Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Giorgetti: il declino demografico spopolerà gran parte dell’Italia

Drammatica denuncia alla Camera: effetti su fisco, previdenza, scuola, sanità, ma anche sulla qualità della forza lavoro. Il ministro riassume gli interventi possibili, chiede “coraggio e visione”, ma senza riferimento al fattore immigrazione.

lunedì 23 giugno 2025
Tempo di lettura: min

Dopo anni di allarmi inascoltati da parte di statistici, economisti, sociologi, l’attenzione politica sugli effetti del calo demografico in Italia comincia a prendere consistenza grazie ai lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto, istituita dalla Camera il 31 luglio 2024, costituita di fatto l’11 febbraio con la nomina alla presidenza di Elena Bonetti (Azione), e che ha avviato le sue audizioni sentendo tra l’altro i rappresentanti di Inps,  Banca d’Italia e Istat. Per il governo erano già intervenuti la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella e il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione Tommaso Foti, ma è toccato al ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, il 18 giugno, presentare il quadro delle conseguenze macroeconomiche provocate dalla caduta dell’indice di fecondità e dalle altre cause che incidono sulla natalità e sulla speranza di vita, aumentando il numero degli anziani. Lo ha fatto con una relazione di insolita chiarezza insolita nelle comunicazioni ufficiali, dove difficilmente si tende a farsi carico delle problematiche strutturali e delle minacce di medio lungo termine.

RIVEDI L'AUDIZIONE

“Quella che abbiamo dinanzi”, ha detto il responsabile del Mef, “non è solo una sfida statistica o contabile, è anche una sfida ‘umana’. La transizione demografica non riguarda solo numeri, ma è il cuore pulsante della nostra società: le persone, le famiglie, i territori. Ecco perché oggi, più che mai, è fondamentale affrontare questo tema con coraggio, responsabilità e visione. Abbiamo dati che parlano chiaro: l’Italia invecchia, le nascite calano, intere aree del Paese si svuotano. Ma quei numeri, che a volte sembrano spietati, devono diventare stimolo all’azione”.

Le previsioni però sono drammatiche, soprattutto per certe zone della Nazione: “Nel medio e lungo periodo, il calo sarà generalizzato in tutte le ripartizioni territoriali, ma ben più sostenuto nelle regioni meridionali, dove la popolazione potrebbe calare di 3,4 milioni di abitanti entro il 2050 e di ben 7,9 milioni entro il 2080”.

L’invecchiamento potrebbe inoltre incidere sulla produttività del lavoro. “Secondo alcuni, il contestuale processo di transizione digitale metterebbe a dura prova la capacità di una forza lavoro in progressivo invecchiamento di adeguarsi il cambiamento tecnologico” ha spiegato Giorgetti. Tuttavia, l’adozione di nuove tecnologie potrebbe anche rappresentare un’opportunità per aumentare la produttività. Per governare efficacemente la transizione digitale, secondo il ministro, è necessario investire nella formazione delle nuove generazioni e dei lavoratori più adulti.

Il Titolare del Mef si è soffermato anche sulle ricadute del declino demografico sull’istruzione: tra l’anno scolastico 2018/2019 e 2022/2023 il numero di studenti si è ridotto del 5,2%. Un calo che viene parzialmente compensato dal progressivo incremento degli iscritti di cittadinanza straniera e del tasso di scolarità nella fascia di giovani tra i 15 e i 19 anni. Questa situazione “ci induce a un ripensamento in chiave prospettiva delle strutture, del personale e della spesa che nel futuro sarà assegnata all’istruzione. Per tutte queste tre variabili, considerando il loro ridimensionamento quantitativo, sarà necessario puntare a una migliore qualità”.

Dopo aver tracciato il quadro della situazione demografica e dei suoi effetti sull’economia e sul bilancio dello Stato, il ministro ha enunciato “le politiche del governo per contrastare gli effetti negativi della transizione demografica”. Si è allineato a quanto già esposto dalla collega Roccella, ma non ha mancato di far presente, seppure tra le righe, che occorre andare oltre quanto finora enunciato: “Per quanto concerne le politiche del Governo, partirei da una riflessione: la curva demografica che abbiamo descritto non ci può lasciare indifferenti e dobbiamo continuare ad implementare gli sforzi per rafforzare gli incentivi alla natalità, con strumenti sia diretti che indiretti.

Inoltre, in sede di programmazione e in considerazione degli effetti di breve e medio termine delle possibili leve da azionare, potrebbe non essere risolutivo concentrare ogni azione esclusivamente sull’obiettivo della natalità. Inoltre, per invertire l’attuale tendenza demografica servono non solo misure di policy, ma anche tempo, e nel medesimo tempo sarebbe altresì necessario preoccuparci di mitigare gli effetti negativi che il declino demografico ha sugli altri settori di riferimento”.

Il ministro ha dunque fornito un quadro di grande interesse, che certamente alimenterà il dibattito pubblico, ma che contiene una significativa omissione: la mancanza di una valutazione realistica del ruolo che inevitabilmente dovranno avere, nei prossimi anni, l’immigrazione regolare e le politiche di accoglienza, non per risolvere ma almeno per attutire gli effetti di una Italia che si raggrinzisce, come sottolineato di recente anche da Flavia Belladonna in un editoriale sul sito dell'ASviS

Vedi il video integrale

Leggi la relazione

Copertina: Ansa