Aspen institute: sei aziende italiane su dieci usano l’AI, ma serve più formazione
Secondo il Rapporto, il mondo delle imprese utilizza gli algoritmi soprattutto per l’analisi predittiva e la sicurezza informatica. Difficoltà nell’integrazione dei sistemi e nel reperimento di figure professionali specializzate.
In Italia l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel flusso di lavoro delle aziende sta crescendo sempre di più. È quanto emerge dal terzo e-book “Rapporto Intelligenza artificiale 2024”, redatto dall’Osservatorio permanente sull’adozione e l’integrazione dell’intelligenza artificiale (Ia2) di Aspen Institute in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Il report, oltre a descrivere i principali sentieri che ha intrapreso il settore dell’AI durante il 2023, riporta un’analisi sull’adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese italiane e i risultati del questionario diffuso da Aspen a 73 aziende socie dell’ente di ricerca. L’obiettivo del questionario è di “ottenere un quadro di sintesi sulla percezione e adozione dell’IA all’interno del settore industriale”.
Le aziende italiane stanno usando l’intelligenza artificiale?
La diffusione di software di machine learning ha negli ultimi anni rivoluzionato l’approccio aziendale alla tecnologia. Nel contesto italiano, parzialmente rispecchiato dal questionario fatto circolare tra le aziende socie dell’Aspen, risulta ormai affermarsi nella maggioranza delle imprese l’utilizzo dell’AI nei processi operativi e decisionali. Il 58% del campione intervistato dichiara infatti di aver messo in opera l’AI nel proprio campo di applicazione, contro il 38% che ancora non lo ha fatto. Il principale ambito di applicazione è l’analisi predittiva dei dati, seguita dalla sicurezza informatica e dalla Ricerca&Sviluppo.
Oltre all’applicazione dell’Ai nell’immediato, per le aziende intervistate un maggiore utilizzo di questa tecnologia “porterà con sé alcuni importanti benefici strategici”, tra cui l’aumento dell’efficienza e della competitività, e la riduzione dei tempi di consegna.
Da notare anche che il 46% delle aziende interpellate afferma di aver avviato collaborazioni con università e centri di ricerca per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, mentre il 51% delle imprese non l’ha fatto.
Il futuro dell’AI secondo le aziende italiane
Per rendere effettivi i vantaggi connessi all’intelligenza artificiale, le imprese sono consapevoli dell’importanza delle competenze: ad oggi, per il 61% dei rispondenti al questionario la mancanza di skill adeguate rappresenta la sfida più grande. Il 68% delle imprese ha già allocato delle risorse per formare il proprio personale a tale scopo.
Queste mosse sono in linea con la tendenza delle imprese a considerare l’AI come un elemento che avrà un forte impatto sul sistema economico in generale. Infatti, interrogate su questa prospettiva, le aziende rispondenti affermano nel 58% dei casi che l’intelligenza artificiale avrà un impatto positivo, mentre il 42% che avrà un impatto sia positivo che negativo. Anche se le opzioni di domanda erano disponibili, nessun rispondente ha affermato che l’AI avrà un impatto negativo o nullo.
Automazione e posti di lavoro
Non è però tutto oro quel che luccica. Il Rapporto contiene anche un’analisi sulle possibili minacce che l’Ai porta con sé, soprattutto per il mondo del lavoro. Secondo il Rapporto, entro il 2040 verranno persi in Italia circa 3,7 milioni di posti di lavoro. Questa drastica diminuzione degli occupati sarà però compensata da una forte crescita della produttività del lavoro che, secondo le stime del documento, aumenterà tra l’11 e il 37% entro il 2035.
Copertina: Tara Winstead/pexels