Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Torna l'incontro annuale dei futuristi italiani

Strategic foresight a livello nazionale ed europeo, buone pratiche, percorsi formativi al centro del settimo convegno AFI nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile. 

Il 16 maggio a Milano al Palazzo delle Stelline si tiene il settimo incontro di AFI-Associazione dei Futuristi Italiani. Tre informazioni mi sembrano interessanti. La prima è che si tratta del settimo incontro, il che significa che anche nel nostro Paese lavorano professionisti di futuro già da diversi anni. La seconda informazione è legata all’espressione che ho appena usato, quella del lavorare con il futuro in termini professionali. Non a caso, il titolo dell’incontro è quello di “Professione futurista”. Ci ritorno fra un attimo. La terza informazione è che l’incontro si svolge all’interno del Festival dello sviluppo sostenibile organizzato da ASviS.

Ci sono molti modi diversi di approcciare il futuro. Da una parte il futuro ci serve, è un elemento costitutivo della nostra natura; sappiamo che le persone ‘senza futuro’ sono persone che vivono condizioni tragiche. Nonostante questa diffusa consapevolezza scopriamo però che spesso non sappiamo come parlare, discutere, articolare, usare il futuro. I futuri di cui si parla sono quasi sempre semplici proiezioni del presente, si basano su ciò che già vediamo attorno a noi e lo ingigantiscono – le stesse tecnologie, solo un po’ più mature; gli stessi prodotti, ma con più gadget; gli stessi problemi, un po’ peggiori. La situazione però forse più diffusa è quella dell’incapacità di sviluppare un discorso sensato sul futuro, della difficoltà di vedere e articolare i futuri possibili verso cui stiamo andando. Il coraggio di tenere gli occhi aperti sul futuro diminuisce, sostituito da disorientamento e sfiducia. La capacità di aspirare si rinsecchisce.

L’attitudine contemporanea forse più diffusa non considera il futuro come un normale argomento di discussione e quando capita di parlarne se ne parla in modo piatto, schematico, ripetitivo, vuoto. Abbiamo già accennato alle due attitudini più diffuse: quella di vedere il futuro come un insieme di gadget tecnologici e quella di un futuro caratterizzato da molteplici profezie di sventura (clima, energia, acqua, crisi economica, terrorismo, ecc.). Per la prima attitudine domani avremo televisori più grandi o telefonini capaci di fare cose impensabili – secondo una logica che vede il futuro come una diretta continuazione del presente: i prodotti di domani faranno di più di quello che fanno i prodotti di oggi. La seconda attitudine guarda al futuro dal punto di vista dei problemi attuali e li vede come ineluttabilmente destinati ad aggravarsi.

Nei momenti di crisi molti si improvvisano ‘esperti di futuro’ e riempiono i giornali e i programmi televisivi di previsioni più o meno occasionali. Il futuro però è troppo importante per lasciarlo nelle mani di dilettanti o di ciarlatani. Così come non ci piacerebbe mettere la nostra salute nelle mani di dottori improvvisati, perché mai dovremmo mettere il nostro futuro nelle mani di esperti improvvisati? Chiediamoci sempre: quali credenziali vengono offerte da chi parla di futuro? Per questo sostengo che lavorare con il futuro è una attività professionale che richiede una specifica forma mentis e specifiche competenze.

Queste competenze non si improvvisano, ma richiedono un serio lavoro di formazione teorica e lavoro sul campo, come per qualunque altra competenza professionale. Così come nessuna persona seria decide di correre la maratona senza un adeguato allenamento, lo stesso vale per il futuro. In fondo stiamo parlando della nostra vita e di quella delle persone che ci sono care. Si tratta di questioni serie e impegnative, da cui dipende la qualità della nostra vita futura, individuale e collettiva. Non sarebbe né ragionevole né responsabile pensare di affrontare il tema del futuro in modo naïve, ingenuo o improvvisato, senza una adeguata preparazione.

L’incontro del 16 aprile a Milano si articola in due momenti: una parte più istituzionale e una parte legata alla presentazione e discussione di alcuni eccellenti interventi di futuro. La prima parte include interventi del sottoscritto, quale Presidente AFI, di Christine Pfeiffer, responsabile degli Studi di futuro dell’Unesco, Enrico Giovannini per ASviS, Enrico Sassoon per la Harvard Business Review, e Donato Speroni per FUTURAnetwork.

La presentazione di alcuni selezionati interventi sul campo include i Laboratori di futuro per l’analisi del mercato del lavoro locale sviluppati in Piemonte (interventi di Elena Antoniazzi e Massimo Tamiatti dell’Agenzia Piemonte Lavoro), La previsione strategica nella programmazione unitaria del Gal Prealpi e Dolomiti (intervento di Matteo Aguanno, direttore del Gal), Gli Atelier dei futuri del progetto Re Care: una proposta per promuovere resilienza nelle strutture sanitarie (Deli Salini, della Scuola universitaria federale per la formazione professionale di Lugano), i laboratori dello Speculative Design Hub sui futuri della moda, (Joice Preira, con-direttrice dello Speculative Design Hub - Italian Institute for the Future, e Arianna Mereu, Polimoda), Tendenze e scenari della New Space Economy (Pietro Guerrieri, D-Orbit). L’ingresso è ovviamente gratuito, previa registrazione scrivendo a info@futuristitaliani.it.

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giovedì 11 maggio 2023