La povertà minorile pregiudica le prospettive di futuro dei giovani
Indagine Save the children: le ragazze hanno aspettative più alte dei coetanei rispetto al percorso di studi, ma il quadro cambia drasticamente quando ci si confronta con il mondo del lavoro. E molti temono un destino da “working poor”.
In Italia più di un minore su quattro, ovvero il 28,5% del totale, è a rischio povertà o esclusione sociale. È questo il messaggio che emerge dal rapporto “Domani (im)possibili”, realizzato da Save the children e pubblicato il 30 maggio. Il documento fa una panoramica delle privazioni che vivono molti minori nel nostro Paese, e delle conseguenze che queste mancanze hanno sulle aspettative e sulle prospettive di vita futura di ragazze e ragazzi. Secondo le stime elaborate dall’organizzazione, sono circa 108mila (9,4%) i giovani tra i 15 e i 16 anni che in Italia vivono in condizioni di grave deprivazione materiale. Rientrano in questa statistica le ragazze e i ragazzi che non hanno acceso, per motivi economici, ad almeno quattro dei seguenti sette criteri:
- andare in vacanza in famiglia per più giorni (30,8% dei rispondenti);
- comprare cibo, vestiti o a pagare le utenze (17,9%);
- acquistare scarpe nuove anche se c’è la necessità (11,6%);
- uscire con gli amici (15,1%);
- fare sport (16,2%);
- avere il frigo pieno (6,4%);
- vivere in una casa riscaldata (7,6%).
Le mancanze materiali che questi adolescenti vivono ogni giorno hanno anche un forte impatto sulla possibilità di studiare, danneggiando le loro opportunità educative. Infatti, all’inizio dell’anno scolastico, il 23,9% dei 15-16enni non ha potuto acquistare tutti i libri e tutti i materiali necessari per studiare, mentre il 24% afferma che i genitori hanno difficoltà economiche per mandare i figli in gita. Inoltre, il 18,6% svolge qualche attività lavorativa per aiutare i genitori, anche prima dell’età legale consentita.
La povertà minorile pesa sulle aspettative future
Le privazioni vissute in età adolescenziale gravano anche su come i giovani vedono il proprio futuro: per chi parte già da una situazione di svantaggio economico, solo il 54,7% pensa che riuscirà a fare ciò che desidera nella vita, rispetto al 75% di chi invece vive in condizioni di vita favorevoli. Una prospettiva che si riflette anche su come viene immaginata la vita lavorativa, visto che il 67,4% degli adolescenti in condizione di deprivazione materiale teme che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, ossia in una condizione di “working poor”. Per quanto riguarda invece la prospettiva di un percorso di studi, solo il 35,9% dei giovani intervistati in condizioni di vita sfavorevoli afferma che frequenterà l’università. In generale, per ragazze e ragazzi, la consapevolezza che la propria vita sarà costellata da ostacoli per poter realizzare i propri desideri porta il 40% di loro a provare ansia, sfiducia e paura. Nello specifico c’è la preoccupazione per le sfide che la loro generazione dovrà affrontare, a partire da quelle poste dalla crisi climatica (43,2%), gli impatti dell’intelligenza artificiale (37,1%), le discriminazioni e la violenza (34,8%). Quasi un adolescente su tre (32%) segnala poi la crisi economica come una delle sfide più importanti e il 30,9% è preoccupato dalla crescita delle diseguaglianze economiche.
Rispetto invece a una prospettiva di genere, emerge un divario tra ragazze e ragazzi per quanto riguarda il percorso di studi e la realizzazione professionale. Il 69,4% delle ragazze intervistate afferma che andrà all’università, contro il 40,7% dei ragazzi. Di contro, il 46,1% delle ragazze nutre la consapevolezza che non troverà un lavoro dignitoso, a fronte del 30,5% dei ragazzi. Un dato che mostra quanto le ragazze siano coscienti che, nonostante gli sforzi che faranno nella vita, difficilmente troveranno lo status sociale che meritano.
Il Rapporto contiene anche un’indagine quali-quantitativa inedita elaborata da Save the children in collaborazione con Caritas Italia, che analizza i bisogni e le fragilità delle famiglie con minori 0-3 anni che si rivolgono alla rete di assistenza. Dai dati emerge una grande difficoltà nell’acquisto di prodotti comuni come pannolini (58,5% dei rispondenti), indumenti per bambini (52,3%), alimenti per neonati (40,8%) o giocattoli (37,2%). Per quanto riguarda le cure dei figli, quasi una famiglia su sette (15,2%) non accede al pediatra per libera scelta, mentre dal lato dei genitori il 33,8% di loro rinuncia a prendersi cura della propria salute.
Le proposte di Save the children
Il documento evidenzia la necessità di “un intervento di ampie dimensioni volto a garantire a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti il diritto di aspirare a costruire liberamente il proprio futuro”. Per raggiungere questo obiettivo, Save the children chiede l’avvio di un sentiero di investimenti di medio periodo per l’infanzia e l’adolescenza, da definire all’interno del Piano strutturale di bilancio di medio periodo, richiesto dal nuovo Patto di stabilità.
Copertina: Andrew Neel/unsplash