La grande transizione tecnologica sta escludendo i Paesi in via di sviluppo
La classifica del Technology and innovation report dell’Onu premia Stati uniti, Svezia e Singapore. Solo una manciata di Stati è pronta a sfruttare le tecnologie di frontiera per l’industria green.
di Andrea De Tommasi
Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica che potrebbe mitigare o esacerbare ulteriormente il grande divario tra Paesi che si è manifestato dopo la prima rivoluzione industriale. Solo uno sparuto gruppo di Stati produce le tecnologie che stanno guidando questa nuova fase, ma tutti ne saranno influenzati.
Il recente rapporto “Technology and innovation report 2023” dell’Unctad, la Conferenza delle Nazioni unite sul commercio e lo sviluppo, afferma che i Paesi in via di sviluppo devono posizionarsi strategicamente per cogliere in anticipo questa ondata di innovazione tecnologica necessaria per la crescita delle industrie green. L'accesso alle tecnologie e al know-how non è sufficiente: il tempismo è particolarmente cruciale. Senza queste condizioni, lo sviluppo tecnologico non mitigherà ma amplierà le disuguaglianze globali.
Tecnologie di frontiera
Lo studio è costruito attorno al concetto di innovazione green: creare o introdurre beni e servizi nuovi o evoluti che lasciano una minore impronta di carbonio e aprono finestre verdi di opportunità. L’Unctad esamina 17 di queste “tecnologie di frontiera” – dall'Intelligenza artificiale (Ai) all'idrogeno verde, dai veicoli elettrici alle fonti rinnovabili – evidenziandone i potenziali benefici economici e valutando le capacità dei Paesi di utilizzare e adattare le innovazioni.
Queste tecnologie hanno registrato un’enorme crescita negli ultimi due decenni: nel 2020 il valore totale del mercato era di 1,5 migliaia di miliardi di dollari ed entro il 2030 potrebbe raggiungere i 9,5 migliaia di miliardi. Circa la metà di questo valore è rappresentato dall'Internet delle cose (IoT) che abbraccia una vasta gamma di dispositivi in più settori. Tutte queste tecnologie sono “alle frontiere del cambiamento”, rileva l’Unctad, ma alcune sono più mature di altre, come è evidente dal record di brevetti e pubblicazioni dell’Intelligenza artificiale. L'IoT, d'altro canto, e non è ancora completamente maturo.
Come sottolinea il Rapporto, per i Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di recuperare il ritardo, le tecnologie più mature possono sembrare opzioni più semplici e convenienti poiché richiedono meno ricerca e sviluppo. Tuttavia, questi mercati potrebbero essere più difficili da raggiungere a causa della elevata competitività.
Il livello di prontezza tecnologica
Il rapporto dell'Unctad valuta la preparazione di 166 Paesi attraverso un “indice di prontezza” basato su cinque elementi: diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict), competenze, attività di ricerca e sviluppo (R&S), capacità industriale e accesso ai finanziamenti. Questa classifica è dominata dalle economie ad alto reddito, in particolare Stati uniti, Svezia, Singapore, Svizzera e Paesi Bassi. La seconda parte dell'elenco comprende le economie emergenti, in particolare il Brasile, che si classifica al 40esimo posto, la Cina al 35esimo, l'India al 46esimo, la Russia al 31esimo e il Sudafrica al 56esimo. La posizione inferiore alle attese della Cina, rispetto alle sue capacità di produrre e innovare nelle tecnologie di frontiera, è dovuta principalmente alle disparità urbano-rurali nella copertura di Internet e nella velocità della banda larga. L’Italia è 25esima. Più indietro ci sono i Paesi dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Africa sub-sahariana, i meno preparati ad accogliere le tecnologie di frontiera.
Il Rapporto evidenzia d’altra parte che i Paesi in via di sviluppo possono utilizzare le tecnologie di frontiera per avanzare rapidamente. L'indice di prontezza mostra, ad esempio, che alcuni Paesi in via di sviluppo in Asia, in particolare India, Filippine e Vietnam, stanno ottenendo risultati migliori del previsto, grazie a maggiori investimenti nelle infrastrutture, migliori competenze tecniche e un clima imprenditoriale favorevole. L'India si comporta bene per R&S e Ict. Ciò riflette i progressi sul fronte delle risorse umane qualificate disponibili a un costo relativamente basso.
Le Filippine e il Vietnam hanno un punteggio elevato elevata per quanto riguarda i processi industriali. Ciò è dovuto agli alti livelli di investimenti esteri diretti nella produzione ad alta tecnologia, in particolare l'elettronica.
Mentre le esportazioni di tecnologia verde dai Paesi in via di sviluppo sono salite a 75 miliardi di dollari da 57 miliardi di dollari tra il 2018 e il 2021, la loro quota nel mercato globale è scesa al 33% dal 48%. Nello stesso periodo, le esportazioni verdi dai Paesi sviluppati sono balzate, da 60 miliardi di dollari, a 156 miliardi di dollari.
Sfide per i Paesi in via di sviluppo
I Paesi in via di sviluppo devono affrontare due grandi sfide. La prima è quella di adottare le tecnologie di frontiera continuando a diversificare le proprie economie: passare dunque a strumenti tecnologici più complessi, con un maggiore valore aggiunto e una minore impronta di carbonio.
Ma i Paesi in via di sviluppo non possono approfittare da soli delle finestre verdi di opportunità. Hanno bisogno di un'economia internazionale abilitante, in cui le regole commerciali siano coerenti con l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. In caso contrario, i nuovi settori green faticheranno a emergere e crescere nelle economie in via di sviluppo. In questo contesto, l’Unctad chiede un programma internazionale per garantire gli acquisti di prodotti green commerciabili, coordinare la ricerca sulle tecnologie verdi a livello multinazionale, aumentare il sostegno ai centri regionali di eccellenza per le tecnologie green e l'innovazione e un fondo multilaterale per rafforzare la cooperazione tra Paesi.