Crisi climatica, la temperatura aumenta anche nelle grotte
Lo speleologo e divulgatore Tullio Bernabei approfondisce le modalità attraverso le quali il riscaldamento globale raggiunge il mondo sotterraneo e le conseguenze per il pianeta e per l'uomo.
di Lorenzo Arduini
Anche nelle grotte la temperatura sta aumentando per effetto del riscaldamento globale. Un fatto che non sta avendo la stessa risonanza mediatica dello scioglimento dei ghiacciai, ma che comporta anch'esso notevoli conseguenze per il pianeta e per la vita dell'uomo.
Un recente studio di Friedrich Obleitner, Christoph Spötl e Martin Trüssel ha rilevato come in quattro grotte alpine tra Austria e Svizzera (le austriache Rasslsystem, Spannagelhöhle, Hundsalm Eis und Tropfsteinhöhle e la svizzera Schrattenhöhle) le temperature dell'aria negli ultimi vent'anni siano aumentate di 0,2° gradi ogni decennio, circa la metà di quelle osservate all'esterno.
Un secondo studio, questa volta proveniente dalla Francia, del paleoclimatologo Dominique Genty ha rilevato un aumento di un grado negli ultimi trent'anni nella grotta di Villars, in Dordogna.
Abbiamo approfondito la questione con lo speleologo e divulgatore Tullio Bernabei, uno dei tre coordinatori del progetto nazionale di citizen science "Underground Climate Change”, del quale abbiamo già parlato sul nostro giornale.
Come commenti questi studi? A tuo avviso sono importanti?
Devo premettere che questi sono studi “spot”, in quanto si riferiscono a situazioni locali. La temperatura atmosferica si propaga nel sottosuolo e nelle grotte in un arco di tempo variabile, che dipende dalla profondità e dalla distanza della cavità dalla superficie. Una grotta a 40-50 metri di profondità, come quella al centro dello studio francese, è dunque molto più suscettibile al cambiamento climatico rispetto a una più profonda. Le grotte dello studio austriaco sono caratterizzate da una profondità intermedia, per cui lì la temperatura aumenta con un'inerzia termica, ovvero il tempo di propagazione della temperatura nel sottosuolo, maggiore.
L'inerzia termica dipende solo dalla profondità della grotta?
No, dipende da molti fattori, è una funzione estremamente complessa dal punto di vista matematico: oltre alla profondità, a influenzarla ci sono la tipologia della roccia, la presenza di fratture, la presenza di circolazione di aria e/o di acqua. Occorrono dunque modelli complessi, che per le grotte ancora non sono stati ultimati, dato che la fisica del clima del sottosuolo è una scienza ancora giovane, è iniziata solo 20-25 anni fa e sta muovendo i primi passi. In linea generale, possiamo dire che più una grotta è isolata dalla superficie, maggiore è l'inerzia termica. Se però nella grotta scorre un fiume sotterraneo proveniente dalla superficie, la temperatura dell'acqua condiziona più velocemente l'atmosfera del sottosuolo a parità degli altri fattori.
Un anno fa è partito il progetto “Underground Climate Change”. Qual è lo stato dell'arte?
Capire “come funziona” l'inerzia termica è l'obiettivo del progetto. In questi primi mesi stiamo raccogliendo i valori delle temperature misurate nelle grotte italiane dall'inizio del XX secolo, in modo da poter fare un confronto con quelle attuali. Questo confronto avrà certamente una validità scientifica limitata, in quanto in molti casi non sappiamo quali strumentazioni siano state utilizzate negli studi di molti decenni fa, oppure come fosse stato tarato il termometro, però potrà comunque fornire indicazioni utili. Il secondo passo del progetto riguarda l'implementazione di un protocollo tecnico-scientifico unico nell'attuale monitoraggio, messo a punto da una commissione scientifica poche settimane fa. Il protocollo indica quali strumentazioni installare e in quali punti delle grotte, oltre alle procedure da seguire per rilevare la temperatura e confrontare i dati. Il costo di una stazione di monitoraggio di questo tipo si aggira sui 1000-1500 euro, cifra più che affrontabile per un ente locale o per una federazione speleologica. Stiamo infine caricando sui nostri database i dati dei monitoraggi relativi a un centinaio di grotte in tutta Italia risalenti non solo al secolo scorso, ma anche agli ultimi vent'anni. Passeremo poi alla fase di interpretazione dei dati.
Perché è importante studiare l'aumento della temperatura delle grotte?
Innanzitutto perché le grotte sono ecosistemi con una grande varietà di esseri viventi. Molte di queste specie risentono delle variazioni della temperatura, che possono causare la loro migrazione e, in certi casi, anche l'estinzione. Un esempio sono i pipistrelli, che si stanno spostando verso nord e ad altitudini sempre più elevate, con ripercussioni sui parassiti e sugli insetti di cui si nutrono. Poi c'è il tema della temperatura dell'acqua che scorre nelle falde sotterranee: il suo aumento può comportare variazioni sulla composizione chimico-fisica dell'acqua e, di conseguenza, sulla sua potabilità. Infine le grotte, in particolare quelle più isolate ma di facile accesso, potrebbero in futuro essere utilizzate dall'uomo per stoccaggio di materiali o per insediamenti di qualche tipo, essendo luoghi dove l'aumento delle temperatura arriva più tardi nel tempo.
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Esistono delle azioni che si possono intraprendere per mitigare l'aumento della temperatura nelle grotte?
Purtroppo non esistono azioni specifiche, dato che la temperatura delle grotte dipende da quella di superficie e da quella dell'acqua. Possiamo solo avere più attenzione nella tutela degli ambienti sotterranei, evitando innanzitutto di inquinarli, dato che, per i motivi appena detti, potrebbero diventare luoghi sempre più importanti nei prossimi decenni.
Copertina: ddcreativohn/Pixabay