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Gli effetti della pandemia sulla felicità delle persone

I giovani sono coloro che hanno mostrato livelli più bassi di benessere, dice il World happiness report. Ma l'effetto di non essere occupati è meno grave rispetto alle persone più anziane.

di Giulia Pigliucci

Cosa ha realmente comportato la pandemia sul piano sociale, sulla vita di milioni di persone di ogni parte del mondo e quanto questa ha inciso sul reale raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 lo comprenderemo probabilmente quando la pandemia sarà alle spalle. Tuttavia alcuni segnali della sua ricaduta sulle nostre vite, sulle comunità e sui Paesi sono già evidenti: la forbice delle diseguaglianze si è allargata, il diritto alla salute è per molti, ma non per tutti.

Soprattutto ciò che è stato evidente sono gli effetti impressionanti che il Covid-19 ha avuto sul benessere delle persone, che trova la sua difesa quando vi è una forte coesione sociale, fiducia e consenso tra la popolazione e i governi che va ben oltre alla capacità di intervenire tempestivamente e in modo decisivo nella risposta all’emergenza. Questa capacità che ha permesso ad alcuni Paesi, soprattutto dell’Asia orientale, di avere dei risultati migliori di altri.

Da anni a livello internazionale organizzazioni e università sono impegnate nel valutare l’impatto che gli eventi e le politiche possono determinare sulle persone. Indubbiamente misurare il Prodotto interno lordo (Pil) è un dato insufficiente per capire se la dignità umana sia protetta e valorizzata. I nuovi concetti più integrati e olistici sono quelli dello sviluppo sostenibile, del benessere equo e sostenibile e anche della felicità, pur con tutte le difficoltà di poter riportare ad una misura uno stato emotivo e sentimentale delle persone e di poterlo comparare tra individui diversi, in culture differenti.

Ci sono già sono numerose stime dell’impatto del Covid-19 sul Pil mentre sono in corso nuove analisi sul suo effetto sul benessere delle persone.

È stato presentato recentemente il nono Rapporto mondiale sulla felicità  (World happiness report 2021), al quale hanno lavorato un gruppo di esperti internazionali legati a vario titolo alle Nazioni unite e che trae molti dati dal Gallup World Poll, sondaggio di opinione condotto a livello mondiale.

L’obiettivo del Rapporto è duplice: da un lato si concentra sugli effetti del Covid-19 sulla struttura e la qualità della vita delle persone e dall’altro descrive e valuta come i governi di tutto il mondo hanno affrontato la pandemia. In particolare, si cerca comprendere e spiegare cosa abbia permesso ad alcuni paesi di reagire ed avere risultati migliori di altri.

Oltre all’aumento del 4% del numero annuale di decessi vi è la costatazione che un enorme numero persone ha subito isolamento sociale, ha avuto una maggiore insicurezza economica, ha sofferto di ansia e malattie mentali. Il Covid-19 ha sconvolto ogni aspetto della vita per intere società, indebolendo il benessere.

Ciò nonostante il sondaggio del Gallup World Poll indica anche come vi sia stata una sorprendente capacità di resilienza e come le persone hanno valutato la loro vita in generale, nonostante il Covid-19. Dato questo che è stato confermato per l'Europa dai sondaggi dell'Eurobarometro e da diverse indagini nazionali.

Il virus si è diffuso in tutto il mondo, ma in modo diverso e in contesti molto differenti, mettendo in secondo piano i paesi in guerra, dove molti giovani, la povertà e l’esclusione sono diffuse e, semmai, esacerbando le condizioni di vita già difficili o facendo emergere il Covid–19 come rischio principale nei paesi più ricchi ed anziani, dove i governi e le popolazioni hanno reagito con capacità di risposta diverse.

Le emozioni sono state più volubili, più negative nei periodi di isolamento sociale, per poi avere un buon recupero. A livello mondiale è aumentato di circa il 10% il numero di persone che hanno detto di essere più preoccupate o tristi del giorno precedente.

I giovani sono coloro che hanno mostrato livelli più bassi di benessere rispetto ad altri gruppi di età, ma l'effetto di non essere occupati è quello meno grave rispetto alle persone più anziane. Ciò potrebbe indicare che è questa fascia di età che è più ottimista sulle future opportunità del mercato del lavoro post-pandemia.

I Paesi che hanno introdotto misure di protezione sociale per i lavoratori hanno, in generale, indicato un indice non molto basso del dato riconducibile al benessere. Per chi ha mantenuto il proprio posto di lavoro, una gestione solidale e la flessibilità del lavoro sono diventati fattori più importanti per il benessere durante la pandemia.

Inoltre, aspetti come la fiducia, il sostegno, l’inclusività, il senso di appartenenza al luogo di lavoro sono risultati importanti per accrescere la capacità di resilienza in tempi difficili, mentre altri aspetti come la realizzazione e l'apprendimento sul lavoro sono stati meno rilevanti.

Molto di quanto indicato dai due studi riguarda il tipo di approccio intrapreso dai governi nel determinare il benessere delle persone che può, in qualche modo, essere riconducibile al come si interviene in tanti Paesi del mondo, soprattutto i più fragili e poveri, con l’azione della cooperazione internazionale e allo sviluppo sostenibile che ha come primo obiettivo la tutela della dignità e dei diritti di ciascuno uomo vivente sulla Terra.

Un approccio che oggi, nell’era post Covid–19 che si sta prospettando almeno nei Paesi ricchi, andrebbe studiato e condiviso. Un modello quello della cooperazione e di sviluppo sostenibile che può dare un impulso ad un nuovo multilateralismo fondato sui diritti, capace di superare le frontiere dei nazionalismi, degli egoismi e dell’accaparramento, di accelerare il processo di cambiamento necessario per il nostro Pianeta.

Un cambiamento che passa dalla comunicazione: da una diversa narrazione che incida sul piano sociale e che consegua nuovi stili di vita individuali e comunitari, di quelli delle città e di ciascun Paese tesi al benessere di ciascuna persona umana e per il bene della nostra Casa comune.

di Giulia Pigliucci, consigliere nazionale Ferpi

* Tratto parzialmente dall’articolo di Andrea Stocchiero, policy Focsiv, e pubblicato per intero su www.insiemepergliultimi.it

giovedì 24 febbraio 2022