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Gli interventi paralleli di Al Gore e Greta Thunberg in due eventi contrapposti a Davos

L’ex vicepresidente Usa al Wef ha attaccato le istituzioni internazionali difendendo l’attivista svedese, che in un incontro contrapposto nella cittadina svizzera ha presentato una lettera di “cessazione” alle Big Oil. (VIDEO)

di Andrea De Tommasi 

Il senso di urgenza e la portata della sfida climatica. Le ambizioni insufficienti dei governi e gli investimenti delle multinazionali nei combustibili fossili. È il filo che ha unito gli interventi di Al Gore e Greta Thunberg, protagonisti di due eventi a Davos della scorsa settimana. Più istituzionale, nella cornice ma non nei toni, il discorso dell’ex vicepresidente degli Stati uniti, che sul palco del World economic forum, il 18 gennaio, ha affermato che contro la crisi climatica “non stiamo vincendo. La crisi sta ancora peggiorando più velocemente di quanto stiamo implementando queste soluzioni". Accanto a lui sul palco c’erano l'amministratore delegato di una multinazionale americana della tecnologia (Salesforce), il presidente del National Congress of American Indians, il presidente di una grande compagnia mineraria australiana (Fortescue) e il presidente della Colombia Gustavo Petro.

Gore ha avvertito che le continue emissioni di carbonio nell'atmosfera distruggerebbero il pianeta e porterebbero a calamità diffuse. “Stiamo ancora immettendo 162 milioni di tonnellate (di gas serra, ndr) ogni singolo giorno e la quantità accumulata sta ora intrappolando tanto calore extra quanto verrebbe rilasciato da 600mila bombe atomiche di classe Hiroshima che esplodono ogni giorno sulla Terra”, ha detto Gore. “Questo è ciò che sta bollendo gli oceani, creando questi fiumi atmosferici, le bombe a pioggia, risucchiando l'umidità dalla terra, e creando la siccità, e sciogliendo il ghiaccio e alzando il livello del mare, e causando queste ondate di rifugiati climatici che si prevede raggiungeranno un miliardo in questo secolo”.

Nel suo discorso il premio Nobel per la pace 2007 ha lanciato un attacco ad ampio raggio, tirando in causa leader politici privi di ambizione e una Banca Mondiale che “sta fallendo gravemente”. Il simbolo del fallimento sulle politiche climatiche, ha aggiunto, è la nomina dell’amministratore delegato della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti a presidente della Cop 28, la prossima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a dicembre.

Gore ha anche affermato che i giovani tedeschi hanno ragione a opporsi all’espansione delle miniere di carbone e che l’azione che ha portato al fermo di Greta Thunberg va sostenuta. Ha ricevuto un’ovazione, soprattutto dai membri più giovani del pubblico.

Due giorni dopo proprio la giovane attivista svedese è andata all’attacco del World economic forum, dichiarando che a Davos si riuniscono “le persone che più stanno alimentando la distruzione del pianeta”, ed è “assurdo” ascoltarle. “Questa persone andranno il più lontano possibile finché riusciranno a farla franca, continueranno a investire in combustibili fossili e a sacrificare le persone per il loro guadagno”, ha aggiunto.

Durante una tavola rotonda con il direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia Fatih Birol, in un evento parallelo al Wef, Thunberg e gli altri 30 attivisti arrivati nei pressi dei locali dove si riunisce l’elite politica e finanziaria mondiale hanno affermato di aver presentato una lettera di “cessazione” agli amministratori delegati, chiedendo lo stop alle nuove estrazioni di petrolio, gas e carbone.

fonte dell'immagine di copertina: ansa.it

mercoledì 25 gennaio 2023