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Edifici green, gli Usa innovano più dell’Europa. E le norme Ue non sono adeguate

L’Unione si è posta obiettivi di efficienza energetica difficili da raggiungere a causa del modello normativo stringente. Gli Stati Uniti consumano meno negli uffici, mentre l’Europa risparmia a livello residenziale. Il punto dello studio Measurabl.

lunedì 17 febbraio 2025
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La reputazione dell’Europa come patria della sostenibilità edilizia non è più quella di un tempo. A dirlo uno studio di Measurabl, piattaforma di dati e certificazioni sugli Esg del mondo immobiliare, riportato da Bloomberg Green. Il report ha analizzato i progressi del settore edilizio nell’Ue e negli Stati Uniti, rivelando dati abbastanza sorprendenti. 

Partendo dagli edifici che ospitano uffici, l’intensità di utilizzo dell’energia (Eui), ovvero la quantità di energia impiegata da un immobile in un anno per metro quadro, è diminuita negli Usa, tra 2019 e 2024, del 20,2%, superando il calo del 18,3% del Vecchio continente.

I risultati dello studio riflettono in parte il fatto che, dopo il Covid, le aziende europee hanno richiamato lavoratori e lavoratrici molto rapidamente. E più dipendenti in ufficio vuol dire maggiore consumo di energia.

Sul lato residenziale, invece, il Vecchio continente distacca gli Usa. La riduzione di consumo energetico in Europa è del 19,1%, contro il 5,6% degli Stati Uniti. Il ritmo europeo, fa notare lo studio, riflette anche la riduzione del consumo energetico delle famiglie dopo il rialzo dei prezzi dovuto all’invasione russa dell’Ucraina.

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Le ristrutturazioni private necessarie per soddisfare gli standard europei di efficienza energetica (ridurre le emissioni del 60% entro la fine della decade, rispetto ai livelli del 2015), stanno però costando ai proprietari da 10mila a 30mila euro per appartamento, secondo le stime di S&P Global Ratings. Un costo che potrebbe disincentiva le ristrutturazioni in tempi brevi, rendendo più difficile per l'Ue raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

“I ritorni per questi investimenti sono piuttosto a lungo termine”, ha detto Marie-Aude Vialle, analista del credito presso S&P. “Alcuni proprietari potrebbero essere più interessati a fare investimenti a breve termine che producano un ritorno più rapido”.

Per quanto riguarda gli immobili che ospitano magazzini o rimesse, tra il 2019 e il 2024 l'intensità di consumo energetico è scesa del 16,6% negli Stati Uniti, rispetto all'11,8% nell'Ue. Per gli spazi di vendita al dettaglio, si è registrato un calo del 21,8% in Europa, che ha superato il 13,6% degli Stati Uniti.

C’è da dire che l’Europa è da sempre considerata capofila del settore immobiliare sostenibile, risultato raggiunto anche grazie alle normative che richiedono agli Stati membri di completare obiettivi di risparmio energetici piuttosto sfidanti. Mentre le regole, negli Usa, sono stabilite a livello statale e cittadino. Lo studio di Measurlab, nelle parole di Sara Anzinger, vicepresidente senior dei mercati dei capitali della piattaforma, sfida “il mito secondo cui un sistema normativo centralizzato guiderebbe la decarbonizzazione” più velocemente di uno con meno regole.

Sull’intensità delle emissioni di carbonio (Cei), ovvero la quantità di energia che in un edificio viene prodotta da fonti fossili (o in alternativa da rinnovabili), Unione europea e Stati Uniti viaggiano più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Gli Usa hanno seguito il trend europeo, con una generale riduzione delle emissioni per uffici e magazzini, mentre i risultati Ue sono stati migliori degli Stati Uniti per vendita al dettaglio e aree residenziali.

L'Europa, però, è ancora lontana da una soddisfacente riduzione dell’impronta di carbonio del suo patrimonio edilizio, spesso obsoleto. Le stime dello studio suggeriscono che solo l'1% degli immobili della regione viene ristrutturato ogni anno. Al ritmo attuale, “è improbabile” che l'Ue raggiunga gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Parola di Measurlab.

Copertina: Owen Lystrup/unsplash