La carestia elettronica
I semiconduttori, necessari per la costruzione di computer, automobili, telecomunicazioni, scarseggiano. Tra le cause, una fase di eccesso di domanda, l’ondata pandemica, la concentrazione di produzione.
di Luca De Biase
Il mondo ha fame di chip. Scarseggiano drammaticamente i semiconduttori. L’elettronica che fa andare i computer, le automobili, le comunicazioni e quasi qualsiasi processo produttivo attraversa una fase di eccesso di domanda. Non è certo la prima volta. Quella dei semiconduttori è un’industria tradizionalmente complessa, ma ovviamente negli ultimi tempi la complessità è aumentata, a causa della moltiplicazione dei contesti nei quali è diventata strategica. La principale determinante delle difficoltà congiunturali dell’industria è chiaramente l’epidemia da Covid-19 che ha aumentato visibilmente l’uso del digitale per le comunicazioni e il lavoro da remoto. Per un breve periodo del 2020 ha anche rallentato gli acquisti di automobili, solo per lasciare il posto a un successivo aumento superiore alle attese. La prevedibilità della domanda di molti prodotti è stata drasticamente messa in discussione. Anche Nvidia e Microsoft faticano a pianificare la produzione delle loro apparecchiature elettroniche per la grafica e per i giochi.
Secondo Hamza Mudassir, visiting fellow di Strategy alla Cambridge judge business school, che scrive su The Conversation, una delle ragioni della carestia dei chip è nella concentrazione della produzione: si osserva in effetti che il 70% dei semiconduttori è prodotto da due grandi aziende, Samsung e Taiwan Semiconductor. E aggiunge che forse una responsabilità si può trovare anche nella crescita impetuosa della domanda di macchine adatte a minare bitcoin, vista la crescita del valore della moneta elettronica. Si potrebbe sottolineare anche che le difficoltà di pianificazione non possono essere state certo ridotte dalla volatilità irrazionale delle decisioni della precedente amministrazione americana, quella che vedeva Donald Trump nel ruolo di presidente degli Stati Uniti, che ha messo in difficoltà tutto il commercio internazionale con una serie di interventi che pensava potessero contrastare il crescente peso economico della Cina, nel fallito intento di riportare lavoro in America. In tutti i casi, continuando così, con una concentrazione per adesso incontrastata del mercato nelle mani di due sole aziende, una conseguenza di medio termine si può immaginare: i prezzi saliranno e i consumatori li pagheranno. L’epoca della deflazione digitale potrebbe essere in procinto di diventare la congiuntura dell’inflazione digitale.
di Luca De Biase, giornalista