Il flagello della schiavitù ha solo cambiato pelle
La celebrazione della Giornata internazionale in memoria della tratta degli schiavi e della sua abolizione deve essere l’occasione per riflettere sulle nuove forme di sfruttamento diffuse in tutto il mondo.
di Andrea De Tommasi
La notte tra il 22 e il 23 agosto 1791, a Santo Domingo ebbe inizio la rivolta che avrebbe avuto un ruolo cruciale nell'abolizione della tratta transatlantica degli schiavi. Santo Domingo, che è l'odierna Haiti, era un ex insediamento coloniale della Francia nel diciottesimo secolo. Sotto il dominio francese, divenne la colonia più ricca dell’impero e, forse, del mondo. Il sistema schiavistico a Santo Domingo era considerato uno dei più duri delle Americhe, con alti livelli di mortalità e violenza. Dal 1791 al 1804, gli schiavi e i loro alleati a Santo Domingo combatterono una lunga rivoluzione per ottenere l'indipendenza dalla Francia.
È in questo contesto che il 23 agosto di ogni anno si commemora la Giornata internazionale in memoria della tratta degli schiavi e della sua abolizione. Questa Giornata, ha ricordato l’Unesco, vuole iscrivere la tragedia della tratta degli schiavi nella memoria di tutti i popoli. In accordo con gli obiettivi del progetto interculturale "The slave route", dovrebbe offrire un’occasione per una riflessione collettiva sulle cause storiche, i metodi e le conseguenze di questa tragedia, e per un'analisi delle interazioni a cui ha dato origine tra Africa, Europa, Americhe e Caraibi.
"Il 23 agosto di quest’anno onoriamo la memoria degli uomini e delle donne che, a Santo Domingo nel 1791, si ribellarono e aprirono la strada alla fine della schiavitù e della disumanizzazione”, ha dichiarato Audrey Azoulay, direttore generale dell’Unesco. “Onoriamo la loro memoria e quella di tutte le altre vittime della tratta degli schiavi e la schiavitù. È tempo di abolire una volta per tutte lo sfruttamento umano e di riconoscere l'uguale e incondizionata dignità di ogni individuo sulla Terra. Oggi ricordiamo le vittime e i combattenti per la libertà del passato in modo che possano ispirare le generazioni future a costruire società giuste".
Purtroppo, forme di schiavitù resistono ancora oggi, tra cui lavoro forzato, servitù per debiti, tratta di esseri umani, sfruttamento sessuale forzato, schiavitù infantile, matrimoni precoci e forzati. Si stima che nel mondo le persone vittime di nuove forme di schiavitù siano attualmente più di 40 milioni. In agosto una coalizione di leader religiosi di molte delle più grandi religioni del mondo si è riunita ad Accra, in Ghana, per firmare una dichiarazione contro la schiavitù moderna. La firma della Dichiarazione è stata ospitata dal Global freedom network, il braccio religioso del gruppo internazionale per i diritti umani Walk free che si dedica a porre fine alla schiavitù moderna. È l'ottava firma dal 2014, quando Papa Francesco e il grande ayatollah Mohammad Taqi al-Modarresi si sono uniti ad altri leader religiosi per la firma di una dichiarazione contro la tratta degli esseri umani e la schiavitù.
La pandemia sta avendo ripercussioni preoccupanti sul traffico e lo sfruttamento degli esseri umani, in particolare dei minori. Il report pubblicato da Save the Children, Piccoli schiavi invisibili, denuncia un peggioramento globale della condizione dei minori, con l’Europa che si colloca al primo posto per il maggior numero di bambini e adolescenti vittime di tratta e sfruttamento, mentre l’Italia è il Paese con il più alto numero di persone sospettate di essere coinvolte nella tratta, più di quattromila.
di Andrea De Tommasi