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La green economy vale già 5mila miliardi l’anno e cresce più dei settori tradizionali

Investimenti, tecnologie in maturazione e accesso a capitali più convenienti ne alimentano l’espansione. Ma restano barriere significative su costi, regolazione e scalabilità. Il rapporto del World economic forum.

giovedì 11 dicembre 2025
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Nonostante i segnali contrastanti e i titoli che parlano di una transizione in rallentamento, gli investimenti green continuano a crescere. Il nuovo rapporto del World economic forum, “Already a multi-trillion-dollar market: Ceo guide to growth in the green economy”, stima un valore annuale superiore ai cinquemila miliardi di dollari, che rende la green economy il secondo settore più dinamico al mondo dopo la tecnologia. Le imprese attive nei mercati della transizione registrano una crescita dei ricavi in media doppia rispetto ai settori convenzionali. In molti casi accedono anche al capitale a costi più bassi e godono di valutazioni più elevate nei mercati finanziari, segnale di un interesse strutturale da parte degli investitori.

Il Rapporto guarda anche al futuro: entro il 2030 il mercato verde potrebbe superare i 7mila miliardi di dollari, spinto dalla maturazione delle tecnologie pulite, dall’elettrificazione e dalla crescente domanda di soluzioni per la decarbonizzazione. Questa dinamica non cancella però la complessità del settore. Il Wef sottolinea che entrare e restare competitivi nei mercati green richiede innovazione continua, capacità di ridurre i costi delle tecnologie emergenti e una relazione costante con regolazione e capitali pazienti. Si tratta di una crescita concreta e reale, dunque, ma non automatica.

Dove si concentra la crescita: tecnologie, capitali, regolazione
  • Tecnologie che maturano, ma non alla stessa velocità. Il Wef vede nei prossimi anni un’accelerazione nell’elettrificazione dei trasporti, nell’energia rinnovabile, nello stoccaggio, nel retrofit edilizio, nell’idrogeno verde e nell’efficienza industriale. Sono i sei cluster ritenuti più promettenti entro il 2030. Il divario tra tecnologie mature e tecnologie nascenti resta comunque ampio: molte richiedono ancora investimenti significativi per ridurre i costi e raggiungere una scala competitiva. Il report richiama anche il tema dei “green premiums”, ovvero i costi ancora superiori di molte soluzioni low-carbon rispetto alle alternative tradizionali. Ridurli è essenziale per aprire nuovi mercati.

  • Infrastrutture sotto pressione. Il Wef evidenzia un rischio sistemico spesso trascurato: la crescita tecnologica non è sempre accompagnata da un adeguato sviluppo infrastrutturale. Reti elettriche insufficienti, colli di bottiglia nelle catene di fornitura e la dipendenza da materiali critici possono rallentare la diffusione delle tecnologie pulite, anche quando il mercato è pronto.
  • Accesso ai capitali: migliore per chi è già posizionato. Le aziende attive nella green economy tendono ad attrarre capitale più conveniente e investimenti più stabili. Questa condizione riguarda però soprattutto imprese già consolidate. Per startup e Pmi l’accesso ai capitali resta un punto critico, aggravato dall’incertezza normativa e dai cicli di policy.
  • Regolazione: tra opportunità e incertezza. La regolazione continua a essere un driver decisivo: incentivi, fondi pubblici, standard industriali e politiche climatiche possono accelerare o frenare interi segmenti. Il Wef distingue chiaramente tra crescita trainata dal mercato (come per pompe di calore e rinnovabili) e crescita trainata dalla policy (come idrogeno, biocarburanti sostenibili e Ccs).

Navigare questo equilibrio, anticipare le evoluzioni normative e contribuire alla definizione degli standard è parte integrante della competitività. Allo stesso tempo, il report riconosce un rischio: politiche disallineate tra Paesi o modifiche improvvise possono bloccare investimenti e creare volatilità.

Le lezioni delle imprese che crescono davvero

Secondo l’analisi del Wef, le aziende che riescono a scalare nei mercati green condividono tre caratteristiche principali:

  • spingono con rigore sulla maturità tecnologica, riducendo costi e aumentando performance;
  • costruiscono relazioni solide con regolatori e stakeholder, contribuendo a definire mercati stabili;
  • accedono a capitale intelligente, spesso tramite partnership e modelli finanziari innovativi.

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Copertina: Josh Power/unsplash