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Il cambiamento climatico è la maggiore minaccia per la salute umana

Aumentano i rischi di malnutrizione, di trasmissione delle malattie infettive e di traumi. La crescita dei costi sanitari potrebbe aggravare le situazioni di povertà. Le soluzioni per ridurre le emissioni offrono benefici anche per la salute.

È il cambiamento climatico la principale minaccia per la salute umana. Secondo le stime diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tra il 2030 e il 2050 ci potrebbero essere 250mila morti in più ogni anno per malaria, diarrea, ondate di calore e malnutrizione a causa dei cambiamenti climatici e i costi connessi alla salute potrebbero essere pari a due-quattro miliardi di dollari annui entro il 2030.

Risulta sempre più evidente come la salute e il benessere delle persone siano strettamente legati alla salute dell’ambiente e degli animali. Per affrontare i rischi per la salute occorre, quindi, adottare un approccio One health che prevede l’integrazione di discipline diverse per assicurare una salute globale.

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Anche l’Italia si sta lentamente muovendo in questa direzione: lo scorso 22 giugno è stato presentato alla Camera l’Intergruppo parlamentare “One health”. Scopo dell’Intergruppo è definire, entro fine legislatura, dei provvedimenti per introdurre un modello di governance che superi l’attuale frammentazione delle politiche in materia di salute ambientale, umana e animale.

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I principali rischi per la salute

Gli effetti dei cambiamenti climatici possono essere numerosi, a partire dall’impatto delle ondate di calore. Crampi, colpi di calore e ipotermia, oltre al peggioramento dei problemi cardiovascolari e respiratori cronici, sono tra le principali conseguenze sulla salute umana. Tra il 2000 e il 2016 125 milioni di persone in più sono state esposte alle ondate di calore, una cifra destinata a crescere con l’aumento della frequenza e dell’intensità di questo evento estremo.

A causa della crisi climatica in futuro potrebbero aumentare anche i casi di malnutrizione: secondo il Programma alimentare mondiale (Wfp) delle Nazioni unite, il rischio di soffrire la fame potrebbe aumentare del 20% entro il 2050 se non verranno adottate misure per mitigare e prevenire l’impatto dei cambiamenti climatici. Siccità e alluvioni potrebbero ridurre le rese agricole, causando un aumento dei prezzi dei beni alimentari e diminuendo le possibilità di accedere a una alimentazione sana ed equilibrata.

L’utilizzo dei combustibili fossili e gli incendi posso peggiorare la qualità: secondo l’Oms nel 2019 il 99% della popolazione globale respirava aria la cui qualità non rispettava le linee guida stabilite. L’esposizione a elevati livelli di inquinamento atmosferico può provocare ictus, problemi cardiaci, tumori ai polmoni e disturbi respiratori cronici e acuti. Nel 2019 sono state 4,2 milioni le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico.

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L’incognita delle nuove malattie

Come la diffusione del Covid-19 ha dimostrato, a causa della distruzione degli habitat naturali e della deforestazione possono verificarsi casi di zoonosi, in cui un virus passa da una specie a un’altra, incluso l’uomo.

Potrebbero, inoltre, emergere nuove malattie causate da batteri e virus congelati nei ghiacciai e nel permafrost. Non è un’ipotesi fantascientifica. Nel 2016, nella regione siberiana di Yamal-Nenets, un bambino è morto e oltre 70 persone sono state ricoverate dopo essere state infettate dall’antrace. Un’insolita ondata di calore ha portato alla fusione del permafrost e allo scongelamento di una renna infetta dall’antrace.

Il riscaldamento globale favorisce la diffusione di malattie infettive trasportate da zecche e zanzare. Temperature alte e tassi di umidità elevati favoriscono, ad esempio, la proliferazione delle zanzare che trasmettono la febbre dengue. È quanto sta avvenendo in Europa dove, grazie anche al clima più caldo, il numero di riproduzione di base, ovvero la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva non controllata, della febbre dengue è aumentato del 17,3% tra il 1986 e il 2020 rispetto al periodo 1951-1985.

Oltre l’eco ansia: l’impatto sulla salute mentale

Da quando gli effetti dei cambiamenti climatici sono diventati più evidenti si è cominciato a parlare anche di eco-ansia, definita come la paura cronica della rovina ambientale. Uno studio pubblicato su The Lancet a dicembre 2021 ha rilevato che il 45% dei 10mila giovani tra i 16 e i 25 anni di dieci Paesi si sente negativamente impattato dai pensieri legati al cambiamento climatico. L’angoscia per il cambiamento climatico è associata alla paura di non avere un futuro, al fatto che l’umanità sia “condannata” e che i governi non rispondano adeguatamente.

In generale l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute mentale è ancora poco considerato. Le temperature estreme, oltre alle conseguenze fisiche, possono causare stress e ansia e peggiorare i disturbi comportamentali. L’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, come alluvioni, comporteranno un maggior numero di casi di stress post-traumatico. Sempre più persone, inoltre, saranno costrette a spostarsi a causa dei cambiamenti climatici o a dover ricostruire le proprie case e le infrastrutture, con impatti significativi sul proprio benessere.

Non più tardi di sei mesi fa gli esperti del World economic forum, nel Global risk report 2023, hanno avvertito che la mancata risposta ai cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono tra i primi cinque rischi più gravi che il mondo deve affrontare a lungo termine.

La spesa per le cure

A essere maggiormente colpiti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici saranno le persone più vulnerabili, come donne, bambini e anziani, o che vivono in condizioni di povertà.

A causa dei cambiamenti climatici, inoltre, le spese, anche mediche, aumenteranno, aggravando la situazione delle persone con limitate risorse economiche. Secondo i dati dell’Oms nel mondo oltre 930 milioni di persone spendono almeno il 10% del proprio budget per pagare le cure sanitarie e gli shock di salute spingono già 100 milioni di persone in povertà ogni anno.

Soluzioni win win

C’è una buona notizia. Alcune delle misure per contrastare il cambiamento climatico comportano benefici anche per la salute. Basta pensare alle politiche per la mobilità sostenibile: scegliendo di spostarsi a piedi o in bicicletta si potrebbe ridurre l’inquinamento causato dalle polveri sottili, che ogni in anno in Italia causa circa 60mila morti premature, e favorire l’attività fisica. O alla creazione di aree verdi nelle città, che oltre a garantire raffrescamento, potrà contribuire al benessere delle persone, riducendo i livelli di ansia e di stress.

Anche le scelte alimentari potranno aiutare a ridurre le emissioni di gas serra e contemporaneamente favorire uno stile di vita più sano. La Eat-Lancet Commission, ad esempio, ha stilato alcune linee guida per una “dieta della salute planetaria” che prevede una alimentazione ricca di verdure, frutta, legumi e cereali integrali e un consumo moderato di proteine animali.

mercoledì 28 giugno 2023