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Rapporto Sipri: la pandemia non arresta l’industria delle armi

La vendita di armamenti delle 100 maggiori società del settore è cresciuta per il sesto anno consecutivo. Gli Stati Uniti continuano a dominare la classifica ma avanza la Cina.

di Giulia Gallo

Nel 2020, nonostante la pandemia da Covid-19 abbia causato una recessione dell’economia globale, il mercato delle armi ha registrato un dato in controtendenza, con un aumento dei ricavi rispetto all’anno 2019: in totale 531 miliardi di dollari, con un incremento dell’1,3% rispetto alle vendite dell’anno precedente. Lo rileva l’ultimo rapporto dello Stockholm international peace research institute (Sipri) sulle vendite dei primi 100 produttori mondiali di armi. Il documento rappresenta uno dei tre documenti principali rilasciato dal think tank internazionale in vista della pubblicazione dell’annuale Sipri Yearbook.

 Rispetto al 2015 – anno in cui per la prima volta il Sipri ha incluso nel rapporto anche i dati delle vendite delle aziende cinesi – il commercio delle prime 100 aziende di armamenti nel 2020 è stato del 17% superiore. Come affermato da Alexandra Marksteiner, ricercatrice presso il Sipri military expenditure and arms production program, l’industria militare è riuscita a conseguire profitti elevati in quanto ha goduto della “protezione derivante dalla domanda governativa di beni e servizi militari”, anche grazie ad una accelerazione dei pagamenti con l’obiettivo di mitigare la crisi causata dalla pandemia.

Gli Stati Uniti restano leader del settore. Dal Rapporto, pubblicato a dicembre, emerge come le 41 aziende operanti nel territorio statunitense continuino a dominare la classifica delle cosiddette “Top 100”, con il 54% delle vendite totali di armi nel 2020. Dal 2018, le prime cinque aziende della classifica stilata dal rapporto Sipri hanno tutte sede negli Stati Uniti. Un punto di forza del mercato militare statunitense, rileva il Rapporto, è dovuto all’ampliamento del portfolio di prodotti attraverso una serie di acquisizioni e fusioni con l’industria aerospaziale: è il caso di società quali Northrop Grumman e Kbr, che hanno acquisito aziende di alto valore specializzate nella tecnologia spaziale.

I numeri in Cina, Europa e Russia. Scendendo nella classifica, la seconda potenza industriale degli armamenti è la Cina – in cui hanno sede alcuni dei produttori di tecnologia militare più avanzati al mondo – che con cinque aziende ha rappresentato il 13% delle vendite totali di armi nel 2020, per un totale di circa 66,8 miliardi di dollari di ricavi (+1,5% rispetto al 2019).

Seguono 26 società europee, che insieme hanno rappresentato il 21% delle vendite totali di armi, per un totale di 109 miliardi di dollari. I risultati del Rapporto sottolineano, però, delle sostanziali differenze nei diversi Paesi europei: mentre le sette società britanniche incluse nella Top 100 hanno registrato vendite di armi per 37,5 miliardi di dollari nel 2020, in aumento del 6,2% (in testa la Bae Systems, unica azienda europea tra le prime dieci), le vendite delle sei società francesi sono diminuite del 7,7% rispetto al 2019.

La Russia, infine, segna un calo delle vendite per il terzo anno consecutivo, passando dai 28,2 miliardi di dollari del 2019 ai 26,4 miliardi di dollari nel 2020, con un meno 6,5% che ha coinciso con la fine del Programma statale di armamenti 2011-2020.

 

di Giulia Gallo

 

 

giovedì 9 dicembre 2021