Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Come combattere l’infodemia e le teorie del complotto

Di certo per ora non esistono vaccini in grado di bloccare l’epidemia di informazioni false. Ci si limita a proporre strategie di contenimento. 

di Luca De Biase

L’Oms si occupa ovviamente della pandemia, di ciò che può accelerarla o rallentarla. Tra i problemi peggiori che deve affrontare c’è l’infodemia: l’epidemia di informazioni false e tali da generare comportamenti tali da alimentare la pandemia Covid-19. Notizie false che mettono in dubbio l’utilità delle mascherine sono particolarmente negative. Ma si inseriscono negli stessi circoli nei quali viaggiano altre notizie false sulle cause della pandemia, invenzioni sulle responsabilità di personaggi come Bill Gates, dubbi sulla validità dei vaccini, concezioni politicizzate dell’epidemia, e così via.

L’Oms osserva che il problema non è la documentabilità di queste notizie ma la loro credibilità in alcune cerchie di persone piuttosto numerose e favorite nel loro sviluppo e nella loro diffusione dalle logiche dei social network. Walter Quattrociocchi, data scientist di Ca’ Foscari, osserva su Nature che l’argomento del coronavirus è polarizzante, preoccupante, appassionante: il che è perfetto per creare condizioni tali da favorire la diffusione di informazioni di dubbia qualità o pienamente tossiche. Che cosa si può fare? La strategia del contenimento non passa soltanto dal factchecking: chi non vuole credere ai fatti non crede neppure a chi prova con i fatti che certe notizie sono false; chi crede solo alle notizie che avvalorano il proprio sistema di valori non si occupa di verificare se un’informazione è documentata o no, si limita a ritenerla vera o falsa, e basta.

L’infodemia si può curare? Di certo non esistono vaccini per ora. Ci si limita a proporre strategie di contenimento. Coivolgendo le piattaforme che rallentano o bloccano le notizie chiaramente false. E creando condizioni più controllate per gli utenti. Filippo Menczer, dell’Indiana University, propone una soluzione per scoprire se i post sono prodotti da persone o da algoritmi che sparano migliaia di volte gli stessi messaggi per sostenere in modo coordinato certe idee e certe notizie false. La lotta all’infodemia è appena all’inizio e si annuncia molto difficile.

di Luca De Biase, giornalista

lunedì 5 ottobre 2020