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La deforestazione globale rallenta ma le foreste tropicali continuano a essere minacciate

I risultati in un nuovo rapporto della Fao. Dal World forestry congress le proposte su soluzioni basate sulla natura, migliore governance dei dati e coinvolgimento delle comunità locali.

di Giulia Gallo

Il ritmo con cui le foreste stanno scomparendo è rallentato di quasi il 30 per cento dal primo decennio del secolo al periodo 2010-2018, ha mostrato un rapporto chiave lanciato il 3 maggio dall'Organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao). Ma le foreste pluviali tropicali della terra sono ancora sotto la minaccia maggiore, sia dal pascolo del bestiame in Sud America che dall’espansione di terreni coltivati ​​come le piantagioni di palma da olio in Asia.  Secondo il Global forest resources assessment remote sensing survey, la perdita di foreste tropicali ha rappresentato oltre il 90% della deforestazione globale dal 2000 al 2018, a 157 milioni di ettari, che è all'incirca la dimensione dell'Europa occidentale. L'espansione delle terre coltivate (comprese le piantagioni di palma da olio) è il principale motore della deforestazione, causando quasi il 50% della deforestazione globale, seguita dal pascolo del bestiame, pari al 38,5%. La sola palma da olio ha rappresentato il 7% della deforestazione globale dal 2000 al 2018.  

“Lo sviluppo agricolo insostenibile e altri usi del suolo continuano a esercitare un'intensa pressione sulle nostre foreste, soprattutto in molti dei Paesi più poveri. Ma ci sono soluzioni vantaggiose per tutti che possiamo e dobbiamo ampliare per nutrire il mondo senza distruggere le nostre foreste” ha affermato il vicedirettore generale della Fao Maria Helena Semedo.

Gli eventi internazionali. Durante la 17esima sessione del Forum delle Nazioni unite sulle foreste (Unff17) che si è tenuta il 9 maggio, i Paesi hanno concordato sulla necessità di mobilitare finanziamenti per le foreste, sfruttare i partenariati e promuovere azioni sulle foreste a beneficio sia delle comunità locali che dell'economia globale. L’importanza del ruolo delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici è stato il tema centrale del quindicesimo World forestry congress che si è tenuto a Seul, nella Corea del Sud, dal 2 al 6 maggio. L’evento ha cercato di definire il ruolo delle foreste nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e altri importanti accordi, tra cui il Global Forest Goals, l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e il quadro globale per la biodiversità post-2020. I principali risultati del Congresso includono proposte di azione dettagliate secondo i sei sottotemi, tra cui soluzioni basate sulla natura (NbS), gestire e comunicare dati sulle foreste, migliorare la gestione e la cooperazione; una call intergovernativa sul legno sostenibile; un invito all'azione dei giovani; e la Dichiarazione di Seoul sulle foreste, che delinea ruoli e responsabilità condivisi per garantire un futuro sostenibile per le foreste del mondo.

In un videomessaggio, Amina J. Mohammed, vicesegretario generale delle Nazioni unite, ha affermato che, nonostante il loro ruolo essenziale nella salute del pianeta, le foreste continuano a essere minacciate. Per affrontare questo problema, ha sottolineato la necessità di aumentare i finanziamenti, garantire catene di approvvigionamento che non prevedano la deforestazione, coinvolgere tutte le parti interessate e incorporare le conoscenze dei popoli indigeni e locali. Qu Dongyu, direttore Generale della Fao, ha chiesto una trasformazione inclusiva, resiliente e sostenibile dei sistemi agricoli. Ha inoltre sottolineato la necessità di un'azione audace e ambiziosa, rilevando che non c'è tempo da perdere.

credits: Iisd

Il programma REDD+. Sul concetto di preservare le foreste come mezzo di contrasto al cambiamento climatico, nel 2007 la Convenzione delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici ha definito il programma REDD+ (Reducing emissions from deforestation and forest degradation), con l’obiettivo di incentivare i Paesi in via di sviluppo nel ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera causate dalla deforestazione e dai processi di degrado forestale. Durante il World Forestry Congress è stato lanciato il rapporto intitolato “Forests, Climate, Biodiversity and People: Assessing a Decade of REDD+”, la nuova valutazione del Global forest expert panels (Gfep) su foreste, clima, biodiversità e persone.

I messaggi chiave. Il Rapporto rileva che la deforestazione e il degrado forestale in corso stanno alterando il ruolo critico delle foreste nel ciclo globale del carbonio. Sebbene il tasso di deforestazione sembri essere rallentato nei cinque anni fino al 2020, la continua perdita di foreste contribuisce a circa il 10% delle emissioni annuali di CO2 di origine antropica. Nel breve termine le attività di REDD+ più efficaci per affrontare queste sfide saranno la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste, ma è fondamentale pensare alle attività di rimboschimento nel lungo periodo, che offriranno il maggiore potenziale di mitigazione climatica. E per fare ciò è necessario delineare una governance futura che superi le contraddizioni tra gli Stati e punti sul coinvolgimento significativo delle comunità locali con un duplice obiettivo: proteggere l’ambiente e le foreste, per contrastare la perdita della biodiversità che deriva dalla distruzione degli habitat naturali e, al contempo, rispettare i diritti delle popolazioni indigene che abitano le zone forestali e che ne sono i primi custodi.

Le strategie del futuro: giovani e tecnologia. Per costruire un “futuro verde, sano e resiliente con le foreste” è fondamentale investire nello sviluppo professionale dei giovani nel settore forestale. Per questa ragione, durante il Congresso si è tenuto un evento speciale che ha esplorato come incoraggiare più giovani a intraprendere una carriera nel settore forestale, attraverso il lancio del Global Network for Forestry Young Professionals (ForYP), una nuova piattaforma per collegare e supportare i giovani talenti.

Sebbene i miglioramenti tecnologici stiano supportando una migliore quantificazione delle foreste e dei cambiamenti dovuti alle emissioni carbonio, è necessario migliorare la misurazione, la comunicazione e la verifica dei dati disponibili. Le lacune includono, tra l'altro, discrepanze tra diversi set di dati; mancanza di dati specifici per Paese; rendicontazione inadeguata sull'incertezza delle stime; risoluzione insufficiente delle immagini satellitari. Dirk Nemitz, membro dell’Unfccc, ha sottolineato “la necessità di formazione per tenere il passo in modo che i Paesi possano utilizzare al meglio i dati in tempo reale e ad accesso aperto attualmente disponibili”, attraverso un migliore monitoraggio dei cambiamenti nell'uso del suolo reso possibile dal progresso tecnologico. Sebbene il programma REDD+ abbia fornito un terreno comune per molte attività che si interessano della corretta gestione delle foreste, il Rapporto evidenzia che la natura e l’entità dei cambiamenti sono difficili da misurare. A complicare questo quadro c'è la complessa governance delle foreste e la necessità di affrontare la povertà e la disuguaglianza. Inoltre, occorre rafforzare la regolamentazione delle industrie ad alta intensità di carbonio e la riduzione delle emissioni dei settori dei trasporti e dell'energia.

 

Fonte dell'immagine di copertina: whitcomberd/123rf

martedì 10 maggio 2022