione dell’idrogeno, che potrebbe alimentare i motori elettrici ma anche i processi siderurgici, permettendo di produrre l’acciaio.

Linda Laura Sabbadini, statistica, ha esposto la sua formula per la ripartenza del Paese, che dovrebbe svilupparsi su sette assi: imprese (incentivi all’ecosostenibilità, economia circolare); settore agricolo (misure per favorire lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile); manutenzione del territorio ed educazione ai rischi (riqualificazione edilizia, tutela dei beni culturali, messa in sicurezza da frane e alluvioni; bonifica delle aree inquinate); manutenzione e potenziamento delle infrastrutture; miglioramento dei servizi ambientali (raccolta, smaltimento, recupero e riciclaggio dei rifiuti); incentivi per la produzione di energia rinnovabile ed efficienza energetica; incentivi alla mobilità urbana sostenibile.

Alessandro Santoro, professore di scienza delle finanze presso il Dems dell’Università di Milano-Bicocca, ha avanzato l’ipotesi di ridisegnare l’insieme delle imposte ambientali, partendo dall’introduzione di una vera e propria carbon tax, e di rivedere con modalità selettiva le aliquote IVA in modo da favorire determinate filiere di produzione e consumo.

“Bisogna intervenire sull’equità territoriale, intergenerazionale e di genere”. Chiara Saraceno, sociologa, ha imperniato il suo intervento intorno a questi tre assi: “Senza un forte investimento sulle giovani generazioni, a partire dal sistema educativo, contrastando le disuguaglianze che si formano già dalla più tenera età e favorendo in ogni modo lo sviluppo delle capacità, sarà difficile qualsiasi rilancio”.

 

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di Andrea De Tommasi

martedì 30 giugno 2020