Umanesimo industriale: un nuovo equilibrio tra umanità e tecnologia
È indispensabile comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto per gestirle nel modo migliore: formazione e sostenibilità saranno le sfide del futuro.
di Maria C. Ferrara
Oggi, una delle necessità fondamentali è rispondere ai bisogni di competenze delle imprese e dei sistemi produttivi, per far ripartire l’Italia da un'economia che sarà fortemente digitalizzata e tecnologica: l’intelligenza artificiale e i bisogni strategici saranno le sfide che rivoluzioneranno l'intero assetto sociale ed economico del nostro Paese.
Sull’onda di un processo globalizzato di notevole importanza, probabilmente l’Europa sarà il continente che risentirà maggiormente di questa trasformazione, e si appresterà ad affrontare questa nuova rivoluzione industriale con un necessario sforzo collettivo d’intelligenza.
L’Unione Europea investe sul diritto alle competenze, sulla formazione e istruzione, pilastri europei dei diritti sociali; l'apprendimento viene citato in tutti i principi fondamentali delle istituzioni comunitarie; a tal proposito è necessario chiedere alle forze politiche nazionali perché la formazione venga ancora considerata un aiuto di Stato alla stregua dei processi di trasformazione.
In Italia è fondamentale la formazione, l’istruzione e la crescita delle competenze perché da sempre siamo un Paese a rischio povertà ed esclusione con un saldo demografico che non ci permette di guardare al futuro con grande serenità. Le classifiche dei giornali ci restituiscono un saldo negativo tra nuovi nati e popolazione defunta (la cosiddetta ‘’trappola demografica’’).
Per questo è necessario investire molto, soprattutto a livello informativo, per fare in modo che la popolazione diventi soggetto attivo delle transizioni per formare competenze, professionalità aggiuntive, utili e fondamentali per il nostro sistema industriale, che già oggi è in una fase di grande carenza di risorse qualificate.
Significative sono le condizioni lavorative delle risorse umane, il ruolo centrale che svolgono in ogni azienda. Sensibilizzare le realtà aziendali al valore della forza lavorativa diventa cruciale in una crisi storica in cui le imprese trovano grande difficoltà nel reperire le figure professionali che cercano. Bisogna considerare le risorse umane un investimento fondamentale per le imprese, un valore imprescindibile che può crescere grazie a interventi di formazione continua.
In questa sfida i fondi interprofessionali sono un’intuizione felice che le organizzazioni datoriali e sindacali hanno avuto negli anni 2000 e che hanno saputo bene interpretare: in genere siamo molto bravi a immaginare il futuro, ma non sappiamo renderlo esecutivo ed efficace. Invece, quest’esperienza non solo ha una visione “alta”, ma ha dimostrato anche una notevole capacità adattiva; i fondi interprofessionali sono la perfetta sintesi tra le necessità del mondo delle imprese e la complessa gestione amministrativa del denaro pubblico, una combinazione che a volte lascia qualche perplessità (soprattutto nella tempistiche), e che avrebbe bisogno di una gestione più strutturata anche nel fondo nuove competenze, che negli ultimi anni ha visto incrementare il numero di aziende aderenti, a conferma di una grandissima capacità di penetrazione nel tessuto produttivo. Con la messa a disposizione di una rete territoriale capace di dialogare e lavorare con le aziende, Confindustria Cgil Cisl e Uil riescono a valorizzare bisogni e necessità, interpretando le evoluzioni delle aziende; in futuro promuovere una maggiore proattività delle singole imprese, finalizzando i fondi verso interventi di politiche attive per i disoccupati. Questi supporti sono essenziali per ridare alla formazione il ruolo di leva strategica e stimolare la nascita di nuove competenze digitali ed ecologiche, contenendo anche gli effetti della crisi a difesa dell'occupabilità delle persone. Certamente una popolazione da riqualificare, riformare e ricollocare deve arricchire e valorizzare il mercato del lavoro.
È necessario segnalare il ruolo che svolgono i fondi interprofessionali nell’attività di valorizzazione aziendale. Nel corso ventennale della loro attuazione i fondi paritetici interprofessionali sono intervenuti nelle misure di contrasto alla situazione di crisi e in alcuni passaggi significativi della recente storia economica e sociale. Durante la crisi del 2009, i fondi intervennero per finanziare la formazione di lavoratori in sospensione o che avevano perso il lavoro durante la crisi. Nella programmazione strategica prevista dal NextGenerationEu vengono previsti investimenti consistenti, inclusi in un quadro pluriennale finalizzato all’avanzamento della società dell'apprendimento, considerato leva fondamentale dello sviluppo principalmente in un contesto di crisi come quello attuale. Nel quadro odierno dei diversi programmi nazionali di riforma, previsti nell’ambito del Pnrr, il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha stanziato 400 milioni di euro per supportare l'imprenditoria femminile, potenziando le linee di azione del "Fondi impresa femminile".
