Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Il percorso verso una giusta transizione: i quattro seminari dell’ASviS

Energia, ambiente, economia, società: questi i quattro campi d’azione dove si gioca la sfida della sostenibilità. Le relazioni di Armaroli, Carraro, Bastioli, Danovaro, Lavecchia, Boarini, Sabbadini Becchetti e Paglia. 

di Flavio Natale

“L’avvio concreto del mondo su percorsi di sostenibilità è la vera sfida del nostro tempo: la società umana sta mostrando tutti i suoi limiti, sia dal punto di vista del sistema economico che dell’assetto sociale e dello sfruttamento delle risorse naturali”. Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha così introdotto il ciclo di seminari interni che l’Alleanza, dopo la prima serie di incontri del 2021, ha replicato nel 2022, con appuntamenti rivolti alla più ampia rete di Aderenti dell’ASviS, per stimolare un confronto allargato su temi di importanza prioritaria. Quest’anno, l’attenzione è stata dedicata ai criteri di giusta transizione, declinati dal punto di vista energetico, ambientale, economico, sociale, anche in vista dell’elaborazione di un Quaderno di analisi sulla Giusta transizione che l’ASviS pubblicherà nei prossimi mesi. I seminari, come l’anno precedente, hanno previsto gli interventi di speaker di alto livello e un momento di domande e risposte dal pubblico.

Giusta transizione energetica

Il primo webinar si è svolto il 15 marzo e ha affrontato il tema della giusta transizione energetica. Il seminario è stato moderato dalla giornalista ambientale Simonetta Lombardo, e ha visto la partecipazione di Nicola Armaroli, dirigente di ricerca dell'Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività (Isof) del Cnr, e Carlo Carraro, professore ordinario di Economia ambientale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e vicepresidente del Working group III dell’Ipcc.

Il dibattito sulla transizione energetica giusta è quantomai attuale”, ha sottolineato Lombardo che, poco prima di cedere la parola agli speaker, ha ricordato le parole di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia: “Rimandare la sfida climatica non è certo una soluzione, vorrebbe solo dire trovarsi costretti tra qualche anno a prendere misure più forti e repentine per evitare scenari ambientali catastrofici (come ci ricorda l’ultimo Rapporto di valutazione del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici, Ipcc). Sarebbe quella che, nel linguaggio degli esperti di scenari climatici, è definita una transizione disordinata”.

Nicola Armaroli ha focalizzato l’attenzione sull’alto livello di consumi del nostro sistema energetico, “che non potrà durare per sempre”, data la sua “profonda inefficienza”. Secondo l’Ispra, ha ricordato Armaroli, la strada per l’Italia in questo senso è ancora lunga: “Da qui al 2030, dovremo diminuire le emissioni del 44%. Dobbiamo quindi correre sette volte più veloci nel prossimo decennio di quanto abbiamo fatto negli ultimi trent’anni”. Carlo Carraro ha in seguito sottolineato quanto la pandemia prima e la guerra in questi mesi siano stati importanti acceleratori del processo di transizione energetica. “L’Europa sta spingendo nella direzione giusta”, ha dichiarato il professore. Le opportunità garantite dai vari recovery plan per stimolare la crescita economica dei singoli Paesi sono strumenti cruciali per combattere il cambiamento climatico, mentre i piani nazionali, specialmente con le misure per ridurre i gas serra e aumentare la resilienza climatica, hanno l’obiettivo di stimolare la crescita economica dopo la recessione pandemica e garantire nuovo flusso di lavoro. “Anche la guerra accelererà la transizione”, ha aggiunto Carraro, “incrementando i prezzi dell’energia e premendo sull’importanza di pensare a delle alternative valide”.

