Come cambiano le competenze richieste nei lavori a bassa qualificazione
Lo studio della Fondazione per la Sussidiarietà e Crisp ha analizzato 2,5 milioni di annunci sul web: si richiedono maggiori competenze professionali, digitali e trasversali, in un mercato in forte evoluzione.
di Sofia Petrarca
Le professioni a bassa qualificazione sono l’oggetto della ricerca “Un mercato del lavoro che cambia – le professioni low level skill” a cura Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con il Centro di Ricerca Interuniversitario per i servizi di pubblica utilità (Crisp) che analizza l’evoluzione della situazione a partire dal 2015.
Lo scopo principale di questo studio è quello di contribuire al processo di adattamento all'attuale trasformazione economica. In particolare, si valuta come le competenze dei lavoratori in settori chiave interessati da questa transizione possono essere adattate o integrate per sfruttare le opportunità offerte dal nuovo modello di sviluppo sostenibile che sta emergendo.
I risultati della ricerca forniscono spunti di riflessione che attingono sia dalle lezioni apprese in un periodo di crisi, come la pandemia da Covid-19, sia dagli effetti prevedibili delle transizioni demografica, digitale e ecologica, destinati a influenzare in modo duraturo l'economia e l'occupazione nei prossimi anni.
Il contesto
Uno dei fattori principali che sta plasmando il futuro del lavoro è infatti la crisi demografica con il crollo dei tassi di natalità. Questo porta a una riduzione della popolazione attiva e solleva la necessità di adottare politiche mirate per sostenere i lavoratori anziani e promuovere l'immigrazione per colmare le lacune nella forza lavoro. Contemporaneamente, il progresso tecnologico sta rivoluzionando la natura stessa dei lavori. L'intelligenza artificiale, i big data e altre tecnologie digitali stanno riscrivendo le regole del gioco, comportando la creazione di nuove opportunità di lavoro ma anche l’obsolescenza delle competenze tradizionali. Un esempio concreto è rappresentato dagli operatori dei servizi di consegna a domicilio: in passato, le loro competenze si concentravano principalmente sull'utilizzo dei veicoli, mentre oggi è essenziale anche essere in grado di utilizzare strumenti informatici per mantenere una comunicazione costante con l'azienda.
Ancora, la crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale sta aprendo nuove opportunità di lavoro nei settori legati alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica e può anche avere un impatto su settori tradizionali, spingendoli verso una maggiore sostenibilità.
In un contesto di profonde mutazioni nella produzione di beni e servizi, si delineano due sfide cruciali. In primo luogo, molte aziende si troveranno nella necessità di migliorare o trasformare le competenze dei propri dipendenti per rimanere competitive. In secondo luogo, è essenziale prepararsi ad affrontare, nel modo più efficiente e socialmente accettabile possibile, i processi di mobilità lavorativa. Questi processi implicano il sostegno ai lavoratori che potrebbero essere colpiti dalla perdita di posti di lavoro in alcune aziende, aiutandoli tramite servizi intensivi e, principalmente, attraverso programmi di formazione, a reinserirsi con successo in altre opportunità lavorative.
Le competenze del futuro
Emerge dalla ricerca che un elemento chiave per affrontare la complessità del lavoro contemporaneo e futuro sono le competenze richieste dalle aziende, non solo per quanto riguarda la preparazione delle nuove generazioni che entrano nel mercato del lavoro, ma anche nell'ottica di migliorare le competenze e riqualificare i lavoratori adulti in modo continuo.
L’analisi di circa 2,5 milioni di annunci di lavoro scaricati dal web, mostra che le competenze professionali rappresentano la maggior parte delle richieste nel mercato del lavoro, con una media del 60%. Seguono le competenze trasversali (per esempio, capcità di lavorare in gruppo e di adattamento ai cambiamenti), che rappresentano il 24% delle richieste, e le competenze digitali, che incidono per il 15%. Questi dati confermano che le competenze professionali rimangono di primaria importanza, ma al tempo stesso evidenziano l’attenzione crescente alle competenze digitali in tutte le professioni. Ad esempio, le professioni più strettamente legate a queste, come i riparatori e manutentori di apparati elettrici industriali, richiedono competenze digitali fino al 38% del mix di competenze richieste.
Non va trascurato il ruolo delle competenze trasversali, note anche come soft skill, che stanno guadagnando sempre più importanza in quasi tutte le professioni prese in considerazione. La richiesta di queste competenze raggiunge persino il 38% in professioni come gli addetti all'informazione e all'inserimento dati. Questo evidenzia la crescente consapevolezza che, a causa dell'evoluzione rapida e complessa delle attività aziendali, le capacità tecniche e professionali devono essere accompagnate da una personalità completa, che includa la creatività, la capacità di adattarsi al cambiamento, la capacità di lavorare in team, la responsabilità e una proattività verso nuove sfide.
Lo studio affronta inoltre una comparazione internazionale (effettuata attraverso i radar plot) da cui risulta, con poche eccezioni, una predominanza di skill professionali nelle richieste di personale in tutti Paesi presi in considerazione (Italia, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna) e mostra un sostanziale equilibro nella distribuzione delle competenze digitali, trasversali e professionali in tutti i Paesi, con qualche leggera asimmetria relativamente alle competenze digitali.
Scarica la ricerca Un mercato del lavoro che cambia
Fonte dell'immagine di copertina: Alex Kotliarskyi/unsplash