Il Piano nazionale nuove competenze include tre programmi guida: il programma di riforma garanzia per l’occupabilità dei lavoratori (cosiddetto “Programma Gol”), il Fondo nuove competenze e il programma di investimento “Sistema duale”. I primi due sono diretti alla formazione a supporto del lavoro.
Il Programma Gol in base allo status lavorativo, valorizza l’azione della riforma delle politiche attive per il lavoro, collocando la formazione professionale per i beneficiari all'interno di quattro percorsi: un percorso di riqualificazione reskilling, un percorso di aggiornamento upskilling, un percorso di lavoro e inclusione e uno di ricollocazione collettiva. Le strategie d’intervento definite da “Gol” vanno oltre i finanziamenti, e rappresentano la cornice strategica entro cui si muoveranno tutti gli interventi di politica attiva – a partire dall’attuazione della programmazione stessa, che per molti aspetti agirà sui temi della formazione del lavoro, della popolazione disoccupata, ponendo tra i target principali il programma di potenziamento di competenze legate soprattutto alla digitalizzazione.
Il Fondo nuove competenze, attivo dal 2020, sta assumendo per certi aspetti la figura di una programmazione che sostiene il reddito e la realizzazione della formazione, un contenitore in cui si configurano temi formativi, strumenti e modalità di intervento e trasparenza nei processi di riconoscimento delle competenze. Punta anche all'aggiornamento dei lavoratori d’imprese (che hanno stipulato intese o accordi collettivi) per la rimodulazione dell'orario di lavoro, in risposta alle innovazioni di processo, prodotto e organizzazione. D’altro canto, consente alle imprese di riorganizzare i propri processi produttivi in periodi di profondo cambiamento dei mercati.
La formazione è stata finanziata anche dai fondi interprofessionali, considerati interlocutori privilegiati nell’accompagnare le imprese aderenti ai processi formativi, sulla scia di un nuovo modello per il Fondo nuove competenze che si possa allargare all’ intervento anche dei fondi interprofessionali per implementare l’innovazione.
L’innovazione è un processo complicato che può declinarsi in vari modi, ma per la sua implementazione necessita di processi formativi, specialmente per le tecnologiche – non ci sarebbe alcun beneficio se non vi fossero lavoratori in grado di assorbire le funzionalità e le potenzialità che incidono su tutta la distribuzione commerciale dell'impresa. A tal fine, i processi innovativi necessitano il coinvolgimento in senso prospettico di tutti i lavoratori, e non a caso l'implementazione del “Sistema duale” accoglie personale qualificato, specialmente tra le giovani leve.
La Legge di bilancio 2022, al comma 200 punto 2 prevede che i fondi stessi possano concorrere a definire le azione formative nell’accordo della transizioni occupazionali che consentono la proroga di dodici mesi dal trattamento della cassa integrazione straordinaria; il comma 202 prevede che i lavoratori beneficiari della cassa integrazione straordinaria debbano comunque partecipare alle iniziative formative. Inoltre, secondo le previsioni contenute nel Decreto legislativo del 14 settembre 2015 numero 148 i fondi interprofessionali sono chiamati a finanziare le iniziative formative di riqualificazione dei lavoratori beneficiari di trattamento integrativo salariale e straordinario.
Da questa sintesi, si definisce come i fondi interprofessionali siano una delle dimensioni più rilevanti in cui si rispecchia la bilateralità del nostro Paese, poiché consentono di indirizzare strategicamente modelli e risorse a sostegno della formazione. Tutto ciò include responsabilità sociale, dialogo, confronto e l’attuazione di strategie d’azione a sostegno delle politiche pubbliche, necessarie per lo sviluppo del sistema economico-sociale del paese. Preminente sarà l’inclusione di figure con professionalità valide che dovrà spingere per migliorare le politiche attive in tutti i settori pubblici, privati, associazioni datoriali e sindacali, senza le quali non si va da nessuna parte.
Un interessante studio rivela che più del 50% degli amministratori delegati a livello globale dichiara che la mancanza di competenze è il reale ostacolo per la capacità innovativa di un'azienda: solo la formazione e lo sviluppo professionale continuo possono perciò consentire al lavoratore di essere competente e competitivo.
I processi di trasformazione in corso toglieranno dei posti di lavoro e ne creeranno di nuovi, ma sarà necessario mettere in campo tutte le iniziative basilari con velocità e flessibilità, per adeguare il mondo del lavoro alle nuove richieste, e dovremmo farlo con lo stesso dinamismo con cui promuoviamo questa trasformazione per il futuro del nostro Paese.
di Maria C. Ferrara, giornalista
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