Calo degli aiuti allo sviluppo, invecchiamento e paura dell’Ai: gli allarmi dell’Ocse sul futuro
Gli Aps scendono a -17% nel 2025, anche a causa dei tagli alle istituzioni multilaterali. I megatrend che preoccupano di più i cittadini Ocse sono transizione digitale e popolazione anziana. Servono interventi statali di qualità.
Gli aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) non sono più quelli di una volta. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) prevede un crollo dei fondi verso i Paesi in via di sviluppo dal -9% del 2024 a -17% nel 2025 (rispetto al 2023), segnando un’altra battuta di arresto per uno degli strumenti di cooperazione internazionale più diffusi dei nostri giorni.
Il calo è dovuto ai tagli annunciati da quattro principali fornitori di aiuti: per la prima volta in quasi 30 anni Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti hanno ridotto i loro Aps nel 2024, e se i tagli annunciati per il 2025 saranno confermati sarà la prima volta nella storia che tutti e quattro gli Stati ridurranno l’Aps contemporaneamente per due anni consecutivi. L’Ocse prevede una leggera ripresa nel 2027, quando si tornerà livelli del 2020.
A soffrirne di più saranno i Paesi poveri. Nel 2025, questi Stati registreranno un calo del 13-25% degli aiuti – nell'Africa subsahariana si parla di 16-28%. Come se non bastasse, i tagli previsti alle organizzazioni multilaterali potrebbero peggiorare la situazione. Nel 2023, quasi la metà degli Aps sono stati erogati tramite canali multilaterali. E se queste istituzioni verranno smantellate, va da sé che non ci sarà più tanto spazio per la cooperazione. Per evitare gli scenari peggiori, dice l’Oms, bisognerà “collaborare con i Paesi e i territori che ricevono gli aiuti per trovare soluzioni volte a colmare le lacune finanziarie e a proteggere e sostenere l'attenzione sui programmi e sugli investimenti di maggiore impatto”.

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I tagli sono una conseguenza del clima che si respira in questo periodo: riarmo, protezionismo, paura della transizione digitale e dell’invecchiamento della popolazione. Di questi temi parla un’altra indagine Ocse, “Risks that matter”, che analizza i rischi economici che le persone affrontano quotidianamente, e di come i sistemi di protezione sociale dovrebbero affrontare queste incognite. Il Rapporto, giunto alla sua quarta edizione, ha coinvolto oltre 27mila intervistati in 27 Stati Ocse.
Due sono i megatrend che preoccupano di più i cittadini: transizione digitale e invecchiamento della popolazione. Per quanto riguarda il primo, se è vero che il progresso tecnologico migliora la produttività, è anche vero che molti lavoratori hanno paura di essere sostituiti. Un terzo degli intervistati teme di perdere il lavoro a causa dell'intelligenza artificiale o di un dipendente di una piattaforma internet, mentre la parte restante ha aspettative positive sul connubio umano-digitale. E c’è una generale richiesta di migliore protezione sociale: sette intervistati su dieci chiedono maggiori investimenti pubblici per riqualificare i lavoratori e dare ai giovani le competenze giuste per il futuro.
L’invecchiamento della popolazione è l’altro megatrend che preoccupa gli intervistati. Il 65% di loro pensa che questo fenomeno avrà effetti negativi sulla crescita, dal momento che ci saranno sempre meno giovani a lavorare e sempre più anziani in pensione. Tre le misure politiche richieste per affrontare il problema: aumentare l'ingresso delle donne e dei gruppi sottorappresentati nella forza lavoro; incrementare l'uso della tecnologia per migliorare l'efficienza sul posto di lavoro; incoraggiare il passaggio dal lavoro part-time a quello a tempo pieno. Le misure per la fertilità, al contrario, sono meno popolari: meno della metà degli intervistati (il 43%) è a favore dell’intervento pubblico per incoraggiare le nascite.
Le due indagini Ocse ci dicono la stessa cosa, anche se con prospettive diverse: c’è bisogno di una migliore presenza statale, di aiuti più efficaci, sia nei confronti dei cittadini sia a livello internazionale. E in un periodo in cui i soldi vengono spesi per altro, non è un discorso scontato.
Leggi il policy brief "Cuts in official development assistance"
Leggi l'indagine "Risks that matter survey"
Copertina: 愚木混株 Yumu/unsplash