È possibile prevedere la nostra data di morte? Secondo un gruppo di ricerca danese sì
Life2Vec è l’intelligenza artificiale che può calcolare la durata di una vita. Proiezioni corrette al 78%, in base a età, salute, istruzione, occupazione, reddito. Uno strumento innovativo che solleva anche preoccupazioni etiche.
Vorremmo veramente sapere quando moriremo? Questa è la domanda a cui ha provato a rispondere uno studio pubblicato su Nature a dicembre 2023, prodotto da un gruppo di ricercatori danesi e americani che hanno elaborato un “modello di machine learning simile a quello usato per ChatGPT” per prevedere la durata della vita di un essere umano.
Questa AI, chiamata “Life2vec”, “ha analizzato i dati – età, salute, istruzione, occupazione, reddito e altri eventi della vita – di oltre sei milioni di persone originarie della Danimarca, forniti dal governo del Paese”, si legge nello studio, elaborando previsioni corrette al 78%.
“L’intera storia di una vita umana, in un certo senso, può essere considerata come una frase molto lunga che descrive ciò che è accaduto a una persona”, ha commentato Sune Lehmann, professore di Scienze delle reti e della complessità presso l’Università tecnica della Danimarca. È tramite l’analisi di queste vite, trascritte in sequenze di eventi, che sono state elaborate le previsioni.
Assimilando le informazioni fornite dal governo danese, Life2Vec è riuscito a compiere previsioni esatte per più di tre quarti dei casi di decessi analizzati tra il 2016 (anno di inizio dello studio) e il 2020. Il modello, sottolineano i ricercatori, è riuscito a predire anche altri tipi di eventi, come la “scelta di vivere all’estero”.
Oltre il camice bianco: l'intelligenza artificiale supera i dottori nella diagnostica medica
L’intelligenza artificiale ha dimostrato di elaborare diagnosi più efficaci dei dottori. Adesso il personale medico deve accettarlo. Ma sono solo i primi.
Il progetto esiste solo come studio e, per ovvie ragioni, non può essere messo a disposizione del pubblico. Nessun cittadino, ha sottolineato Lehmann, è stato messo al corrente dei risultati. “Sarebbe stato davvero irresponsabile”, oltre a creare evidenti problemi di privacy. Il gruppo di ricerca ha sottolineato: “Le leggi danesi sulla privacy rendono illegale l'utilizzo di questi dati per il processo decisionale sugli individui, come la stesura di polizze assicurative o le assunzioni”.
Ma i ricercatori danesi non sono stati gli unici a elaborare un “calcolatore della morte”, come è stata già soprannominata l’AI. Un team multidisciplinare della Stanford University ha sviluppato un’intelligenza artificiale in grado di produrre una stima sulla data di morte di un paziente terminale. La previsione, che potrebbe risultare altrettanto macabra, aiuterà il servizio di assistenza sanitaria a somministrare le cure palliative con i tempi adeguati. Questa tecnologia, si legge su Wired, “è stata pensata come un supporto al triage, uno strumento in più al servizio di medici e pazienti per impostare le terapie o intavolare le necessarie conversazioni sul fine vita per tempo”.
L’algoritmo è stato allenato su due milioni di cartelle cliniche elettroniche, in modo da sviluppare ampie conoscenze della casistica. Sulla base dei dati medici, spiegano i ricercatori, l’AI è in grado di indicare la probabilità di morte di un paziente in un periodo compreso tra i tre mesi e un anno.
I ricercatori ricordano che questo strumento potrebbe permettere ai pazienti terminali di organizzare per tempo decisioni importanti – come le cure a cui sottoporsi – prima di non essere più in grado di esprimere le proprie volontà.
Immagine di copertina: Veit Hammer/unsplash