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In Cina cresce l'attenzione sulla salute mentale dopo la morte di Coco Lee Man

Quasi cento milioni soffrono di depressione, ma il 90% non riceve cure adeguate e molti tendono a mascherarla. Pechino promette terapie all’80% dei pazienti entro il 2030, ma non sarà facile, ammette il Global times.

di Maddalena Binda

Il suicidio della cantante sino-americana Coco Lee Man ha portato l’attenzione dei social e dei media cinesi sulla smiling depression, una forma di depressione in cui una persona maschera la propria ansia e il proprio malessere dietro un sorriso. Con un post pubblicato su Weibo, un social media cinese simile a Twitter, la sorella della cantante aveva comunicato che Coco Lee era morta in ospedale mercoledì 4, dopo aver tentato il suicidio la domenica precedente. Aveva 48 anni e da tempo le era stata diagnosticata una depressione.

Come riporta il Global times, un tabloid prodotto dal giornale del Partito comunista cinese Quotidiano del popolo, sui social le persone hanno iniziato a porsi domande sulla depressione, incluso come coglierne i segnali e le azioni da prendere. “È difficile per il pubblico notare i sintomi di un paziente con smiling depression, ma le persone che gli sono vicine potrebbero cogliere cambiamenti nel modo in cui il paziente reagisce al mondo esterno” ha spiegato al Global times Zhang Kan, ricercatore presso l’Institute of psychology della Chinese academy science.

Il disturbo depressivo è una malattia psichiatrica comune. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità 280 milioni di persone soffrono di depressione. “L’incidenza in Cina è alta, con oltre 95 milioni di persone che ne soffrono, secondo un sondaggio sulla salute mentale dei cittadini cinesi pubblicato su The lancet nel settembre del 2021”, riporta il Global times.

Come titolava The economist in un articolo del 2022 “la crisi della salute mentale in Cina sta peggiorando” a causa della pressione provocata dalle restrizioni per contenere il Covid-19 e dalle preoccupazione legate al rallentamento dell’economia e alla disoccupazione giovanile. “Ma il governo in sé è una grande parte del problema” scriveva il settimanale inglese “usa la psicoterapia per plasmare cittadini accondiscendenti e socialmente conservativi”.

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Le sfide da affrontare

Il sondaggio pubblicato su The lancet rileva un altro dato preoccupante: oltre il 90% delle persone che soffre di depressione non riceve una cura. “Il fatto che molte persone cinesi abbiano difficoltà ad esprimere le proprie emozioni (“alessitimia”) potrebbe essere uno dei motivi di questa situazione, affermano gli esperti, in aggiunta ad altre cause come le risorse mediche inadeguate, la lunghezza e i costi elevati delle cure” sottolinea il Global times. “Seguire un percorsi di psicoterapia per la depressione in un ospedale di Pechino può costare fino a 10mila yuan (circa € 1250 ndr) e i pazienti devono aspettare circa uno-due mesi prima di ricevere counseling psicologico” prosegue il quotidiano cinese.

Mancano anche i medici: come evidenzia il Global times sono circa 40mila gli psichiatri registrati in Cina, mentre si stima che le persone con disturbi mentali siano oltre 200 milioni.

Per affrontare i problemi legati alla salute, compresa quella mentale, nel 2019 è stata lanciata la campagna Healthy China: tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 c’è garantire l’accesso alle cure ad almeno l’80% delle persone che soffrono di depressione.

fonte dell'immagine di copertina: bbc.com

mercoledì 12 luglio 2023