Leggi la sintesi del primo seminario

 

Giusta transizione ambientale

La transizione ambientale è stata al centro del secondo seminario ASviS, svoltosi il 7 aprile. L’ecologia e la biodiversità, “la rete della nostra vita”, come ha sottolineato Lucilla Persichetti di ASviS, sono particolarmente importanti per il nostro Paese, che si attesta tra le nazioni europee con la maggiore ricchezza in termini di biodiversità. “A questo proposito, il mese scorso è entrato in vigore un importante cambiamento nella Costituzione, che ha inserito la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi, degli animali e delle future generazioni al centro della Carta”. Sul tema sono intervenuti Catia Bastioli, Ad di Novamont, full Member del Club di Roma e presidente del Kyoto Club, e Roberto Danovaro, professore ordinario di Ecologia presso l’Università politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn.

L’intervento di Bastioli si è concentrato sull’economia circolare, e sulla necessità di modificare il nostro modello di sviluppo, “assolutamente miope, senza limiti né radici”. Da questo punto di vista, per Bastioli è significativa l’importanza che nei prossimi anni attribuiremo alla preservazione del suolo, trattandosi di una risorsa non rinnovabile minacciata dal rischio desertificazione in molte aree d’Italia e d’Europa. Ma la transizione ecologica deve essere anche culturale, ha aggiunto Bastioli: “Bisogna promuovere il passaggio dall’ego all’eco, dalla singola realtà alla partnership, attraverso una rigenerazione delle risorse senza precedenti” che includa anche “ripensare i prodotti, come farli, come usarli, come limitarne l’uso e il loro fine vita”.

Abbiamo tassi di estinzione cento volte superiori al passato”, ha avvertito il professor Danovaro, che si è occupato di illustrare i percorsi per un restauro degli ecosistemi, per ridurre l’impatto dell’uomo sul pianeta, velocizzare l’applicazione e l’endorsement delle convenzioni stabilite a livello internazionale, per evitare il “collasso del capitale naturale”. “Il vero nemico della transizione ecologica è la mentalità e l’approccio, entrambi da cambiare, partendo da una consapevolezza politica e sociale, ma anche da una burocrazia che non permette di agire in velocità”.

Leggi la sintesi del secondo seminario

 

Giusta transizione economica

Il terzo seminario, tenutosi l’11 maggio, si è focalizzato sulla giusta transizione economica. All’incontro, moderato da Patrizia Giangualano, del Segretariato ASviS, hanno partecipato Marco Frey, presidente della fondazione Global compact Italia e professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso la Scuola universitaria superiore Sant'Anna di Pisa; Luciano Lavecchia, economista presso la Banca d’Italia e Romina Boarini, direttrice del Centro Wise (Well-being, inclusion, sustainability and equal opportunity) dell'Ocse.

“L’impegno è che i nostri figli e nipoti abbiamo le stesse risorse che abbiamo ricevuto noi dalle precedenti generazioni”, ha dichiarato Marco Frey. Per questo, bisogna anzitutto rinunciare a una redditività di breve periodo a favore di una solidità di lungo periodo, “perché solo le imprese che guardano al lungo periodo sopravvivono”. A questo proposito, Frey ha avvertito che le performance aziendali misurate dall’ultimo rapporto di Symbola hanno rivelato che le imprese che investono nel green (poco più di un terzo in Italia) hanno prestazioni “decisamente superiori alle altre”, e che questo sviluppo ha portato a una migliore occupazione. Luciano Lavecchia si è invece concentrato sulla necessità di sviluppare strumenti per analizzare questi fenomeni: “Il tema dei dati è fondamentale”, ha avvertito Lavecchia. Le informazioni prospettiche sono infatti mezzi per comprendere i piani delle imprese per il presente e il futuro, mentre le tassonomie (in continua evoluzione) sono indispensabili per evitare il greenwashing. A conclusione del seminario l’intervento di Romina Boarini, che ha invece parlato del piano d’azione che l’Ocse ha messo in campo per il raggiungimento degli SDGs. Secondo dati Ocse, “meno di un terzo dei Paesi è vicino al raggiungimento degli SDGs”, ha sottolineato Boarini. Gli obiettivi con difficoltà maggiori sono quelli che concernono la riduzione delle disuguaglianze, ma anche quelli che riguardano il cambiamento climatico, la fiducia nelle istituzioni e la qualità delle democrazie. “Senza la fiducia nelle istituzioni il cambiamento è molto difficile”.

