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Idrogeno verde: ostacoli e prospettive dopo il caso francese

Obiettivi irrealistici, aiuti scarsi e infrastrutture di trasporto insufficienti: la Corte dei conti d’Oltralpe frena la strategia del governo. Un segnale per un settore strategico che fatica a decollare.

lunedì 16 giugno 2025
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Rien ne va plus… In una relazione pubblicata il 5 giugno, la Corte dei conti francese ha bocciato la revisione della Strategia nazionale sull’idrogeno verde (Snh2), la cui versione più recente risale ad aprile 2025, definendola “ambiziosa ma irrealistica”. I giudici fiscali d’Oltralpe hanno sottolineato che gli obiettivi fissati dal governo di di François Bayrou in materia di produzione e consumo d’idrogeno decarbonizzato non sono in linea con la realtà.

La strategia fissava i seguenti obiettivi: una produzione sul territorio francese di energia elettrica da idrogeno “verde” proveniente da elettrolisi dell’acqua pari a 4,5 gigawatt (Gw) entro il 2030, che doveva poi crescere fino a otto Gw nel 2035.

Le toghe, basandosi sui loro studi, hanno stimato che nel 2030 la produzione nazionale di idrogeno verde dovrebbe attestarsi attorno a 0,5 Gw. Nel caso più ottimistico si potrebbe immaginare di arrivare a 3,1 Gw, ma l’obiettivo della Snh2 del 4,5 Gw è comunque da considerare come impossibile.

Inoltre, rimane uno scarto significativo tra i costi di produzione di idrogeno verde e di idrogeno grigio, ovvero derivante da fonti fossili. La distanza dei costi della prima rispetto alla seconda è da valutarsi tra 1,5 e 4,1 miliardi di euro annui tra il 2031 e il 2035, e tra 5,5 e 11 miliardi di euro annui tra il 2041 e il 2045.

La conclusione dei giudici è chiara: “Queste ipotesi troppo ottimistiche rendono più fragile la credibilità della strategia di decarbonizzazione dell’economia francese. La Corte considera d’ora in avanti la necessità di fondare le strategie in materia di idrogeno decarbonizzato su traiettorie realistiche”.

La decisione ha suscitato anche alcune critiche. In particolare l’organizzazione France Hydrogène, che riunisce circa 450 attori del settore in Francia, ha affermato che “sebbene il rapporto affronti i costi dell'implementazione dell'idrogeno, omette i cruciali benefici socioeconomici. Lo sviluppo di questo settore potrebbe creare fino a 66mila posti di lavoro entro il 2035 e ridurre la bolletta energetica esterna di quasi sei miliardi di euro. Questi benefici sono essenziali non solo per la reindustrializzazione, ma anche per la sovranità della Francia”.

Di certo il dibattito contribuisce a rimettere in primo piano le prospettive dell’idrogeno, emerso come una promettente risorsa energetica che negli anni ha dovuto però fare i conti con ostacoli e incertezze. In Europa, per esempio, sta affrontando una fase di forte rallentamento, con circa il 20% dei progetti previsti entro il 2030 cancellato o sospeso. Non vanno meglio le cose a livello globale: secondo uno studio pubblicato su Nature, la maggior parte dei progetti annunciati tra il 2021 e il 2023 non è stata realizzata nei tempi previsti.

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Strategie ambiziose ma fuori scala

Un po’ di chiarezza. Tutto comincia nel 2020, con la pubblicazione della Snh1, la prima strategia governativa per l’implementazione dell’idrogeno verde in Francia. Allora, il documento fissava obiettivi ancora più alti, immaginando di raggiungere 6,5 Gw nel 2030 e 10 Gw nel 2035.

Nel novembre del 2024, il governo ha anche pubblicato l’aggiornamento della Strategia nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra, in cui l’esecutivo puntava tutto sull’idrogeno: l’obiettivo era di arrivare a una produzione di un milione di tonnellate (Mt) all’anno di idrogeno verde entro il 2035 e 4,4 Mt all’anno nel 2050.

Il 31 gennaio 2025, la Corte dei conti ha bocciato la Snh1, in attesa della pubblicazione della sua revisione, la Snh2, che è appunto avvenuta ad aprile. L’ultimo documento della Corte dei conti pubblicato a giugno, che è in realtà la sintesi della pubblicazione di gennaio, riafferma l’osservazione già riportata: così l’idrogeno verde non funziona.

Poche risorse

Nonostante l’idrogeno sia considerato nei documenti governativi francesi come la cartina di tornasole delle strategie per la decarbonizzazione, la Corte dei Conti mostra come, paradossalmente, le sovvenzioni pubbliche allocate per la sua implementazione siano nel loro insieme poche e mal utilizzate.

Infatti, il documento pubblicato a giugno sottolinea che lo Stato spende nove miliardi di euro in sovvenzioni nella filiera dell’idrogeno: due in ricerca e sviluppo, 1,5 per l’industrializzazione, 1,4 per lo sviluppo dell’elettrolisi e circa quattro miliardi per la produzione e il consumo di idrogeno. Ma tra il 2020 e il 2024 solo 0,9 miliardi di euro (circa il 10% del totale) sono stati spesi. Secondo la Corte, questo ritardo nella spesa sarebbe causato dalle lungaggini proprie dei progetti industriali e dal fatto che il primo bando di gara per il sostegno alla produzione dell’idrogeno verde è stato pubblicato solo nel dicembre del 2024.

Trasporti pesanti

Un altro aspetto problematico della Snh2 evidenziato dai giudici riguarda invece il trasporto su ruota. Circa il 46% delle risorse pubbliche destinate all’idrogeno verde è allocato appunto sul trasporto pesante terrestre, ma il rapporto della Corte sottolinea che questa tecnologia è ormai da considerarsi di “secondo piano” rispetto all’utilizzo delle batterie, più economiche e più efficaci dell’idrogeno.

Copertina: 123rf