La biodiversità dell’oceano e l’epidemia
L'Ocse ha definito quattro aree di intervento per i governi che vogliono contribuire in modo permanente alla biodiversità e alla qualità dell'oceano.
di Luca De Biase
L’Ocse ha studiato le connessioni tra la frenata nel consumo di risorse limitate sul pianeta dovuta alla scelta di contenere la pandemia con il lockdown e le condizioni della biodiversità nell’oceano. I miglioramenti che si osservano sono limitati e temporeanei. Il blocco del turismo e la limitazione dei viaggi contribuiscono sicuramente a questo risultato. Ma di certo non basta a ottenere un miglioramento duraturo.
Ma la crisi economica seguita come effetto collaterale alle scelte operate per contenere l’epidemia del Covid-19 ha convinto i governi a dotarsi di vaste risorse da investire: un modo intelligente per farlo è investirli avendo chiaro che cosa può essere fatto per la qualità dell’ambiente. Gli studi dell’Ocse sulla biodiversità marina, la pesca e l’allevamento dei pesci, le modificazioni delle cose, l’inquinamento di plastica, la cooperazione internazionale, la scienza e l’innovazione oceanica, la finanza per la sostenibilità mostrano che in un sistema complesso tutto è interdipendente e che le politiche da decidere e perseguire con vigore devono essere consapevoli e strategiche.
Ci sono quattro aree di intervento per i governi che vogliono contribuire in modo permanente alla biodiversità e alla qualità dell’oceano:
- 1. Allineare i finanziamenti agli obiettivi di sostenibilità oceanica, cominciando dalla rimozione dei finanziamenti che hanno l’effetto opposto;
- 2. Ripensare i modelli di business esistenti nel turismo, nei viaggi, nei consumi, nella produzione per avviarla verso l’economia circolare;
- 3. Rafforzare gli investimenti in scienza e innovazione per l’oceano;
- 4. Adottare un approccio olistico alla politica per l’oceano la cui complessità non si governa senza dedicare un’attenzione riformatrice all’artificiale divisione delle giurisdizioni e alla strutturale frammentazione delle responsabilità. L’immensità del problema richiede che tutti, nei governi e nelle organizzazioni sovranazionali, si muovano nella stessa direzione.
di Luca De Biase, giornalista