I limiti dell’amicizia
Robin Dunbar ha studiato le frontiere cognitive dell’amicizia. Ogni individuo ha 150 persone che riconosce, ma solo cinque possono essere definite intime. La qualità delle relazioni incide significativamente sulla salute e sul rischio di mortalità.
di Luca De Biase
Robin Dunbar studia da molti decenni il rapporto tra le capacità cognitive degli umani e l’amicizia. “Il numero di Dunbar” è la creazione più famosa del docente di psicologia evolutiva di Oxford. Si tratta dell’idea secondo la quale c’è un limite al numero di relazioni sociali intense e confortanti che una persona è attrezzata cognitivamente per mantenere a lungo. E il numero di persone che in media ciascuno riconosce a prima vista e con le quali ha una storia è di circa 150. Di questi, solo cinque possono essere definiti intimi amici. Nel suo nuovo libro, frutto di decenni di studi suoi e degli allievi, Dunbar ribadisce la validità del suo numero e ne allarga il significato arrivando a rispondere a domande come “perché le donne hanno spesso una migliore amica” e “perché gli uomini faticano a condividere le loro esperienze”.
I limiti cognitivi dell’amicizia acquistano nella prospettiva di Dunbar un’importanza strategica per una quantità di fenomeni. Ma alla fine la loro importanza è definita da un’ipotesi emergente dal lavoro dello studioso di Oxford: il numero e la qualità delle amicizie ha probabilmente un’influenza sulla felicità, la salute e il rischio di mortalità maggiore di qualsiasi altra esperienza della vita (salvo smettere di fumare). In questo senso, la solitudine che è stata provata da una grande quantità di persone durante i lockdown avrà effetti importanti. Mentre l’economia andava a rotoli, le amicizie non si potevano coltivare con la stessa intensità e autenticità: inutile tentare di stabilire quale delle due dinamiche avrà gli effetti più devastanti e di lungo termine. Ma vale la pena di ricordarle entrambe per immaginare correttamente la via giusta per ricostruire.
di Luca De Biase, giornalista