I media internazionali sul Rapporto Ipcc: “Il futuro si decide oggi"
Dagli Stati Uniti alla Cina, i principali organi di stampa sottolineano la gravità dell’allarme lanciato dagli scienziati. Tecnologia, cooperazione internazionale e rapidi cambiamenti nei modelli di consumo possono ancora evitare il peggio.
di Maddalena Binda
Le conclusioni del “Summary for policymakers” dell’Ipcc hanno occupato ampio spazio nella stampa internazionale che ha sottolineato, unanime, l’urgenza di agire.
L’inglese Bbc sintetizza nei seguenti cinque punti ciò che possiamo imparare dal Rapporto: il cambiamento climatico è diffuso, rapido, si sta intensificando e dipende da noi; è vitale rimanere nell’aumento di 1,5°C; qualunque cosa faremo, il livello del mare continuerà a salire; gli scienziati hanno più certezze su quali azioni possono funzionare; i politici si agiteranno e i tribunali saranno impegnati, soprattutto se i negoziati della Cop26 non daranno risultati soddisfacenti.
Il Guardian pone l’enfasi sul nesso di causalità, riportato nel Rapporto, tra le attività umane e il cambiamento climatico: l’azione (e inazione) umana hanno contribuito al riscaldamento globale e ora non esiste un luogo sulla Terra esente dagli effetti catastrofici. In un articolo di opinione firmato dagli esperti del gruppo intergovernativo e pubblicato sul Guardian, si sottolinea la necessità di trasformare la società per evitare la catastrofe. Per farlo è fondamentale: valutare le tecnologie a disposizione, sviluppare quelle necessarie e distribuirle equamente fra i Paesi, monitorare i progressi dei target intermedi stabiliti e individuare le aree in cui non vi sono ancora risposte pratiche per indirizzare gli investimenti.
Negli Usa, il New York Times riporta esempi di alcuni degli eventi estremi verificatesi recentemente, come le alluvioni in Cina, e i cambiamenti nella loro frequenza nei diversi scenari: se riuscissimo a restare nell’aumento di 1.5°C stabilito dall’Accordo di Parigi, ad esempio, le ondate di calore che oggi si verificano ogni dieci anni circa potrebbero ripetersi ogni cinque, mentre se la temperatura aumentasse di 4°C diventerebbero eventi annuali.
Anche Vox spiega, in un lungo articolo, la rilevanza del Rapporto nel lavoro dell’Ipcc e nel contesto internazionale della lotta al cambiamento climatico, raccogliendo le conclusioni principali del documento e sottolineando la necessità di utilizzare le informazioni condivise per discutere e adottare politiche di mitigazione durante la Cop26.
L’agenzia Bloomberg approfondisce alcuni elementi di novità delle conoscenze condivise nel “Summary for policymakers”: il Pianeta si sta scaldando, ma non in modo uniforme, ed è ora possibile prevedere con maggiore precisione quali saranno i cambiamenti che si verificheranno nei diversi scenari. Per questo motivo si possono individuare con più certezza le azioni da intraprendere per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Reuters, la grande agenzia internazionale diretta dall’italiana Alessandra Galloni, riassume i cinque scenari futuri presentati nel Rapporto, risultato di calcoli complessi che dipendono dalle politiche intraprese per ridurre le emissioni di gas serra e dai cambiamenti socio-economici legati a fattori come ad esempio la crescita demografica e la qualità dell’educazione.
Il francese Le Monde intervista Johan Rockström, scienziato e direttore congiunto del Potsdam Institute for Climate Impact Research, che definisce il Rapporto dell’Ipcc come “il più robusto scientificamente”. Rockström dichiara inoltre che ci sono “ragioni per sperare” nonostante “non si vedano segnali credibili” della possibilità di restare entro l’1,5°C.
Il Moscow Times definisce il documento un “rapporto bomba” e si concentra sulle conseguenze che il cambiamento climatico avrà in Russia. La temperatura media di Mosca è aumentata più velocemente rispetto al resto del mondo: si è registrato un aumento di 1°C in soli 50 anni, mentre a livello globale l’aumento registrato è di 1.2°C in 150 anni. Tra le conseguenze previste ci sono incendi più ampi, alluvioni più forti e la scomparsa del permafrost.
Anche il Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo, il giornale portavoce del Partito Comunista Cinese, noto per le posizioni nazionaliste, in questo caso pone l’accento in positivo sulle recenti dichiarazioni di esponenti dei governi americano e cinese che invitano alla cooperazione nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici. Secondo Wang Yi, direttore dell’istituto degli affari internazionali alla Renmin University of China di Pechino, tale collaborazione “potrebbe aiutare a restaurare gli equilibri tra Stati Uniti, Cina e Unione europea sul tema della crisi climatica, formando un sistema cooperativo per affrontare questa sfida globale”.
di Maddalena Binda