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Oltre la cattedra: il podcast per esplorare e apprendere l’innovazione a scuola

La pandemia ha portato molti cambiamenti anche tra i banchi di scuola. Percorsi di secondo welfare li sta raccontando grazie al contributo di esperti ed esperte di pedagogia e psicologia, professionisti che si occupano di processi educativi ed edilizia scolastica, ma anche di chi sta sperimentando approcci didattici innovativi.

di Giulia Greppi

lunedì 30 ottobre 2023
Tempo di lettura: min

Quando nel 2020 la pandemia è diventata un fatto reale, la chiusura delle scuole ha messo a dura prova un sistema scolastico già in difficoltà, esacerbando disuguaglianze e problemi di apprendimento. Al contempo, la didattica a distanza ha dato una spinta propulsiva ai processi di digitalizzazione che già precedentemente, con lentezza, erano stati avviati nelle scuole.

La quotidianità di tutte le persone è stata scandita da videochiamate e attività di fronte a uno schermo. Secondo una ricerca del EdWeek Research Center, il tempo di utilizzo degli schermi per bambini e bambine tra 4 e 12 anni (in inglese screen time, ST) è aumentato in media di 1.75 ore nei mesi dell’emergenza, assestandosi poi a poi 1.11 ore in più del livello pre pandemico.

Studenti e studentesse, ma anche professori, professoresse e famiglie hanno dovuto mettersi in gioco di fronte alle lezioni che dalle scuole arrivavano direttamente nelle case, con tutti i rischi e le opportunità che questo cambio di paradigma comportava.

Rientrare a scuola

Gli impatti della DAD, spesso negativi come raccontato anche dalle rilevazioni di Istat, sono stati numerosi. Ma la vera sfida per il mondo della scuola è stata forse quella del post-lockdown: tornare in aula, mantenere le distanze ma soprattutto mantenere alto il livello di attenzione. Si stima che la Gen Z abbia una soglia dell'attenzione molto bassa (in media 8 secondi). Come riporta il Guardian, gli insegnanti hanno adattato le lezioni per accogliere tempi di attenzione brevi. Gli esiti nei singoli contesti sono stati molto diversi, nel Regno Unito così come nelle altre scuole del mondo, influenzati sia dalla preparazione che dalla capacità di adattamento di tutte le parti coinvolte.

Possiamo dire che le innovazioni digitali e tecnologiche implementate negli scorsi decenni hanno portato le nostre società ad adattarsi, velocizzando i tempi, moltiplicando le opportunità ma anche i bisogni sociali. La pandemia ha dato però una spinta a cui, forse, non eravamo del tutto pronti. E che ha avuto effetti soprattutto sulla scuola.

Il Laboratorio di ricerca Percorsi di secondo welfare, con il supporto di Bolton Hope Foundation, ha scelto di guardare ai nuovi bisogni nati all’interno delle mura scolastiche dopo la pandemia. Lo sta facendo con Nova Schol@, una ricerca su come l'innovazione digitale della didattica influenzi l’inclusione sociale. In questa cornice è nato il podcast Oltre la cattedra, un percorso che vuole portare lo sguardo al di là della forma didattica tradizionale - oltre la cattedra, appunto - per esplorare metodi alternativi e possibili per fare scuola rispondendo alle necessità di una società in forte evoluzione.

Oltre la cattedra

I temi approfonditi da Francesco Gaeta, giornalista, voce e ideatore del podcast, e Giulia Greppi, giornalista esperta di comunicazione che si occupa degli aspetti editoriali per Secondo Welfare, sono tantissimi.

Ascoltando le varie esperienze educative, ci si accorge che da tempo ci sono figure esperte di didattica e pedagogia che cercano di migliorare il sistema scolastico. Tra i vari problemi, c’è quello della carenza di insegnamento nelle discipline STEM: insegnare e imparare la matematica e le discipline scientifiche ancora è difficile in Italia, e ancora si vive un divario di genere.

A proposito di innovazione didattica, una delle prime evidenze rilevanti è che dopo la pandemia c’è stata la necessità di cambiare lo spazio per permettere a studenti e studentesse di essere protagonisti e non spettatori passivi della lezione. Esistono esperienze come la  Rete Nazionale Scuole DaDa che stanno cercando di portare nelle scuole pubbliche una differente cultura dell’ambiente scolastico. Ad esempio creando aree tematiche dove l’insegnante resta fisso nel corso delle ore, mentre ragazzi e ragazze al cambio dell’ora si spostano tra le classi.

C’è poi il Movimento Avanguardie Educative,che propone metodologie didattiche chiamate “idee” che rendono più agile la lezione. Un esempio è il “debate”, per cui - anche in lingua straniera - ragazzi e ragazze si trovano a dover argomentare un tema di fronte al resto della classe. Oggi ne fanno parte oltre 1.500 scuole sparse per tutta la Penisola.

Il learning-by-doing, l’importanza data alle competenze trasversali, la ricerca di una maggiore chiarezza e comunicazione per dare una valutazione che non sia un giudizio sono tutte strade che i e le docenti stanno prendendo per favorire una didattica che sia più inclusiva, più a misura di persona.

Sono tutte esperienze fondamentali per creare cittadini e cittadine del futuro. E che insegnano come sia necessario promuovere una didattica basata anche sulla curiosità, che preveda uno spazio per le domande e la conoscenza di sé.

Il podcast è disponibile su Spotify.