Amoc al “tipping point”? Confermato il collasso delle correnti atlantiche entro fine secolo
L’arresto dell’Amoc, fondamentale per la regolazione del clima, potrebbe essere più vicino del previsto, rivela un nuovo studio pubblicato su Nature. Crollo delle temperature in Europa e interruzione delle piogge tropicali tra gli effetti.
di Maddalena Binda
Nell’attuale scenario di emissioni il collasso dell’Atlantic meridional overturning circulation (Amoc), il sistema di correnti atlantiche fondamentale per la regolazione del clima, potrebbe avvenire in un periodo compreso tra il 2025 e il 2095, con conseguenze enormi per tutta la popolazione globale. È l’allarme che arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Nature comunications. Le stime dell’Intergovernamental panel on climate change (Ipcc), l’organo scientifico a supporto delle Nazioni unite, suggerivano che le correnti stessero rallentando, ma che un collasso totale entro la fine del secolo fosse da considerare “improbabile”.
Come funziona l’Amoc
“Trasporta l’acqua calda dell’oceano verso Nord dove si raffredda e sprofonda, guidando le correnti atlantiche. Ma un afflusso di acqua fresca dalla fusione della calotta di ghiaccio della Groenlandia e da altri fonti sta riducendo l’intensità delle correnti” spiega il Guardian. Svolge, quindi, un ruolo fondamentale nella regolazione del clima globale.
In 1600 anni l’Amoc non è mai stato così debole, avvicinandosi a un tipping point, un punto di non ritorno. Come riportava uno studio pubblicato nel 2021 su Nature geoscience, la causa principale potrebbero essere i cambiamenti climatici.
I punti di non ritorno sono dei limiti, individuati dalla comunità scientifica, da non superare per evitare conseguenze estreme e inarrestabili per il Pianeta e per l’essere umano. E non siamo messi bene. “Una ricerca del 2022 ha mostrato che cinque punti di non ritorno potrebbero essere già stati superati a causa dell’aumento di temperatura di 1,1°C, incluso l’arresto dell’Amoc, il collasso della calotta della Groenlandia e la fusione improvvisa del permafrost, ricco di carbonio” riporta il Guardian.
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Conseguenze disastrose
Come riporta il giornale inglese, non tutta la comunità scientifica concorda sulla possibilità di stabilire con certezza il momento del collasso dell’Amoc. C’è un punto su cui non ci sono dubbi: le conseguenze sarebbero catastrofiche e tutta la popolazione mondiale ne risentirebbe. In Europa potrebbero diminuire le temperature, con inverni più rigidi, e aumentare le tempeste. Il sistema di piogge, che garantisce cibo a milioni di persone in India, in Sud America e nell’Africa orientale, potrebbe essere compromesso. A rischio anche la foresta amazzonica e la lastra di ghiaccio dell’Antartide. L’arresto dell’Amoc contribuirebbe anche all’innalzamento del livello del mare, minacciando in modo particolare le coste occidentali del Nord America.
C’è uno spiraglio di speranza. Le analisi dello studio si basano sull’aumento delle emissioni come è stato registrato finora. Nel caso in cui gli Stati riescano a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, “allora il mondo avrebbe più tempo per mantenere la temperatura globale al di sotto del punto di non ritorno dell’Amoc” scrive il Guardian.