Le nuove frontiere della lettura, dal “remix” dei romanzi alla biblioterapia
Leggere un libro per intero sta diventando sempre più anacronistico. Tra riassunti delle AI, podcast, contenuti social, i modi con cui ci approcciamo ai testi stanno cambiando. Così come le ragioni per cui leggiamo.
Leggere è una di quelle attività che è rimasta per secoli identica: si compra un libro, si apre, si approfondisce, si richiude, si inserisce comodamente nella libreria. Ma le cose da un po’ di tempo sono cambiate.
Per molte persone, la lettura tradizionale è diventata quasi anacronistica. C’è chi comincia un romanzo su un e-reader e poi lo prosegue su un audiolibro, o rinuncia al testo intero per riassumerlo attraverso l’intelligenza artificiale. O ci sono lettori che semplicemente soccombono all’enorme quantità di stimoli esterni – cellulari, social, ecc. – che interrompono la lettura. “C'è qualcosa di diffuso e concentrato al tempo stesso nella lettura di oggi”, ha commentato lo scrittore Joshua Rothman sul New Yorker. “Una volta iniziato a leggere, dobbiamo continuamente scegliere di non fermarci”.
Questo nuovo rapporto con la lettura ha degli effetti. Secondo l’indagine Piaac dell’Ocse, un terzo degli italiani ha difficoltà a comprendere un testo ed è facile preda di propaganda e fake news. L’Italia è sotto la media (su 31 Paesi analizzati) per quanto riguarda literacy, numeracy e problem solving. Molti educatori e professori si sono lamentati della ormai esigua capacità di concentrazione degli studenti, bombardati da notifiche ogni giorno. Per altri studiosi il rapporto con la cultura (e non solo la lettura) è semplicemente cambiato: possiamo passare da un libro a una serie tv a un podcast a un post su Instagram e la somma sarà la nostra dose di informazione quotidiana.
Anche le intelligenze artificiali, quando le abbiamo intervistate, si sono divise sull’argomento: Gemini (Google) ha sostenuto che l’alta disponibilità di informazioni si stesse traducendo in un impoverimento delle capacità cognitive, mentre Grok (X) ha parlato di una metamorfosi positiva verso una cultura ibridata e interconnessa.

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Volenti o nolenti, le cose stanno cambiando. Alcuni teorici affermano che stiamo tornando a una sorta di cultura orale, in cui il testo diventa la base per i commenti, le chiacchiere, i podcast, i contenuti. Allo stesso tempo, c’è chi crede che la lettura integrale dei libri possa servire ancora, ed essere addirittura terapeutica. Si chiama “biblioterapia creativa”, un fenomeno esploso negli ultimi anni soprattutto nel Regno Unito, che consiste nell’utilizzo di opere di narrativa e saggistica durante il percorso psicologico. Il motivo? Riconoscersi dentro un’esperienza senza doverla vivere in prima persona, un processo che nei migliori dei casi può generare una catarsi. Questo non vale per tutti, naturalmente: “C'è questa idea che i libri siano un oggetto di culto che migliorerà tutto”, ha commentato James Carney, scienziato cognitivo computazionale presso la London interdisciplinary school. “Penso che per un certo numero di condizioni e per un certo tipo di personalità possa essere così, ma l'idea che siano una medicina universale è semplicemente falsa”.
L’intelligenza artificiale ha alzato la posta della sfida. Il libro può essere riassunto in pochi secondi – dal 2012, l'azienda tedesca Blinkist, che si autodefinisce “il futuro della lettura”, offre compendi di quindici minuti di libri popolari, sia in formato testuale che audio – o addirittura “remixato”, riscritto cioè in una forma più semplice quando la lettura è troppo difficoltosa o qualora si voglia ibridarlo con altre opere.
“Nel nostro attuale regime di lettura, i testi riassunti o modificati sono l'eccezione, non la regola. Ma all’incirca nel prossimo decennio, questa polarità potrebbe benissimo invertirsi”, sostiene Rothman. “Potremmo iniziare abitualmente con testi alternativi e solo in seguito decidere di cercare gli originali, più o meno nello stesso modo in cui ora scarichiamo campioni di nuovi libri sui nostri Kindle prima di acquistarli”.
In futuro, le persone che leggeranno gli “originali” saranno probabilmente sempre di meno, e anche se avranno intuizioni più profonde e articolate distinguerle dai lettori superficiali sarà difficile. “L'era in cui essere ‘colti’ è un indicatore di istruiti o intelligenti sarà in gran parte finita”, sottolinea ancora Rothman. “Se la lettura assistita dall'intelligenza artificiale si rivelasse sufficientemente utile, questi termini non saranno necessariamente applicabili”.
In questo senso, il testo – riassunto, scomposto, commentato – potrebbe essere un mezzo di transizione verso altro. O forse no. Forse i libri contengono già tutto.
Copertina: Patrick Tomasso/unsplash