I dieci cambiamenti che influenzeranno il futuro, secondo l’Italian institute for the future
Intelligenze artificiali, riarmo globale, crollo demografico, metaverso: questi alcuni dei temi trattati dallo studio. In uno scenario ottimistico, mille persone potrebbero essere stabilmente insediate sulla Luna nel 2040.
di Flavio Natale
“Quel che all’Italian institute for the future ci sta a cuore è innanzitutto comprendere”, dal momento che “solo una volta compreso un fenomeno è possibile fare il passo successivo: anticiparne le potenziali evoluzioni”. Queste le parole di Roberto Paura, direttore dell’Italian institute for the future (Iiff), nell’introduzione al nuovo rapporto “Emerging long-term megatrends 2023”. Il documento, prodotto annualmente dall’Istituto e presentato il 12 gennaio in un evento dedicato, si occupa di individuare le possibili linee di sviluppo del nostro futuro, rispondendo a quesiti di primo piano, come: “Cosa potrebbe cambiare con il ritorno dell’umanità sulla Luna? Quali trasformazioni potranno generare le nuove forme di intelligenze artificiali? Cosa comporterà sul lungo periodo il rallentamento dell’economia cinese?”
Obiettivo del documento è, sempre nelle parole di Paura, “offrire una panoramica multidisciplinare delle trasformazioni in atto e delle loro correlazioni. La guerra in Ucraina può ad esempio accelerare lo sviluppo delle comunità energetiche, i cambiamenti climatici influenzare le regolamentazioni politiche, le nuove definizioni di genere incidere in modo rilevante sui mercati, Intelligenze artificiali modificare il settore delle professioni creative”. Lo sforzo richiesto, dunque, è “quello di saper cogliere i vantaggi di una visuale più ampia sui cambiamenti del mondo, per evitare le trappole della iperspecializzazione e dello sguardo corto”.
Ma quali sono i risultati che emergono dal Rapporto?
L’Istituto rileva anzitutto che “con almeno un decennio di anticipo rispetto alle stime, la Cina nel 2022 ha registrato il primo calo demografico della sua storia recente dai tempi della Grande carestia”. Questo risultato inatteso potrebbe riguardare, secondo l’Iiff, anche l’India, attualmente in crescita: nel 2021, infatti, il tasso di fertilità in India è sceso a 2,0 (rispetto a 3,04 del 2004), al di sotto della soglia di sostituzione. Considerando inoltre che il tasso netto di migrazione in India continua a essere negativo (ci sono cioè più persone che emigrano di quante ne entrino) “il picco della popolazione non è così lontano”: le ultime stime parlano del 2050, cioè quasi un decennio prima delle previsioni finora più attendibili; “e quasi certamente anche questa previsione dovrà essere presto anticipata”. In Italia il declino demografico è “molto marcato”: in appena tre anni (2019-2022) la popolazione italiana è infatti calata di un milione di abitanti, e “quasi certamente le stime Istat che prevedono 55 milioni di abitanti nel 2050 e 47,7 nel 2070 andranno riviste al ribasso”.
Il documento parla anche di creatività assistita, e del tornado che sta scuotendo il mondo dell’arte: l’introduzione di intelligenze artificiali come Dall-E-2, tecnologie che aprono a una “nuova epoca”, dove “sarà possibile farsi aiutare dalla versatilità e rapidità dei nuovi algoritmi non per sostituire il creativo umano, ma per affiancarlo nel lavoro”.
Ma il Rapporto tratta anche di corsa agli armamenti, ascesa delle comunità energetiche e rallentamento dell’economia cinese, un “fenomeno di lungo termine”, che nel decennio 2012-2021 ha visto una crescita media del +6,7%, contro una media superiore al 10% nei due decenni precedenti.
Nel documento dell’Iiff si discute anche di ritorno sulla Luna: nello scenario più ottimistico, l’industria spaziale potrebbe svilupparsi al punto da portare circa mille persone stabilmente insediate sulla Luna nel 2040.
Il Rapporto si concentra infine sulle conseguenze disastrose di un aumento di un ulteriore mezzo grado delle temperature globali, sulle prospettive di un “futuro non-binario”, caratterizzato da una più diffusa e condivisa fluidità di genere(secondo l’Iiff, se nel 2020 il mercato globale dei prodotti di skin-care maschile era stimato in 12 miliardi di dollari, potrebbe raggiungere i 16,3 miliardi entro il 2026), sui numeri spaventosi della perdita di biodiversità (la fauna selvatica mondiale si è ridotta del 69% livelli del 1970, con punte del 95% in America Latina) e sulla necessaria regolamentazione di un metaverso in continua espansione.