The Future we want: l’Unicef presenta le sfide dei ragazzi nel post-Covid
In occasione della giornata mondiale dell’infanzia, i giovani raccontano le loro dieci priorità per il futuro e chiedono di essere coinvolti direttamente nell’elaborazione delle politiche di sostenibilità.
di William Valentini
La ripartenza dopo la fine della pandemia dovrà necessariamente basarsi su una “nuova normalità” che si adatti alle esigenze di ragazzi e ragazze. “Troppo spesso (i giovani), non vengono coinvolti nei processi decisionali che li riguardano in prima persona”, scrive in conclusione del rapporto “The Future we want - Essere adolescenti ai tempi del Covid-19” Elisa C., diciottenne di Viareggio che ha collaborato insieme ad altri ragazzi alla realizzazione del report dell’Unicef. Il lavoro esce in occasione delle celebrazioni della giornata mondiale per l’infanzia e l’adolescenza del 20 novembre e si inserisce nella campagna The Future we want, nata con l’obiettivo di analizzare l’impatto che la pandemia sta avendo sugli adolescenti, tra i più esposti ai rischi dell’isolamento. Il documento contiene le risposte di circa duemila giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni a un questionario che è stato sottoposto loro proprio nei giorni del lockdown. Riporta anche una versione ampliata del Manifesto, in 10 punti, che era già stato pubblicato a luglio e che raccoglie le raccomandazioni per il futuro formulate da un gruppo di adolescenti che ha collaborato alla realizzazione del report.
Sebbene le risposte che emergono dal sondaggio vedano ragazzi e ragazze mediamente soddisfatti del benessere proprio e di quello della loro famiglia sotto l’aspetto economico, molti giovani vorrebbero vedere attivate in futuro politiche di protezione sociale che siano centrate anche sul benessere degli adolescenti. Il Manifesto, inoltre, sottolinea l’importanza di una presenza diffusa sul territorio di servizi rivolti specificatamente ai giovani. Un discorso di fondamentale importanza, soprattutto per la tutela di minorenni che vivono fuori dal nucleo familiare, inclusi migranti e rifugiati. Nei prossimi anni, si dovranno promuovere soluzioni di accoglienza alternativa (come l’affido familiare, l’accoglienza in contesti comunitari e le soluzioni di semi-indipendenza) e di affiancamento a figure come i tutori per i minori e i mentori per i giovani.
L’ambiente in cui gli adolescenti vivono è l’aspetto su cui essi si dichiarano più soddisfatti, valutato con un 8,1/10, con 7,6 in riferimento alla famiglia di appartenenza. Un adolescente su tre afferma che le relazioni con familiari e conviventi durante il lockdown sono migliorate, mentre il 16% delle risposte lamenta un peggioramento dei rapporti familiari. Emerge però anche un dato allarmante: il 64% degli adolescenti (con una significativa differenza tra il 73% delle ragazze e il 53% dei ragazzi) ritiene che la casa o la struttura in cui vive non sia sempre e comunque un luogo sicuro. Per questo, i giovani che hanno partecipato alla realizzazione del Rapporto propongono di avviare campagne di sensibilizzazione a misura di ragazze e ragazzi. Investendo nello stesso tempo in sistemi che possano favorire la comunità: sia con nuove formule per l’impiego che tengano di più in considerazione i tempi della vita-scuola-lavoro; sia attraverso la costruzione di Comunità Educanti, implementando i Patti di Comunità previsti anche dal Piano Scuola 2020/2021 del Ministero dell’Istruzione, e in generale fornendo maggiori occasioni di socialità per gli adolescenti, necessarie a prevenire e rispondere alla discriminazione, per promuovere la solidarietà sociale e superare le disparità sociali.
Per quasi il 40% del campione intervistato, i fattori ambientali che agiscono sulle cause delle epidemie sono da tenere in stretta considerazione per la salute pubblica. Un notevolissimo 87% degli adolescenti ritiene che la diminuzione dell’inquinamento e la riduzione dei consumi siano comportamenti virtuosi da mantenere anche dopo l’emergenza. Il Manifesto riflette queste priorità (espresse anche dai movimenti di piazza giovanili che hanno conosciuto un grande protagonismo negli ultimi tempi) e chiede per il futuro lo sviluppo di politiche di benessere e di sostenibilità a misura di adolescenti. Questi ultimi vorrebbero essere coinvolti direttamente nell’elaborazione delle politiche ambientali, non solo nelle scuole ma anche attraverso la creazione di percorsi ludici ricreativi di educazione ambientale a disposizione di tutti.
“L’Unicef ribadisce da sempre l’importanza dell’ascolto e della partecipazione dei giovani. Oggi, in occasione di questa data simbolica, abbiamo voluto collegare questo messaggio all’idea di un futuro più equo e sostenibile, che può essere costruito solo ascoltando oggi quelli che saranno i suoi protagonisti principali, intervenendo sulle diseguaglianze economiche e sociali per permettere che tutti i bambini e gli adolescenti possano godere, senza esclusione alcuna, di questo diritto”, ha dichiarato Anna Riatti, responsabile dell’Unicef per la risposta a favore dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati. “Il 20 novembre celebriamo la Giornata mondiale dell’infanzia, quest'anno più che mai vogliamo ribadire che i diritti di tutti i bambini e gli adolescenti contano e devono essere rispettati e promossi ogni giorno, ovunque nel mondo", ha aggiunto Carmela Pace, vicepresidente Unicef Italia. “La pandemia ha messo tutti a dura prova, noi siamo tornati però a manifestare per un futuro migliore. Siamo coscienti che il cambiamento comincia da noi ed è questo il messaggio che vogliamo condividere con i nostri coetanei”, ha detto Nafissa, volontaria Younicef e partecipante ai lavori per il Manifesto.
di William Valentini