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Giusta transizione sociale

La transizione sociale è stata al centro del quarto e ultimo seminario, che si è svolto il 23 giugno. “Il contrasto alle disuguaglianze è l’altra faccia del percorso verso la sostenibilità”, ha sottolineato la moderatrice Giuditta Alessandrini, del Segretariato ASviS, che ha in seguito elencato i punti nevralgici di questa transizione, come la giustizia intergenerazionale, la democrazia partecipativa, le disuguaglianze di genere. Sono intervenuti in questo ultimo seminario Linda Laura Sabbadini, direttrice del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell'informazione statistica presso Istat, Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l'Università di Roma Tor Vergata e Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita e Gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II.

La sfida è quella di riuscire a garantire uno sviluppo che preveda anche l’equità”, ha commentato Sabbadini, che ha parlato dei livelli di povertà nazionale, cresciuti quasi senza arresti dal 2008 fino a oggi e concentratisi soprattutto al Sud Italia. Nonostante un recupero dell’occupazione nel 2020, Sabbadini ha ricordato che il tasso di occupazione dei giovani (fascia di età tra 25 e 34 anni) continua a essere inferiore di vari punti ai livelli del 2008, e particolarmente critico è anche il tasso di occupazione femminile, fanalino di coda a livello europeo.

Chi saranno quelli che subiranno le conseguenze più gravi delle catastrofi climatiche? Questa la domanda che si è posto Leonardo Becchetti nel suo intervento, dove ha spiegato che chi avrà meno risorse per proteggersi sarà più esposto alle crisi, aumentando il divario tra strati della società. “La risposta io la trovo nella ‘generatività sociale’”, ha dichiarato Becchetti, un nuovo modo di pensare e agire che possa permettere alle persone “di mettersi in moto verso qualcosa che le appassioni”. La politica sociale, ha aggiunto il professore, deve essere strutturata sulla base di un mix di azioni dall’alto, come gli interventi governativi, e dal basso, con azioni come il voto con il portafoglio, lo strumento che permette ai cittadini di esercitare il loro potere d’acquisto, compiendo scelte responsabili che sostengano un’economia inclusiva, equa e rivolta alle comunità locali.

Della necessità di superare il “monoteismo dell’io” ha invece parlato Monignor Vincenzo Paglia, che si è soffermato sull’importanza, ricordando anche le parole di Papa Francesco, di pensare l’umanità come un’unica famiglia interconnessa che abita un solo pianeta. “A oggi, non pensiamo che siamo tutti sulla stessa barca, ma che siamo tutti nella stessa tempesta, però su barche diverse. Le barche degli anziani sono state travolte, così come quelle dei disabili e delle carceri. È importante la dimensione dell’uguaglianza all’interno di quest’unico disegno”. A questo proposito, Paglia ha portato l’attenzione sulla nascita di “un nuovo popolo”, quello degli anziani, del quale non si sa quasi nulla: “Viviamo 20-30 anni in più, ma non sappiamo per fare cosa”. L’età anziana, ha proseguito Mons. Paglia, “è numericamente enorme, ma culturalmente inesistente. Fa parte dello sviluppo sostenibile anche la cura della generazione della vecchiaia”.

Leggi la sintesi del quarto seminario

“Serve alzare lo sguardo al futuro, con grande ambizione e coraggio, con quello che mi piace chiamare l’‘ottimismo della ragione’”, ha dichiarato Marcella Mallen, a conclusione del ciclo di webinar. “Serve abbracciare senza indugio nuovi paradigmi sociali, culturali, economici, nuovi valori, nuovi orizzonti, lontani da quelli che ci hanno a lungo portato verso l’individualismo, la competitività e una crescita fine a sé stessa”.

venerdì 5 agosto 2022