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Contro la crisi climatica occorre smantellare il sostegno ai combustibili fossili

L’inventario Ocse 2021 certifica una preoccupante inversione di tendenza nelle politiche di riduzione delle emissioni. Le proposte per una riforma in linea con gli Obiettivi dell’Agenda 2030.

di Andrea De Tommasi

Un rapporto dell’Ocse ha aggiornato al 2020 le tendenze di produzione e consumo dei combustibili fossili in 50 Paesi che includono le economie dell’Ocse, del G20 e i sei Paesi del Partenariato orientale dell’Unione europea (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina). La ricerca, pubblicata il 30 marzo con il titolo “Oecd Companion to the inventory of support measures for fossil fuels 2021”, ha affrontato anche le implicazioni della crisi da Covid-19 e il conseguente crollo del prezzo del petrolio, nonché gli sforzi necessari per monitorare e riformare i sussidi ambientalmente dannosi nelle sedi multilaterali.

Il sostegno totale ai combustibili fossili, una delle maggiori cause d’inquinamento, in questi 50 Paesi è aumentato del 5% su base annua, raggiungendo quota 178 miliardi di dollari nel 2019 e invertendo la tendenza al ribasso dei cinque anni precedenti. Questo aumento, rileva la ricerca, è stato determinato da un incremento del 30% del sostegno diretto e indiretto alla produzione di queste fonti energetiche, principalmente nei Paesi membri dell'Ocse. Nel 2019, i settori del petrolio e del gas in diversi Paesi hanno ricevuto ulteriore sostegno. La maggior parte di questo era diretto ad alleviare il debito delle imprese e aiutare a finanziare gli investimenti nelle infrastrutture di combustibili fossili, nonché disposizioni fiscali che fornivano un trattamento preferenziale per le spese in conto capitale per la produzione dei fossili. Complessivamente sono state rilevate circa 1.300 misure a favore di petrolio, gas e carbone. “Molti Paesi stanno incanalando la maggior parte dei finanziamenti di stimolo dell’economia per sostenere i combustibili fossili e le industrie correlate, spesso senza requisiti per il cambiamento climatico o la riduzione dell'inquinamento. Senza ulteriori condizioni sul sostegno o senza concentrarci su misure di ripresa green, perderemo l'opportunità di ‘ricostruire meglio’”, scrivono gli esperti dell’Ocse nella prefazione della ricerca.

I Paesi nordamericani sono stati responsabili del 51% dell'aumento delle misure di sostegno alla produzione dell’area Ocse. Gli Stati Uniti hanno aumentato del 28% il loro sostegno totale ai combustibili fossili tra il 2017 e il 2019. Anche nel Regno Unito le misure di sostegno alla produzione sono aumentate in modo significativo, del 37% tra il 2017 e il 2019. Dati più confortanti arrivano dai Paesi dell’Unione europea, in particolare Irlanda e Norvegia, sebbene con un impatto limitato sui risultati complessivi. Il sostegno è in calo nella maggior parte dei Paesi del Partenariato orientale dell'Ue, ma rimane elevato rispetto al Pil. A fronte di un quadro sostanzialmente negativo, il sostegno dei consumatori al consumo di combustibili fossili è in calo, guidato dalla discesa dei prezzi del carburante.

La ricerca riconosce il valore dell’esperienza del processo di revisione volontario tra Paesi (peer review, secondo la tradizione Ocse) delle economie G20, ma resta la sfida di definire cosa costituisca un sussidio inefficiente. Tuttavia, si riconosce che il processo costituisce un primo passo importante verso una possibile futura definizione comune. Allo stesso tempo, l’Ocse ritiene fondamentale ancorare il monitoraggio del sostegno ai combustibili fossili agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite. La rendicontazione per Paese rispetto al Target 12.c1 dell’Agenda Onu 2030  - “Importo dei sussidi ai combustibili fossili per unità di Pil (produzione e consumo”- dovrebbe iniziare a breve. Questi dati sulla spesa fiscale, con i Paesi obbligati a riferire su trasferimenti diretti e trasferimenti indotti, saranno essenziali per stabilire un quadro accurato dei progressi verso il raggiungimento del Goal 12. Basandosi su questo slancio, il Rapporto propone una nuova metodologia per un approccio sequenziale alla progettazione di riforme dei sussidi ai combustibili fossili. Un'altra opzione può essere l’adozione di un prezzo del carbonio più equo e concordato a livello internazionale, che possa integrare le aliquote fiscali di riferimento nazionali.

Secondo molti osservatori, però, non basta mettere in campo questi sistemi, se parallelamente non si evitano misure controproducenti che possono pregiudicarne l’efficacia. Ad esempio i sussidi ai combustibili fossili, sui quali ha posto l’attenzione il rapporto il rapporto ASviS 2020: “Va definito con target e scadenze il percorso per la riduzione e riconversione a favore dello sviluppo sostenibile dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) a partire dai combustibili per aviazione civile, autotrasporto, agricoltura e pesca”, si legge, in relazione all’Italia, nel rapporto annuale dell’Alleanza.

Leggi il rapporto “Oecd Companion to the inventory of support measures for fossil fuels 2021”

di Andrea De Tommasi

martedì 20 aprile 2021